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Autonomia differenziata delle Regioni

Referendum Autonomia a 500mila firme, Bonelli a Fanpage: “Anche elettori di centrodestra sono con noi”

Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi-Sinistra, parlando a Fanpage.it ha discusso il successo del referendum sull’autonomia differenziata – arrivato in fretta a 500mila firme – e gli obiettivi per il futuro. Anche in caso di successo, l’intenzione non è avere le dimissioni di Meloni: “Ci rivolgiamo anche agli elettori di centrodestra che hanno a cuore l’unità del Paese”.
A cura di Luca Pons
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Il referendum per cancellare l'autonomia differenziata è arrivato a 500mila firme – il livello necessario per andare al voto – in pochi giorni. La spinta è arrivata dalla nuova piattaforma online per la raccolta delle sottoscrizioni, ma anche dai banchetti, dove "abbiamo le code", ha detto Angelo Bonelli (co-portavoce di Europa Verde e deputato di Avs) a Fanpage.it. Ora l'obiettivo è non fermarsi e arrivare a un milione di firme. Poi, l'anno prossimo, si cercherà di portare la gente a votare per superare il quorum.

Vi aspettavate un risultato del genere? Oltre 500mila firme in dieci giorni, di cui più di 380mila online e le altre di persona.

No, è stato un successo completamente inaspettato. La piattaforma online è stata utile, ma abbiamo visto molte persone anche ai banchetti in questi giorni. Quando le condizioni meteo lo permettevano, c'erano lunghe code di persone che volevano firmare. E, lo sottolineo, c'erano anche molti elettori di centrodestra. Ero presente quando diverse persone dicevano di aver votato a destra, ma che trovano questa legge inaccettabile.

Ora continuerete con la raccolta? Qual è l'obiettivo?

Penso che entro il 30 settembre supereremo ampiamente il milione di firme. Arriveremo oltre le 500mila firme raccolte con i banchetti, e poi vedremo l'esito della parte online.

Tra aprile e giugno del 2025, a meno di imprevisti, si voterà per il referendum. Sarà difficile raggiungere il quorum del 50% più uno degli elettori?

Penso che sarà assolutamente possibile raggiungerlo, se si costruisce una mobilitazione capillare nel Paese. Dal paesino di 80 abitanti fino ai paesi, piccoli, medi, e grandi, le città. Passando dai condomini, i quartieri, le circoscrizioni. Questa la mobilitazione sull'autonomia referendaria può costruire una forma nuova di politica. È una mobilitazione che, a prescindere dal ‘colore' politico, può rigenerare la politica stessa.

Perché anche gli elettori di centrodestra hanno partecipato, secondo lei?

Il tema che il referendum pone è fondamentale: impedire la disgregazione dell'unità del Paese, impedire una divaricazione sociale tra Nord e Sud. Tutelare la sanità pubblica, la scuola pubblica. Abbiamo il rischio che venti Regioni possano legiferare sulla politica energetica in maniera diversa tra di loro, con un problema serio per la tenuta del sistema economico e produttivo del Paese. E poi c'è il tema ambientale. Di fronte alla sfida climatica è impossibile arrivare con venti Regioni e politiche frammentate. Tutto questo è sentito.

La campagna per il referendum ha avuto successo anche nel Nord Italia?

È chiaro che nel Mezzogiorno c'è maggiore sensibilità e partecipazione, ma anche al Nord c'è una mobilitazione importante e stiamo raccogliendo molte firme. Al Nord c'è il blocco della Lega, ma attenzione perché non penso che l'elettorato di Fratelli d'Italia stia seguendo le indicazioni della sua leader, che secondo me ha commesso un errore.

Qual è stato lo sbaglio di Meloni?

Il messaggio che sta passando è che ha venduto il Sud dell'Italia, ma anche l'Italia stessa, alle esigenze politiche della Lega di Salvini.

Insieme al referendum sull'autonomia si voterà anche su quello contro il premierato?

No, impossibile. Siamo ancora nella prima lettura, l'esaurimento della seconda lettura non avverrà prima di un anno. Dopodiché, se verrà indetto un referendum comunque non coinciderà con questo.

Se il referendum venisse approvato e l'autonomia abrogata, quali sarebbero le conseguenze per il governo Meloni? C'è chi parla di dimissioni necessarie.

In questo momento sul referendum ci rivolgiamo a tutti gli elettori, compreso quelli di centrodestra. Anche a loro chiediamo di dare un segnale forte. Bocciare questa legge sarà un grande successo, dopodiché vedremo: non intendo già da adesso dire ‘Ah si deve dimettere'. Il nostro obiettivo non è far dimettere la Meloni il giorno dopo, ma vincere la battaglia referendaria, portando al voto anche l'elettorato di centrodestra che oggi ha a cuore l'unità del Paese.

Il fronte contro l'autonomia è il punto di partenza per costruire l'alternativa al governo Meloni? Nelle ultime settimane si è avvicinato anche Matteo Renzi, dopo anni di tensioni con il centrosinistra.

Renzi sostiene la battaglia referendaria, come la sostengono tanti altri. Il perimetro dell'alleanza referendaria non coincide con quelle che saranno le future alleanze, quindi sarei cauto da questo punto di vista. Anche perché per la futura alleanza è necessario avere una forte discontinuità politica con quello che è stato fatto nel passato.

Si riferisce ai governi degli scorsi anni, a cui hanno preso parte anche il Pd e Renzi?

Se oggi la destra è al governo di questo Paese lo si deve non solo all'errore delle ultime elezioni politiche, quando siamo andati divisi alle urne, ma anche ad alcune scelte programmatiche che hanno portato all'abbandono di certi settori sociali: dalle periferie italiane, alle questioni del lavoro e dell'ambiente. C'è stato un centrosinistra che al governo, insieme ai governi tecnici di cui noi non abbiamo fatto parte, ha un po' voltato le spalle a un pezzo di Paese importante. Pensare che oggi la semplice sommatoria di leader sia la soluzione… io dico ‘no, grazie'. C'è la necessità di costruire una prospettiva nuova. Poi è chiaro che il tema Renzi porta con sé tutta una serie di questioni programmatiche, che devono essere ascoltate.

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