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Omicidio Giulio Regeni

Regeni, Scotto: “Renzi e Gentiloni non dimentichino che il problema vero è l’Egitto”

Dopo le ultime rilevazioni sul ruolo della tutor di Giulio Regeni all’università di Cambridge, Arturo Scotto di Mpd, in un’intervista a Fanpage.it, chiede a Gentiloni di pretendere la verità dalla Gran Bretagna ma non dimenticandosi che il vero problema è il regime egiziano. E chiede di rivedere i rapporti con Il Cairo.
A cura di Stefano Rizzuti
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Dopo le ultime rilevazioni su Giulio Regeni e sul ruolo della sua tutor dell’università di Cambridge, Mdp chiede spiegazioni al governo e torna a recriminare per la decisione di non istituire una commissione sulla vicenda del giovane ricercatore italiano ucciso in Egitto. Arturo Scotto, intervistato da Fanpage.it, ribadisce il concetto e contesta gli “errori” compiuti dal governo italiano. E al governo guidato da Paolo Gentiloni chiede di avviare una collaborazione “in maniera più pubblica” rispetto al passato anche con le autorità britanniche, riconsiderando inoltre i rapporti con l’Egitto in attesa di novità giudiziarie che sembrano – almeno per il momento – non arrivare.

Cosa sarebbe cambiato con l’istituzione di una commissione parlamentare?

“Si sarebbe fatto un lavoro molto più ordinato e probabilmente la funzione che avrebbe avuto quella commissione sarebbe stata quella di riportare alla luce tutte le incongruenze degli ultimi due anni che sono emerse sulla vicenda Regeni. Vedo che ci sono varie tesi che emergono, compresa questa vicenda di Cambridge su cui è giusto fare luce. Gentiloni pretenda la verità, ma non vorrei che passando per Cambridge ci si dimenticasse del Cairo”.

In che modo questo potrebbe succedere?

“Cambridge ha il dovere di aiutare gli italiani nella ricerca della verità. Ma il problema gigantesco è l’Egitto e il regime di Al Sisi, perché Regeni probabilmente è stato ammazzato dai servizi egiziani e questa vicenda non può occultare la verità storica”.

Cosa ha fatto e può fare politicamente l’Italia?

“Al netto del lavoro della magistratura verso cui nutriamo rispetto e attenzione, pare evidente che il governo ha inanellato una serie di errori inaccettabili. Mi sono battuto, in passato, perché venisse ritirato l’ambasciatore italiano. Fu una scelta molto segnata dall’emotività, ma il rientro dell’ambasciatore sulla base di carte che non hanno nessun tipo di fondamento, nessuna novità, ci fa dire che il governo ha sbagliato”.

Cosa può fare in più la commissione parlamentare rispetto alle autorità giudiziarie?

“La Commissione poteva essere un presidio parlamentare che avrebbe consentito a tutte le articolazioni della Repubblica di poter partecipare alla richiesta e alla ricerca della verità. Sarebbe stato un modo per accendere in maniera più forte i riflettori sulla vicenda Regeni e per aumentare la pressione sul regime egiziano. Noi crediamo molto alla funzione che può avere il Parlamento su vicende come queste, fossimo stati negli Usa avremmo già avuto almeno tre commissioni”.

Cosa chiedete a Gentiloni? Cosa possono fare il presidente del Consiglio e il governo?

“Ho letto che Renzi aveva già chiesto alla May qualche elemento in più di verità rispetto al ruolo di Cambridge, questa cosa va bene ma non è mai arrivata all’attenzione dell’opinione pubblica. Ora forse sarebbe il caso che il governo abbia contatti e rapporti con le autorità anglosassoni per collaborare. Una collaborazione con le autorità che avvenga in modo più pubblico e in maniera più forte. Bisogna anche fare un tagliando rispetto alle relazioni con l’Egitto: cosa è cambiato rispetto a tre anni fa? Alfano il 14 agosto si è presentato pubblicamente dicendo che c’erano sviluppi clamorosi che portavano a rimandare l’ambasciatore italiano al Cairo, di cui ancora non sappiamo nulla”.

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