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Referendum, Boschi: “I più grandi conservatori vogliono votare no”

Per il ministro è “singolare sentire tanti che si lamentano perché vorrebbero un paese con meno pubblica amministrazione, in cui sia più semplice trovare lavoro, ma che poi vogliono votare per la conservazione, per restare nella stessa situazione degli ultimi settant’anni”.
A cura di Redazione
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Durante un incontro a Napoli organizzato dal comitato per il "sì" al referendum di ottobre, il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi ha detto che "il messaggio da mandare è molto semplice e chiaro: chi vota ‘no' lascia cose come stanno, chi vota ‘sì' decide di cambiare il Paese in un Paese più stabile ed efficiente". L'interesse a votare "no" apparterrebbe a chi "sta bene ed è contento così. I più grandi conservatori, che pensano meno a chi ha bisogno, vogliono votare no. Ma se non stai bene e vuoi cambiare la tua posizione, non puoi accontentarti dell'esistente, ti serve sistema nuovo. C'è solo un modo: votare sì al referendum". Per il ministro è "singolare sentire tanti che si lamentano perché vorrebbero un paese con meno pubblica amministrazione, in cui sia più semplice trovare lavoro, ma che poi vogliono votare per la conservazione, per restare nella stessa situazione degli ultimi settant'anni".

Il referendum di ottobre, ha aggiunto Boschi, è "una sfida troppo importante per poi lamentarsi il giorno dopo, il nostro impegno dev'essere raccontare il nostro lavoro, informare e convincere più persone possibili a dare questa opportunità in piu al nostro paese. C'è tanta strada da fare, per questo il referendum è una tappa fondamentale per affrontare gli altri cambiamenti. Se lasciamo le cose così come stanno difficilmente avremo un'altra occasione per cambiare il paese". "Ho sentito in tv un giornalista importante – ha proseguito – molto ascoltato da una parte dei cittadini, Marco Travaglio, che ha detto una cosa semplice sulle nostre riforme: se passano, ci vogliono molte più firme per fare i referendum abrogativi e togliamo uno strumento di democrazia diretta. Non è vero". Se la riforma passa "rimane il referendum abrogativo così com'è, chi vuole ha gli stessi strumenti che ha oggi. Accanto a questo ne aggiungiamo un altro, che garantisce, raccogliendo più firme, 800mila, un quorum molto più basso perché si basa sul numero di votanti alle ultime elezioni politiche. Rende più facile lo strumento del referendum". Su questi punti, ha concluso il ministro, "dobbiamo essere in grado di dire la verità quando si dicono cose non corrette".

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