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Referendum costituzionale, minoranza Pd non firma. Renzi: “Ce ne faremo una ragione”

“Per una questione di logica ed eleganza penso sia giusto che siano le opposizioni ad avanzarla”, ha spiegato Cuperlo. Ma il premier: “Non è una novità che nel Pd c’è una parte che fa opposizione su tutto”.
A cura di Claudia Torrisi
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Tra le firme depositate per il referendum costituzionale di ottobre mancano quelle della minoranza del Partito democratico: mancano ad esempio quelle di Piergluigi Bersani, Roberto Speranza, Gianni Cuperlo. "Per una questione di logica ed eleganza penso sia giusto che siano le opposizioni ad avanzarla", ha spiegato Cuperlo. Il rischio da scongiurare è che il referendum diventi un plebiscito sul governo e Renzi. Il bersaniano Miguel Gotor sostiene di non aver firmato "perché il referendum è uno strumento che le opposizioni hanno per contrastare una maggioranza parlamentare. L'opposzione ha già raccolto le firme, andava evitato questo sovraccarico, non va bene che la consultazione assuma carattere plebiscitario. Ed è inevitabile quando è la maggioranza che chiede un referendum su di sè".

La scelta, però, non è piaciuta al presidente del Consiglio Matteo Renzi, che dal Messico ha fatto sapere che "ormai non è più una novità" il fatto che nel Pd ci sia "una parte che fa opposizione su tutto. Ce ne faremo una ragione". La decisione del referendum "era stata presa tutti insieme, se qualcuno ha cambiato idea mi spiace ma non conta, perché tutti insieme andremo a chiedere il consenso ai cittadini", ha dichiarato, aggiungendo che "queste riforme riguardano il numero di politici ed è chiaro che parte dei politici non vuole cambiare perché si riducono le poltrone e il Senato non sarà più un luogo dove prendere lo stipendio".

Dal canto suo il Movimento 5 stelle attacca: "Questo referendum non è una gentile concessione del governo come vuole fare credere Renzi, ma lo prevede la nostra Costituzione perché non è stata raggiunta in Parlamento la maggioranza dei  2/3". Intanto in Cassazione sono arrivate in tutto 103 firme – ne sarebbero bastate 65 – e inizia a mobilitarsi nell'opposizione il fronte del "No", con banchetti già da lunedì prossimo nelle piazze in cui saranno distribuiti moduli anche per abrogare due punti dell'Italicum: il premio di maggioranza e le candidature bloccate in lista.

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