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Referendum 2025

Referendum 2025, potranno votare tutti i fuori sede: come fare richiesta e quando

Via libera in Cdm al voto per i fuori sede per i referendum 2025 che si terranno l’8 e 9 giugno. Il sistema previsto dal dl Elezioni sarà lo stesso usato lo scorso anno alle elezioni europee per gli studenti, ma allargato anche ai lavoratori e a chi si trova fuori per motivi di cura.
A cura di Giulia Casula
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Nella bozza del decreto Elezioni approvato oggi in Consiglio dei ministri torna, per i cittadini fuori sede, la possibilità di votare in vista dei referendum 2025 dell'8 e 9 giugno. Il meccanismo sarà lo stesso già sperimentato alle europee e potranno usufruirne sia gli studenti che chi abita in un Comune diverso da quello di residenza per motivi di lavoro o cura.

"In occasione delle consultazioni referendarie relative all’anno 2025, gli elettori che per motivi di studio, lavoro o cure mediche sono temporaneamente domiciliati, per un periodo di almeno tre mesi nel quale ricade la data di svolgimento delle predette consultazioni referendarie, in un comune situato in una provincia diversa da quella in cui si trova il comune nelle cui liste elettorali sono iscritti, di seguito denominati elettori fuori sede, possono esercitare il diritto di voto con le modalità previste dal presente articolo". È quanto prevede il primo comma dell’articolo 2 della bozza del dl Elezioni diffusa da La Presse.

Nelle scorse settimane il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi aveva spiegato che non ci fossero le "coperture legislative" per prevedere un sistema di voto per i fuori sede, giustificando la decisione del governo con gli "scarsi" risultati ottenuti nella scorsa sperimentazione. Le sue dichiarazioni avevano riacceso il dibattito sulla questione, con opposizioni e comitati che avevano chiesto a gran voce di intervenire per garantire il diritto di voto a circa 5 milioni di fuori sede.

Come funziona il voto fuori sede per i Referendum 2025

Nella relazione illustrativa allegata al provvedimento viene chiarito che "nell’ottica di assicurare il pieno rispetto dei principi di personalità e di segretezza del voto sanciti dall’art. 48, secondo comma, della Costituzione, lo scopo principale di una tale previsione legislativa vuole essere quello di contrastare il fenomeno crescente e diffuso dell’astensionismo e, parallelamente, di rafforzare la rappresentatività delle istituzioni democratiche. La norma in commento rappresenta un seguito rispetto alla prima introduzione sperimentale nel 2024 di una disciplina volta a consentire l'esercizio dell'elettorato attivo fuori dal comune di residenza, sia pure limitato esclusivamente agli studenti fuori sede, per le elezioni del Parlamento europeo". Verrà applicato dunque lo stesso sistema di giugno, ma allargato anche ai lavoratori e a chi si trova fuori per motivi di cura.

Anche in questo caso pertanto dovrebbero essere previsti due casi diversi, a seconda che si abiti all'interno della stessa circoscrizione elettorale di residenza oppure no. Nel primo caso si potrà votare nella città di domicilio, nel secondo invece, bisognerà recarsi nel seggio istituito presso il capoluogo della Regione in cui si abita.

Come fare domanda e quando scade

In particolare la relazione illustrativa spiega che coloro che vivono in un Comune diverso da quello di residenza "per un periodo di almeno tre mesi in cui ricade la data di svolgimento del referendum" potranno richiedere l’ammissione al voto nel comune di temporaneo domicilio "entro il termine di 35 giorni prima della data prevista per la consultazione referendaria e possono revocarla entro il termine di 25 giorni prima della medesima data".  Il termine di scadenza per effettuare la richiesta dunque, è fissato per lunedì 5 maggio.

Entro il ventesimo giorno dalla data del voto spetterà al Comune di domicilio acquisire da quello di residenza "una comunicazione che attesti la titolarità da parte del richiedente del diritto di elettorato attivo, cui segue l’annotazione da parte del comune di residenza, nella lista elettorale sezionale, che il diritto sarà esercitato altrove", si legge ancora. La norma inoltre, autorizza i Comuni ad istituire "una speciale sezione elettorale ogni 800 elettori fuori sede ammessi al voto, con conseguente distribuzione delle frazioni eccedenti in elenchi aggiunti nelle sezioni ordinarie, laddove possibile, entro la misura del 10% rispetto al numero degli elettori già iscritti". Per andare a votare dunque, bisognerà recarsi nel seggio dedicato.

I Comuni nei quali il numero di fuorisede ammessi sia più basso di 800 "provvedono a distribuirli nelle liste aggiunte alle sezioni ordinarie esistenti, sempre rispettando possibilmente il predetto limite del 10%", prosegue la bozza. "In assenza di dati specifici relativi all’effettiva distribuzione geografica per singoli comuni dei c.d. “fuori sede’, la doppia possibilità intende agevolare la partecipazione degli elettori ‘fuori sede’ senza gravare eccessivamente sull’organizzazione tecnica delle consultazioni referendarie, assicurandone l’effettività sul piano operativo", conclude.

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