Regeni, ministero degli Esteri rassicura la famiglia: “Mai smesso di cercare la verità”
La Farnesina ha mandato un messaggio alla famiglia di Giulio Regeni, dopo che i genitori, Claudio Regeni e Paola Deffendi, durante una manifestazione a Genova, che si è svolta venerdì sera, avevano lanciato forti accuse verso il governo, e in particolare verso il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. L'insofferenza dei genitori del ricercatore friulano ucciso nel 2016, è dovuta soprattutto al comportamento dell'ambasciatore italiano al Cario, Cantini, che non risponderebbe alle chiamate dell'avvocato dei Regeni, Alessandra Ballerini. Secondo i genitori di Giulio, per facilitare le indagini, sarebbe opportuno il ritiro del diplomatico dall'Egitto. Ma Di Maio si è detto contrario.
"Andate a vedere cosa ha detto Di Maio nel 2016 su Giulio quando era all'opposizione. Purtroppo come dicevo prima chi entra nei palazzi camminando sui tappeti non sente il suono dei propri passi e perde il contatto con la realtà. Chi entra nei palazzi cambia. E questo è una vergogna", ha detto la mamma di Giulio. Il caso è montato anche in conseguenza di un altro arresto, quello di Patrick Zaky, lo studente 27enne egiziano che frequenta un master a Bologna: dieci giorni fa era arrivato in Egitto per far visita ai suoi genitori, ed è stato fermato nell'aeroporto egiziano.
Il ministero degli Esteri ha voluto rassicurare la famiglia Regeni: "Voglio confermare l'impegno del Ministero degli Esteri e mio personale a tutto campo per contribuire al meglio delle nostre capacità alla ricerca della verità" su Giulio, ha detto il segretario generale della Farnesina Elisabetta Belloni in audizione al Senato. "Noi non desisteremo dal nostro lavoro – ha detto – che spesso si svolge dietro le quinte senza i riflettori della stampa. Ma posso assicurarvi che negli ultimi anni non abbiamo mai smesso di porre pressione".
Belloni ha poi illustrato l'operato del ministero degli Esteri e dell'ambasciata al Cairo dopo la morte di Regeni, e negli anni successivi, assicurando che "continueremo a impegnarci e non demorderemo affinché da parte egiziana sia chiarito fino in fondo ogni aspetto di questo barbaro assassinio. Io vorrei sapere il perché, è la domanda che mi ossessiona tutte le volte che mi siedo dietro la mia scrivania e cerco con la massima oggettività di individuare ciò che più rapidamente meglio può portarci a scoprire qualcosa. Devo anche confermare che noi continueremo a mantenere il caso Regeni come la priorità nell'agenda dei rapporti con l'Egitto".
Sul caso di Patrick Zaky ha poi aggiunto: "È un'altra fonte di enorme preoccupazione e anche in questo caso" come per Giulio Regeni "mi domando perché, che cosa ha fatto per creare questa preoccupazione e soprattutto perché una reazione così forte da parte egiziana".