Regionali, Ascani (Pd): “Ora il campo largo segua il modello Umbria: basta polemiche, rotture e veti”
In Emilia-Romagna e in Umbria il centrosinistra ha vinto le regionali anche grazie al risultato dominante del Partito democratico. I dem nel primo caso hanno sfiorato il 43%, nel secondo hanno superato il 30% e contribuito a raggiungere una vittoria che stando ai sondaggi sembrava molto incerta. Fanpage.it ha intervistato Anna Ascani, vicepresidente dem della Camera che proprio in Umbria è nata, cresciuta e ha iniziato la sua carriera politica.
Dal rischio che la ‘debolezza' degli alleati diventi un problema politico, alle schermaglie tra Matteo Renzi e Giuseppe Conte sul futuro del campo largo, Ascani ha chiarito che la linea ora deve essere quella di mettere da parte le polemiche. E sulle parole della deputata forzista Rita Dalla Chiesa riguardo le alluvioni in Emilia-Romagna: "Dovrebbe chiedere scusa, sarebbe un bel segnale".
Onorevole, innanzitutto siete soddisfatti dei risultati del Pd?
È un bellissimo risultato per il Partito democratico. Credo che molto abbia a che fare con l'atteggiamento che noi abbiamo avuto: la generosità, ma anche il non alzare mai la voce; cercare sempre di cucire, mai di rompere. Penso che questo agli elettori piaccia molto più delle tensioni. La cosa che viene premiata del Pd è questo cercare di tenere insieme, di perseguire testardamente l'unità.
È la conferma che il Pd fa la ‘parte del leone' nel cosiddetto campo largo?
Chi vota ci riconosce di essere il perno di queste coalizioni di centrosinistra che riusciamo a costruire. Però è importante che passi anche questo messaggio: alla fine ottiene più voti non chi urla di più, ma chi contribuisce di più a cucire.
Sia in Emilia-Romagna che in Umbria, nessuno dei vostri alleati ha raggiunto il 6% dei voti. Questa ‘debolezza' può diventare un problema politico, quando si parlerà di come costruire una coalizione più stabile?
Abbiamo bisogno di alleati forti, più forti sono i nostri alleati più forte è la coalizione. Dobbiamo cercare di battere la destra andando a prendere i voti da chi non vota più, da chi è deluso dalla destra. Quindi è importante che crescano anche i nostri alleati. Poi sono elezioni regionali, le dinamiche di ogni partito sono diverse. Il Pd storicamente nelle elezioni amministrative riesce a esprimersi un po' meglio degli altri, perché ha una squadra di amministratori molto radicata.
L'anno prossimo ci saranno altre regionali importanti – Veneto, Campania, Puglia, Veneto e Toscana tra le altre. Si riproporranno gli stessi problemi con gli alleati? Oggi Matteo Renzi ha polemizzato sul fatto che il simbolo di Italia viva non fosse sulla scheda. Giuseppe Conte, dopo la Liguria, aveva detto che invece con quel simbolo la coalizione avrebbe preso anche meno voti.
Ribadisco: il Pd prende tanti voti proprio perché non sta a queste polemiche. È una lezione per tutti: più stiamo sui temi, sulle cose concrete che interessano le persone – dalla sanità, alla scuola, al lavoro – più guadagniamo voti e credibilità. Più siamo sui giornali per questo, più gli elettori si allontanano. Bisogna ribaltare il quadro e fare esattamente come abbiamo fatto in Umbria: partire dal progetto di Regione, o di Paese, e poi ragionare su sigle, coalizioni… Se si parte dai veti, è difficile costruire un'alternativa credibile alla destra di Giorgia Meloni.
Anche dopo la vittoria in Sardegna c'era stato un grande entusiasmo. Poi però erano sorte moltissime difficoltà, ed è sembrato che il ‘campo largo' abbia fatto dei passi indietro. C'è il rischio che succeda anche stavolta?
I rischi ci sono sempre. Stavolta però, in particolare dall'Umbria è arrivato un messaggio chiarissimo: le persone si aspettano concretezza, unità, chiarezza. E si aspettano che i candidati siano le persone migliori per portare avanti quei progetti. Stefania Proietti è stata la migliore espressione possibile di tutto questo, come era successo a Perugia con Vittoria Ferdinandi. Non si può parlare di un test nazionale, ma almeno di un ‘modello Umbria' sì.
Hanno fatto discutere le parole di Rita Dalla Chiesa, deputata di Forza Italia, sull'Emilia-Romagna: "Alla prossima alluvione se la ricorderanno". FI ha difeso la frase come "critica politica". Cosa ne pensa?
È gravissimo tirare in ballo la sofferenza vera delle persone, di chi ha perso tutto, di chi ancora aspetta risposte che non sono arrivate per ragioni elettorali. Questo è proprio ciò che allontana le persone dal voto. Dovremmo tutti evitarle queste cose. E chi lo fa dovrebbe solo chiedere scusa. Apprezzerei molto se la collega dicesse: "Ho esagerato, è stata una reazione istintiva a un risultato elettorale negativo, mi scuso con le persone che ho offeso". Sarebbe un bel segnale.
Peraltro, anche i toni violenti e irridenti che sono stati usati in Umbria da Bandecchi poi non vengono premiati elettoralmente. Anche questo è un messaggio per tutti. Finiamola di insultare l'avversario, di deridere le sofferenze delle persone per lucrare qualche voto. Non è questa la strada.
Il risultato delle regionali, in particolare in Umbria, può pesare sulla Lega e di conseguenza sugli equilibri interni del governo? Il Carroccio ha perso l'unica Regione che governava a Sud della Lombardia, e l'anno prossimo potrebbe perdere anche il Veneto se il candidato sarà di FdI.
In Umbria la Lega passa da otto consiglieri a uno. È una sconfitta devastante per il partito di Salvini. Questo governo spesso sembra a trazione Salvini: l'ultima uscita di Giorgia Meloni è stata per difendere il ministro salviniano Valditara, che ha fatto fare l'ennesima figuraccia al governo di fronte a un padre che sta spendendo la sua vita il suo dolore per cercare di fare qualcosa in ricordo di sua figlia.
Forse Giorgia Meloni dovrebbe capire che tutta questa trazione salviniana non l'ha portata lontana, in queste elezioni. Io me lo auguro, che nel governo gli equilibri cambino. Posto che anche il partito di Meloni, almeno nelle Regioni andate al voto, non gode di ottimissima salute: è ben lontano dalle percentuali del Partito democratico, pur avendo cercato in tutti i modi anche lì di lucrare e guadagnare qualche consenso, in Emilia Romagna in particolare sulle questioni dell'alluvione.