A poche ore dalla decisione definitiva della Consulta sulla "sostenibilità" o meno del quesito sul nucleare nel referendum del 12 e 13 giugno, il dibattito politico è animato da alcune "defezioni annunciate" rispetto alla compattezza del plotone di centrodestra. In effetti, malgrado qualche timida apertura e generici rimandi alla "libertà di voto", sembra sempre più chiaro che intorno al raggiungimento o meno del quorum si giochi anche una partita cruciale per l'equilibrio politico complessivo dell'intero Paese. E, proprio per questo motivo, non possono passare sotto silenzio i numerosi distinguo e le differenti prese di posizione di autorevoli esponenti della destra di Governo, che nelle ultime ore hanno manifestato opinioni diverse sugli scottanti temi referendari posti all'attenzione degli elettori.
Il primo a schierarsi (quasi) apertamente contro il progetto di costruzione di nuove centrali nucleari è stato il Governatore della Sardegna Ugo Cappellacci, uno dei fedelissimi di Berlusconi, che negli ultimi mesi sta incontrando enormi problemi di governabilità ed ha indirettamente dovuto fare i conti anche con la cocente sconfitta alle comunali di Cagliari. A sostegno della sua contrarietà al ritorno all'atomo, Cappellacci può portare l'esito schiacciante della consultazione nell'isola, ma anche solide argomentazioni di carattere generale:
Del resto, il tema del nucleare è da sempre oggetto di una sorta di scarica – barile, con i Governatori regionali che, pur quando si mostrano possibilisti sulla reale validità del progetto atomico, tendono ad escludere categoricamente l'ipotesi di un collocamento "a casa loro" delle nuove centrali. Questa è ad esempio la posizione del rampante Scopelliti, uno dei pochi a salvarsi dalla catastrofe delle amministrative, mentre lo stesso Roberto Formigoni fa sapere che "la Lombardia ha ormai raggiunto l'indipendenza energetica e non ospiterà nuove centrali". Più radicale invece la contestazione di Luca Zaia che non si limita solo a negare categoricamente "la più remota ipotesi" della costruzione di una centrale in territorio veneto, ma, riprendendo un tema molto sentito dagli amministratori locali del Carroccio, annuncia il suo voto favorevole anche ai due quesiti sull'acqua pubblica, "un valore che i veneti vogliono difendere fino in fondo". Più defilato anche l'altro big del Carroccio Roberto Cota protagonista di un clamoroso voltafaccia dopo il disastro di Fukushima, mentre per il momento nessun distinguo ufficiale arriva dall'estabilishment padano in tema di legittimo impedimento.
Molto delicata in seno al Governo appare la posizione del Ministro Stefania Prestigiacomo che, stando a quanto riportato da L'Unità, sembrerebbe essere orientata a votare si contro il nucleare, così come invece certamente faranno Alessandra Mussolini e Francesco Storace. E mentre in casa "Ininziativa Responsabile" si assiste alla solita litania delle "valutazioni", dei "ragionamenti nell'interesse del popolo e dell'Europa intera" che sembrano ormai il marchio di fabbrica del personaggio dell'anno, quel Domenico Scilipoti diventato quasi emblema stesso dell'attuale fase del Governo Berlusconi, a far scalpore è un'altra "sibillina" voce fuori dal coro. Si tratta del consigliere regionale della Lombardia Nicole Minetti che secondo La Stampa sarebbe "piuttosto scettica sul nucleare": davvero un brutto colpo per il Cavaliere, "tradito" anche dalle sue donne…