Referendum, Alfano: “Elezioni a febbraio, niente accanimenti terapeutici”
Si dice "contrario agli accanimenti terapeutici" e favorevole ad "andare al voto" nel caso in cui risulti chiaro "che la legislatura ha esaurito la sua funzione" il ministro dell'Interno Angelino Alfano. Intervistato dal Corriere della Sera, il leader del Nuovo Centrodestra ritiene che questo referendum ha dimostrato che "l’area di governo contro il resto del mondo ha preso 13 milioni di voti. Sono gli stessi presi dal Popolo della libertà nel 2008 quando vinsero le elezioni".
Ieri è stata una giornata di incontri e riunioni, durante la quale Alfano ha incontrato il premier, Matteo Renzi. "Non sono autorizzato a riferire quello che ci siamo detti ma posso fare un pronostico sulla volontà di andare a elezioni a febbraio. Naturalmente sarà il capo dello Stato Sergio Mattarella a decidere, non noi". Sui possibili errori che hanno potuto portare alla sconfitta, il ministro sostiene che quando "le elezioni finiscono così è inutile fare il catalogo delle recriminazioni": "Possiamo dire che da soli siamo maggioritari nel Paese e abbiamo incassato il 40% governando, quindi stando dalla parte più difficile. Questi sono i nostri voti, dall’altra parte c’è un litigioso condominio".
Andare alle elezioni alleati con Renzi? Alfano ci tiene a rimarcare che Ncd manterrà la sua "posizione di autonomia ma con un giudizio positivo su quanto abbiamo fatto insieme in questi anni. Se si vota con l’Italicum la coalizione in ogni caso non può esserci". Proprio su questo punto, e sulla possibilità di un'altra legge elettorale entro febbraio, il ministro dice che "potrebbe esserci un pronunciamento della Corte costituzionale entro i tempi delle elezioni anticipate", altrimenti "in ogni caso la cosa da mettere è il premio alla coalizione, mentre bisogna togliere il ballottaggio".
In un futuro colloquio con Mattarella, Alfano dirà "con grande chiarezza che siamo stati il partito della responsabilità e manteniamo questo profilo ma se la legislatura è finita meglio prenderne atto". Esclude la possibilità di tornare con Silvio Berlusconi: "Da quelle parti mi pare sia in atto una vera e propria guerra non dichiarata perché Salvini e Meloni vogliono votare subito facendo le primarie mentre Berlusconi è incandidabile. Lui vorrebbe invece il sistema proporzionale per sganciarsi e fare un accordo con Renzi, come abbiamo fatto noi". "Credo – aggiunge – che Berlusconi potrebbe rendersi conto che la sua dichiarazione di successo in queste ore potrebbe rivelarsi un’illusione ottica e non l’oasi che si crede. Mi spiego meglio: dall’accelerazione della conclusione della legislatura derivante dal risultato elettorale (per cui festeggia) gli possono derivare danni politici".
Il ministro dell'Interno rimarca che "quel 40 per cento" preso dal Sì al referendum "è tutto nostro". Di Renzi l'ha colpito la reazione: "Si è assunto per intero la responsabilità della sconfitta. Il mondo è pieno di leader che si assumono i meriti delle vittorie e scaricano la responsabilità quando si perde".