Regionali Emilia-Romagna, Salvini viola (ancora una volta) il silenzio elettorale
Non è ormai una novità, ma anche questa volta, nel giorno delle elezioni regionali in Emilia-Romagna e Calabria, il leader della Lega Matteo Salvini ha deciso di rompere il silenzio elettorale invitando sui social a votare per il suo partito. Un’usanza a cui ormai Salvini ci ha abituato e che in tutte le ultime tornate elettorali si è ripetuta: Salvini, come ha fatto anche ieri, approfitta di un vuoto normativo sulla legge che disciplina il silenzio elettorale in tema di social network e usa così le sue pagine Facebook e Twitter per fare propaganda nel giorno del voto. Questa mattina, in occasione delle elezioni regionali in Emilia-Romagna e Calabria, ha iniziato presto: alle 7, appena si sono aperti i seggi in entrambe le Regioni.
Come Salvini rompe il silenzio elettorale su Twitter
Il primo tweet di Salvini arriva proprio intorno alle 7 di mattina, con chiare indicazioni di voto accompagnate persino dall’immagine della scheda elettorale barrata per indicare come votare per la Lega e per la candidata presidente Lucia Borgonzoni: “In Emilia-Romagna, contro trucchi e inganni, DOPPIA CROCE: croce sul simbolo LEGA e croce sul rettangolo con Lucia Borgonzoni, come da immagine. DUE CROCI e si vince! In Calabria puoi limitarti alla croce sul simbolo Lega”. Ma non si ferma qui: poco dopo pubblica due link contenenti le istruzioni di voto in entrambe le Regioni.
Passa meno di mezz’ora e il leader leghista ribadisce il messaggio, lanciando l’hashtag #oggivotoLega. “Oggi voto Lega anche alla faccia di questo qua. Ma si può??? Che belle parole di amore e di pace”, scrive pubblicando un video di un giovane che canta una canzone contro di lui. Salvini non si ferma qui però. Poco dopo arriva anche un breve video elettorale: “Difendiamo il lavoro, identità e la bontà dell’Emilia-Romagna. Oggi dalle 7 alle 23 anche l’Emilia-Romagna può cambiare: scegli la Lega, scegli il futuro, scegli Lucia Borgonzoni presidente”, afferma nel filmato. Così in poco più di un’ora dall’apertura dei seggi Salvini ha violato il silenzio elettorale, solamente su Twitter, ben cinque volte.
Salvini viola il silenzio elettorale anche su Facebook
Le comunicazioni di Salvini non si limitano a Twitter. La stessa operazione viene portata avanti, anche se con un numero inferiore di post, anche su Facebook: “Oggi tocca a te! Dalle 7 alle 23 in Emilia-Romagna e in Calabria bastano cinque minuti del tuo tempo per fare la storia”, scrive il leader leghista. “Se voti in Emilia-Romagna, contro trucchi e inganni fai una croce sul simbolo Lega e una croce sul rettangolo con Lucia Borgonzoni. Due croci e si vince! Se voti in Calabria invece, puoi limitarti alla croce sul simbolo Lega”, sono le istruzioni di voto impartite da Salvini. Che, inoltre, cambia l’immagine di copertina del suo profilo mettendo una scheda elettorale in cui viene indicato come votare per Borgonzoni. Inoltre Salvini ha avviato da ore una diretta Facebook con cui invita – con tanto di contatore – a votare per la Lega.
Cosa prevede la legge sul silenzio elettorale
Salvini utilizza i social network per la sua propaganda nel giorno del voto approfittando di un vuoto legislativo. La legge sul silenzio elettorale, infatti, risale al 1956 ed è stata modificata solamente nel1984 da un decreto previsto per includere nelle violazioni anche la propaganda trasmessa dalle emittenti radiotelevisive private. Vediamo, intanto, cosa prevede la legge:
Nel giorno precedente e in quelli stabiliti per le elezioni sono vietati i comizi e le riunioni di propaganda elettorale diretta o indiretta, in luoghi pubblici o aperti al pubblico, nonché la nuova affissione di stampati, giornali murali o altri o manifesti di propaganda o l’applicazione di striscioni, drappi o impianti luminosi. Nei giorni destinati alla votazione è vietata, altresì, ogni propaganda elettorale entro il raggio di 200 metri dall’ingresso delle sezioni elettorali.
Trattandosi di leggi vecchie, risalenti a molti anni fa, non c’è nessun riferimento a internet e ai social network, che ai tempi neanche esistevano. L’unico tentativo di colmare questo vuoto legislativo è arrivato in realtà dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Non una legge di Stato, quindi, ma solamente delle linee guida per le piattaforme digitali varate dall’Agcom. Evidentemente, come dimostra anche oggi Matteo Salvini, non sufficienti per arginare la propaganda sui social nel giorno delle elezioni.