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Referendum cittadinanza raggiunge 500mila firme: cosa succede ora e quando si potrebbe votare

Sono arrivate le 500mila firme necessarie per il referendum sulla cittadinanza, con un’accelerazione inaspettata negli ultimi giorni. Superati gli altri passaggi tecnici, la riforma andrà al voto insieme al quesito sull’autonomia differenziata: la data, ancora da fissare, sarà tra aprile e maggio.
A cura di Luca Pons
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"Il referendum sulla cittadinanza, promosso da diverse realtà tra cui Più Europa, ha appena raggiunto le 500mila firme richieste", ha annunciato il segretario di Più Europa, Riccardo Magi.

Alla fine il successo è arrivato: dopo una mobilitazione che ha visto arrivare oltre 400mila firme in meno di quattro giorni, il referendum sulla cittadinanza ha raggiunto la soglia di 500mila firme necessarie per presentare il quesito. La campagna per il sostegno del referendum è decollata negli ultimi giorni, e la piattaforma del ministero della Giustizia per firmare online ha reso possibile raccogliere le sottoscrizioni a una velocità che prima sarebbe stata impensabile. Ora l'iter prosegue, con i passaggi tecnici in Cassazione e presso la Corte costituzionale. Nei prossimi mesi sarà fissata la data del referendum, che dovrà svolgersi tra il 15 aprile e il 15 giugno 2025.

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Quali sono i prossimi passaggi per il referendum sulla cittadinanza

Come detto, il referendum – che aveva lanciato la sua campagna il 5 settembre – ha ottenuto un fortissimo riscontro negli ultimi giorni, grazie anche agli inviti pubblici arrivati da personaggi della politica e dello spettacolo. Così, se fino alla scorsa settimana il quesito aveva raccolto meno di 100mila firme, oggi è arrivato il traguardo delle 500mila, nonostante ieri per ben due volte la piattaforma online si sia bloccata per le troppe richieste: proprio ieri, ha fatto sapere il ministero, si è toccato il record di 155mila firme in un giorno.

Il prossimo passo sarà depositare tutte le firme in Cassazione (cosa resa più semplice dalla raccolta digitale). La Corte dovrà accertare che si siano rispettate tutte le regole previste per la sottoscrizione, ed entro il 31 ottobre dovranno arrivare eventuali osservazioni su irregolarità tecniche. Entro il 15 dicembre arriverà poi la decisione definitiva sulla legittimità dei quesiti da presentare ai cittadini.

Ma questa non sarà la fine: dopo i controlli tecnici, ci saranno quelli di sostanza, che spetteranno alla Corte costituzionale. Entro e non oltre il 20 gennaio, i giudici dovranno riunirsi per decidere se una certa questione può essere sottoposta o meno a referendum, nei termini esatti previsti da chi ha scritto il quesito. La sentenza a riguardo dovrà arrivare entro il 10 febbraio 2025. È in questa fase che, nel 2022, fu bocciato il referendum sulla cannabis.

Quando si vota

Completati questi due cicli di controlli, se non emergono problemi, a febbraio del prossimo anno sarà il presidente della Repubblica Mattarella a fissare la data del referendum. Si voterà, come previsto dalla legge del 1970 che regola la questione, in una domenica tra il 15 aprile e il 15 giugno.

Come avviene sempre in questi casi, tutti i referendum che sono stati approvati saranno accorpati nella stessa data. Questo significa che, almeno guardando a quanti sono riusciti a raccogliere 500mila firme finora, l'anno prossimo i cittadini potrebbero trovarsi davanti sei schede: una sulla riforma della cittadinanza, una sull'autonomia differenziata e quattro per il referendum sul lavoro della Cgil.

Cosa prevede il referendum e cosa cambierebbe se passasse

Il referendum sulla cittadinanza prevede una modifica alla legge del 1992 che oggi regola la cittadinanza in Italia. Al momento, chi vuole diventare cittadino italiano deve essere residente nel Paese da almeno dieci anni in modo continuativo. A questo si aggiungono una serie di altri requisiti fiscali (essere in regola con le tasse) e non solo (parlare italiano, essere inserito a livello economico e sociale).

Questo significa non solo che i neo-diciottenni devono dimostrare di vivere in Italia da quando avevano al massimo otto anni, ma anche che le persone adulte che arrivano nel Paese, si inseriscono e vivono esattamente come gli altri italiani devono comunque aspettare di raggiungere i dieci anni di residenza. Per questo, il referendum fa sì che la soglia sia abbassata a cinque anni, dimezzando l'attesa.

I promotori del referendum hanno stimato che l'effetto sarebbe più grande di quello dello ius scholae o dello ius soli, nel breve termine. Infatti, circa 2,5 milioni di persone guadagnerebbero da subito il diritto di ottenere la cittadinanza: si tratta di adulti, ma anche dei figli minorenni conviventi che diventano automaticamente cittadini se i genitori lo sono. Questo non cambierebbe le lunghe procedure burocratiche che spesso sono necessarie per acquisire la cittadinanza in Italia, ma permetterebbe se non altro di iniziare le pratiche cinque anni prima.

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