Referendum, sindaco Pd del pistoiese nega piazza per raccolta firme: “Iniziativa divisiva”
Ad Agliana, in provincia di Pistoia, non ci saranno banchetti per la raccolta firme per il "no" al referendum costituzionale di ottobre. Il sindaco Giacomo Mangoni del Partito democratico ha infatti rigettato la richiesta del comitato locale. Stando a quanto riportano i media locali, per il primo cittadino è "inopportuna la concessione di suolo pubblico per una iniziativa politica di parte tendenzialmente divisiva", in una piazza dove si svolgono le manifestazioni del Giugno aglianese. Il comitato locale per il "no" al referendum ha protestato, sostenendo che il sindaco "è rappresentante di tutta la cittadinanza e garante, nei limiti delle sue competenze, dei diritti fondamentali di tutti, sia del significato di una raccolta firme per il referendum costituzionale". Si tratta, hanno aggiunto ancora i promotori, di un'attività "pienamente legittima e per opporvisi con dinieghi di tale ampiezza temporale (un mese), il sindaco dovrebbe addurre ostacoli di urgenza e gravità tali (di ordine pubblico) da giustificare la compressione di un diritto politico. La raccolta delle firme, è attività funzionale all'esercizio di un diritto politico di alto rilievo costituzionale". Il provvedimento del sindaco parla di "un'iniziativa politica di parte tendenzialmente divisiva". Per il comitato, però, "qualificare come divisiva un'iniziativa politica equivale poi a scegliere, come farebbe un Podestà del ventennio, quali espressioni del pensiero culturale e politico hanno cittadinanza ad Agliana".
Sulla questione è stata presentata anche un'interrogazione al governo, chiedendo l'intervento del ministro Alfano, ad opera della deputata Marisa Nicchi e della senatrice Alessia Petraglia di Sinistra italiana. "In Italia può anche succedere che un sindaco vieti la piazza per impedire la raccolta delle firme per il referendum costituzionale. Una cosa gravissima, che è accaduta nei giorni scorsi nel pistoiese, ad Agliana. E ancor più grave che il responsabile del divieto sia stato un dirigente del Pd", hanno affermato le due parlamentari. L'ordinanza di un sindaco, hanno aggiunto, "deve rispettare la legge, anzitutto la Costituzione e le leggi ordinarie dello Stato e vietare come ha fatto il sindaco Pd di Agliana invocando la tutela di una festa e stigmatizzare la raccolta delle firme come attività ‘divisiva' e ‘di parte' e’ del tutto estraneo all'ordinamento, perché introduce un limite a un diritto fondamentale a opera di una fonte amministrativa (l'ordinanza del sindaco) che in uno Stato di diritto deve essere sottoposta alla legge". Nicchi e Petraglia hanno inoltre ricordato che il decreto legislativo n. 267 del 2000 riserva "il potere di rilasciare queste autorizzazioni, all'articolo 107, in relazione all'articolo 50, ai funzionari preposti, escludendo che possa intervenire direttamente il sindaco come è avvenuto in questo caso. E' stato impedito insomma dal sindaco l'esercizio di un diritto politico di alto rilievo costituzionale".