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Referendum, polemiche sul testo del quesito: “È un invito a votare sì”

Polemiche intorno al “testo” del quesito referendario. Secondo il fronte del no sarebbe tendenzioso e scorretto, la maggioranza replica: “È il titolo della legge”. Però, il confronto col quesito del 2006 è impietoso…
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Nell'attesa di conoscere la data certa della consultazione (a stabilirla sarà il Consiglio dei ministri del 26 settembre), è ormai ufficiale il testo che gli italiani troveranno sulla scheda elettorale del referendum confermativo sulla riforma della Costituzione. La conferma è arrivata direttamente dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi, che, nel corso della trasmissione di La 7 Otto e Mezzo, ha mostrato anche la scheda elettorale:

“Approvate il testo della legge costituzionale concernente “disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?”

Una formulazione che ha suscitato non poche polemiche, in particolare all’interno dell’ampio e frastagliato fronte politico che si oppone alla riforma. Scrive Il Giornale, sintetizzando le critiche: “Una domanda fatta e plasmata apposta per farsi rispondere Sì, naturalmente. Davanti a un simile quesito solo un idiota si sognerebbe di dire No”. Cusumano su GliStatiGenerali qualche giorno fa spiegava: “Quel foglietto, purtroppo per i sostenitori del No, suona quasi come una domanda retorica. Della serie, stringi stringi : vuoi che togliamo di mezzo istituti costosi e inutili  o vuoi continuare a pagarli?”.

La replica della maggioranza è chiara: si tratta (cosa in effetti non contestabile), del titolo della legge discussa e approvata in Parlamento, dunque è pienamente legittimo porre il quesito in tali termini. È facile prevedere che la linea comunicativa in questi ultimi mesi di campagna elettorale sarà in effetti tutta centrata sulla semplificazione dei temi e dei contenuti della riforma, che è ovviamente molto più complessa e ambiziosa. Una linea anticipata dal ministro Boschi qualche giorno fa: "Il quesito è molto semplice, perché si chiede agli italiani se vogliono superare il bicameralismo paritario, abolire il Cnel, ridurre il numero dei parlamentari e dei costi della politica, abolire le province e rivedere il titolo V? Se siete d’accordo e cambiare le cose votate sì, altrimenti lasciamo le cose come stanno”.

C’è però un confronto che appare particolarmente interessante, quello con il quesito del referendum confermativo della legge di riforma costituzionale approvata nel 2005. Nel 2006, gli italiani scelsero se confermare o meno la riforma approvata dal centrodestra e si trovarono sulle schede elettorali il seguente quesito, decisamente più “neutro” e meno “emozionale”:

Approvate il testo della Legge Costituzionale concernente ‘Modifiche alla Parte II della Costituzione' approvato dal Parlamento e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 269 del 18 novembre 2005?

Il risultato fu chiarissimo: No al 61,3%; l’affluenza (per quanto non serva quorum per referendum confermativi) fu del 52,5%.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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