Referendum giustizia, quesito n.4 sulla valutazione dei magistrati: la spiegazione e le opinioni
Si vota oggi, domenica 12 giugno, per il referendum abrogativo sulla giustizia: i seggi sono aperti dalle 7:00 alle 23:00 anche per le elezioni amministrative in circa 1000 comuni. Per far sì che il referendum sia considerato valido bisognerà raggiungere il quorum del 50%+1 degli aventi diritto: 5 i quesiti referendari per i quali rispondere Sì o No oggi.
Ecco la spiegazione del tema del quesito numero 4, contenuto nella scheda grigia. In pratica si tratta di decidere se far partecipare alla valutazione dei magistrati non solo i colleghi (giudici e pm), ma anche avvocati e professori universitari, finora tenuti fuori. Se si raggiunge il quorum del 50%+1 degli elettori e vince il Sì, le "pagelle" dei magistrati cambiano in questo modo, altrimenti rimane tutto com'è ora.
Il testo e la spiegazione del quarto quesito referendario
Questo il testo del quarto quesito referendario:
Volete voi che sia abrogato il Decreto Legislativo 27 gennaio 2006, n. 25 (Istituzione del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e nuova disciplina dei Consigli giudiziari, a norma dell’articolo 1, comma 1, lettera c) della legge 25 luglio 2005 n. 150), risultante dalle modificazioni e integrazioni successivamente apportate, limitatamente alle seguenti parti: art. 8, comma 1, limitatamente alle parole “esclusivamente” e “relative all’esercizio delle competenze di cui all’articolo 7, comma 1, lettere a)”; art. 16, comma 1, limitatamente alle parole: “esclusivamente” e “relative all’esercizio delle competenze di cui all’articolo 15, comma 1, lettere a), d) ed e)”?
Il Csm (Consiglio superiore della magistratura) è l'organo di autogoverno della magistratura italiana. È composto da 16 magistrati eletti tra di loro (pubblici ministeri o giudici), tre membri fissi (il presidente della Repubblica, il presidente e il procuratore generale della Corte di cassazione) e 8 membri "laici" (avvocati e professori universitari di lunga esperienza, scelti dal Parlamento). Il Csm si occupa di avanzamenti di carriera, spostamenti di sede, gestione dei concorsi e valutazione dei magistrati per eventuali sanzioni disciplinari.
La valutazione della professionalità e della competenza dei magistrati viene fatta dal Csm sulla base dei pareri del Consiglio direttivo e dei Consigli giudiziari, composti sempre da magistrati, avvocati e professori. Il parere dei primi, però conta di più. I professori possono solo assistere, gli avvocati possono dire la loro esclusivamente come Consiglio dell'ordine del territorio dove esercita il magistrato sotto la lente di ingrandimento. I membri laici hanno potere effettivo di decisione esclusivamente sulle tabelle di composizione degli uffici e sulle funzioni di vigilanza. Abrogando parte del Decreto Legislativo 27 gennaio 2006, come chiesto dal quesito, si permette quindi anche ad avvocati e professori di valutare i magistrati, anche se è poi comunque il Csm a stabilire eventuali sanzioni disciplinari e decidere sugli avanzamenti di carriera.
Le ragioni del Sì e del No
Secondo i promotori del referendum, che ovviamente chiedono di votare Sì al quarto quesito, l'attuale sistema di valutazione dei magistrati sarebbe "in contrasto con lo spirito della Costituzione, che ha voluto che nel Csm ci sia una componente laica con poteri uguali ai magistrati". Il comitato è convinto che oggi le valutazioni dei magistrati siano fatte male, perché basate su pareri praticamente sempre positivi, fatti dagli stessi magistrati. Con il Sì al quarto quesito, invece, "potremo far emergere la meritocrazia e premiare solo il magistrato laborioso e produttivo”.
Per i sostenitori del No, invece, il quesito rischia di creare una situazione in cui i giudici diventano dipendenti dagli avvocati, creando un conflitto di interesse tra chi rappresenta una parte schierata e chi una neutrale all'interno dei processi. Quindi eventuali contrasti professionali potrebbero generare giudizi negativi degli avvocati verso i giudici. Il comitato per il No, allora, chiede semmai di varare una legge. E in effetti una legge in via di approvazione su questo tema c'è: la riforma Cartabia, che ha già ricevuto l'ok della Camera e ora arriverà al Senato. Il testo permette agli avvocati presenti nei Consigli giudiziari e in quello direttivo di esprimere un voto unitario (quindi devono essere tutti d'accordo), facendo crescere il loro potere nella valutazione dei magistrati rispetto al sistema attuale.