Referendum Giustizia, Matone (Lega) a Fanpage: “Cambierà tutto se vince il sì, punto di non ritorno”
"Questo è un sistema che va riformato per uscire dal cuneo delle correnti" e "credo che l'unico modo sia utilizzare uno strumento di democrazia diretta quale quello referendario, indipendentemente dall'esito". Bisogna "rispondere a un'esigenza dei cittadini che è quella di un cambiamento radicale del sistema giustizia". Non ha dubbi Simonetta Matone, ex magistrata e oggi capogruppo della Lega in assemblea capitolina, nel rispondere alle domande di Fanpage.it. Il suo partito è stato tra i maggiori sponsor dei referendum sulla Giustizia, per i quali il Carroccio ha portato avanti una lunga campagna. E ora è la stessa Matone a spiegare – quesito per quesito – perché votare sì. Anche se il rischio che teme di più è "l'astensione", visto il "silenzio assordante su questa vicenda referendaria".
Il primo quesito riguarda l'abolizione della legge Severino, e Matone spiega: "Purtroppo è stata usata come una sorta di clava nei confronti del potere politico". E aggiunge: "Varie persone si sono viste sfilare, tra virgolette, una poltrona che non era una poltrona ma il frutto della volontà popolare, per essere poi assolte con formula piena". Il secondo quesito, invece, riguarda la limitazione delle misure cautelari: "È necessario visto l'uso smodato e incontrollato della misura cautelare, un uso che ha portato l'Italia a un record di condanne per ingiusta detenzione", spiega l'ex magistrata. Matone, però, precisa anche che "il Parlamento poi dovrà necessariamente legiferare e quindi adotterà delle misure calmieranti, rispetto a quelli che possono essere gli eccessi dei risultati referendari". Questo, ovviamente, qualora dovesse vincere il sì con il raggiungimento del quorum.
Il terzo quesito riguarda la separazione delle carriere, tema già affrontato dalla riforma Cartabia che, secondo Matone, "non interviene perché stabilisce la possibilità di un passaggio". Poi "c'è da dire che il quesito referendario presenta dei problemi, perché se tu separi le carriere devi però necessariamente arrivare anche a due Csm separati". E questo sarà "un passo" successivo. Ma questo quesito "è frutto anche dello strapotere delle Procure, della estrema politicizzazione di operazioni politiche che sono state condotte, con la scusa dell'attività giudiziaria, in alcune procure". Poi attacca: "Io credo che però la vera separazione andrà adottata tra le procure e la stampa, ho visto fare a tavolino delle operazioni veicolate dalle procure attraverso organi di stampa compiacenti che sono veramente inquietanti ed allarmanti".
Gli ultimi due quesiti, invece, riguardano il meccanismo di elezione del Consiglio superiore di magistratura e la valutazione dei magistrati: "Dopo la pubblicazione del libro di Palamara, in un paese civile e normale, sarebbe dovuto venire giù tutto il sistema giudiziario, ma non è cambiato assolutamente nulla – attacca Matone – Non ci sono state denunce, non ci sono state querele e tutto è andato avanti come sempre". In conclusione, l'ex magistrata, spiega che "cambierà tutto se vince il sì", perché "il potere finalmente capirà che si è toccato un punto di non ritorno". E sottolinea: "Mi auguro che il popolo si esprima e voti sì, è un'operazione di tipo politico. Se è stanco di questo sistema giustizia deve andare a votare ed esprimere ciò che pensa".