Regeni, Tajani dice di aver “intravisto” una disponibilità diversa da parte dell’Egitto a collaborare
Quali garanzie ha ottenuto Tajani nella sua visita in Egitto sulla possibilità che il Paese collabori sul caso dell'omicidio di Giulio Regeni? Il capo della nostra diplomazia è stato sollecitato oggi sulle "rassicurazioni" ottenute durante il suo ultimo incontro con il presidente egiziano Abdelfattah al-Sisi e con l'omologo Sameh Shoukry rispetto al caso del ricercatore italiano torturato e ucciso in Egitto, e anche rispetto a quello di Patrick Zaki, studente egiziano dell'Università Alma Mater studiorum di Bologna, a lungo detenuto in Egitto e ancora impossibilitato a lasciare il Paese, viste i continui rinvii delle udienze del suo processo.
Nel giorno dell'anniversario della morte del giovane ricercatore friuliano, rapito a Il Cairo il 25 gennaio 2016, il ministro degli Esteri Tajani ha risposto a un'interrogazione parlamentare della deputata dem Serracchiani. All'inizio del suo intervento il titolare della Farnesina ha espresso vicinanza alla famiglia di Regeni, "che ha il diritto che si faccia luce su cioè che è accaduto e ha il diritto che i responsabili dell'orribile omicidio vengano processati e puniti".
"La mia visita in Egitto deriva dall'importanza che il dialogo con quel Paese riveste per l'Italia. Penso al dossier migratorio, alla lotta al terrorismo, all'energia. Tutti i fattori cruciali per la sicurezza del nostro Paese ."Siamo convinti che con il Cairo Opportuno mantenere canali di comunicazioni e collaborazione come fanno tutti i nostri principali alleati. Questa considerazione non farà venir meno l'impegno corale di tutto il governo nel continuare a esigere la verità sulla barbara uccisione di Giulio Regeni ormai 7 anni fa", ha detto.
"Il presidente Al Sisi ha assicurato che l'Egitto farà di tutto per eliminare gli ostacoli che rimangono e che rendono difficile il dialogo con l'Italia".
Il ministro degli Esteri ha detto che la sua missione al Cairo lo scorso fine settimane ha "intravisto una disponibilità diversa da parte egiziana rispetto agli scorsi anni, anche se il processo in Italia attraversa una fase di stallo".
"Vedremo se alle parole seguiranno i fatti", ha detto ancora Tajani rispondendo al question time e sottolineando che "continueremo a monitorare quello che farà l'Egitto in futuro'. Abbiamo bisogno di una più fattiva collaborazione del Cairo a cominciare dalla notifica degli atti di citazione agli agenti su cui gravano evidenze probatorie. Occorre punire chi ha torturato e ucciso un giovane italiano impegnato a studiare in Egitto. Per far questo non possiamo prescindere dall'intrattenere con le autorità egiziane un dialogo diverso da quello esclusivamente giudiziario. Siamo aperti al dialogo perché fare altrimenti vorrebbe dire abbandonare Giulio Regeni e la nostra richiesta di verità. Non c'è giustizia senza verità"
"Continueremo a fare pressioni, il governo valuterà l'efficacia di tutte le vie percorribili al fine del raggiungimento della verità". Nei colloqui avuti al Cairo il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha "affrontato anche il caso di Patrick Zaki e sulla vicenda dello studente egiziano dell'Università di Bologna continueremo a lavorare con discrezione e determinazione".
La replica del Pd: "Governo non vuole verità"
Se il governo dell'Italia "accetta l'ennesime profferta di collaborazione che non porta a niente da parte dell'Egitto dimostra di non voler veramente difendere la verità e la giustizia per Giulio Regeni e fa torto alla sua memoria e al dolore della sua famiglia", ha detto la deputata del Partito democratico (Pd) Lia Quartapelle, commentando l'intervento al question time alla Camera del ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani.