Referendum 12 giugno, Rossomando (Pd): “Quesiti non sono risposta giusta a problemi della giustizia”
"Il referendum è uno strumento preziosissimo, ma nel caso specifico non è quello più adatto". A Fanpage.it la senatrice e responsabile Giustizia del Pd Anna Rossomando spiega i motivi per cui il partito di Enrico Letta giudica sbagliati i cinque referendum sulla giustizia, che gli italiani sono chiamati a votare domenica 12 giugno. Prima di tutto, Rossomando però vuole respingere la tesi sostenuta dai promotori dell'iniziativa, per cui la consultazione popolare sarebbe l'unico modo di sbloccare un sistema altrimenti immobile. "In meno di un anno abbiamo già approvato la riforma del processo penale, la riforma del processo civile e siamo davvero a un passo dall'approvare definitivamente la riforma del Csm", spiega la senatrice.
La legge Severino e la limitazione delle misure cautelari
Rossomando entra poi nel merito dei singoli quesiti, a cominciare da quello sulla legge Severino. Una modifica della normativa sull'incandidabilità dei politici condannati è stata chiesta anche da molti esponenti del Pd, ma la responsabile giustizia del partito ricorda che questo referendum " abroga tutta la legge Severino, a questo punto potrebbero candidarsi ad essere eletti persone che sono state condannate con sentenza definitiva irrevocabile per reati gravi". Rossomando spiega che invece i dem sono favorevoli a cambiare solo la parte della legge che prevede la sospensione degli amministratori locali dalla loro carica, anche in caso di condanna di primo grado.
Il secondo tema proposto nelle urne referendarie è la limitazione della possibilità di applicare misure cautelari nei casi in cui non ci sia rischio di inquinamento di prove o di fuga, se non per alcuni tipi di reato. Per i promotori, l'iniziativa servirebbe a limitare gli abusi della carcerazione preventiva, ma Rossomando ricorda che in caso di approvazione del quesito " si priverebbe chi deve applicare la legge du tutta una serie di strumenti anche alternativi al carcere, dall'obbligo di firma e di dimora, all'interdizione dalla professione al divieto di avvicinamento. Misure che tra l'altro sono molto importanti per i reati seriali, lo stalking, i maltrattamenti in famiglia, le truffe seriali agli anziani". Sul tema delle carcerazioni, poi la senatrice tira una stoccata a Salvini che sostiene la consultazione: "Sul carcere extrema ratio noi ci siamo, per discutere Speriamo che chi non ha ancora ritrattato sul marcire in galera, sul buttare via la chiave sia disponibile anche dopo il referendum".
La separazione delle funzioni e le riforme del Csm
"Con riforma Cartabia si passa dagli attuali quattro passaggi previsti a un solo passaggio di funzioni che deve essere fatto entro i primi dieci anni, mi sembra una soluzione equilibrata", dice invece Rossomando a proposito del terzo quesito, che chiede di vietare il passaggio di funzione tra pm e magistrati. E prosegue: "già attualmente questo passaggio avviene con delle percentuali irrisorie. Quindi o si attribuisce un valore puramente simbolico a questo, a questo quesito, altrimenti non si capisce di cosa stiamo parlando".
Secondo l'esponente dem, nelle riforma del Csm proposta dalla ministra della Giustizia si trovano anche le risposte agli ultimi due quesiti, quelli sulla valutazione dei giudici e sull'abolizione del numero minimo di firme da raccogliere per candidarsi al Consiglio Superiore della Magistratura. I sostenitori dei referendum ritengono queste due questioni essenziali per correggere le degenerazioni del modello delle correnti, il cosiddetto sistema Palamara. Ma anche in questo caso, Rossomando rigetta l'idea per cui governo e parlamento non stiano facendo niente in merito. "La riforma Cartabia affronta di petto la questione di contrastare gli accordi di potere per il potere", rivendica la senatrice ricordando che solo tre giorni dopo il voto referendario, il testo approderà nell'aula del Senato.