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Reddito di cittadinanza, qual è la proposta dei 5 Stelle e chi ne avrebbe diritto

La mobilitazione del MoVimento 5 Stelle sulle proposte di reddito di cittadinanza: di cosa stiamo parlando e chi riguarderebbe.
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La marcia Perugia – Assisi è solo l’ultima delle iniziative del MoVimento 5 Stelle  per l’approvazione del reddito di cittadinanza, o meglio della proposta grillina in tema di sostegno al reddito. Da tempo, infatti, il MoVimento spinge perché il Parlamento si occupi della questione, avviando la discussione sulle tante proposte di legge delle differenti forze politiche e, in particolare, su quella che ha come prima firmataria la senatrice grillina Nunzia Catalfo.

Come vi abbiamo spiegato nel dettaglio, tecnicamente non si può parlare di un vero e proprio reddito di cittadinanza, che è “un programma di contrasto alla povertà di tipo universalistico in cui la concessione del sussidio non è subordinata a un accertamento delle condizioni economiche e patrimoniali dell’individuo” (Boeri), ovvero una forma di sostegno che non dipende né dal reddito né dalla condizione lavorativa del beneficiario. Il reddito di cittadinanza “puro”, insomma, spetta a tutti.

L’idea del MoVimento 5 stelle è una specie di reddito minimo garantito, ovvero “un programma universale e selettivo al tempo stesso, nel senso che è basato su regole uguali per tutti, che subordinano la concessione del sussidio ad accertamenti su reddito e patrimonio di chi lo domanda”. Una misura selettiva, non limitata a particolari tipologie di lavoratori, improntata intorno a una soglia minima che ogni nucleo familiare dovrebbe raggiungere.

La proposta intende garantire ai beneficiari un reddito annuo netto pari a 9360 euro, dunque con un assegno mensile di 780 euro o di una cifra integrativa, nel caso in cui il beneficiario (quale unico componente di nucleo familiare) abbia già un reddito.

Se il nucleo è composto da più persone, c’è un quoziente familiare: in due si va da un minimo di 1.014 euro a un massimo di 1.170, in tre da 1.248 a 1.560 euro e a salire in base al numero dei componenti della famiglia.

Tale somma rappresenta in qualche modo la “soglia di povertà relativa” e sarà poi aggiornata in base alle variazioni che l’ISTAT effettuerà di anno in anno.

Chi potrebbe ottenere il reddito di cittadinanza del M5S

La platea dei beneficiari è individuata dall’articolo 4 della proposta di legge: il reddito aggiuntivo spetta a tutti i cittadini italiani che percepiscono un reddito netto annuo inferiore ai 9360 euro netti e a tutti i cittadini stranieri provenienti da Paesi che hanno sottoscritto accordi sulla reciprocità del sostegno previdenziale. Se si è nella fascia d’età che va dai 18 ai 25 anni, per avere diritto al sostegno, bisogna aver conseguito il diploma o la qualifica professionale. I beneficiari avrebbero l’obbligo di fornire “immediata disponibilità al lavoro”, sottoporsi ad un colloquio di orientamento e intraprendere “il percorso di accompagnamento all’inserimento lavorativo”, che comporta l’offerta di disponibilità per “l’espletamento di attività utili alla collettività da svolgere presso il comune di residenza”, ma anche la ricerca attiva di un lavoro, tramite formazione e colloqui.

Il beneficio ottenuto decade nel caso si rifiutassero tre proposte di lavoro “congrue” o si siano avuti “più di tre colloqui di selezione con palese volontà di ottenere esito negativo”.

La gestione, il controllo, l’organizzazione ed i controlli spetterebbero a diversi soggetti, Regioni, Comuni, centri per l’impiego, agenzia delle entrate ed Inps, oltre che a una agenzia di controllo centralizzata.

Le coperture per il reddito di cittadinanza

Il MoVimento 5 Stelle sostiene che una misura di questo tipo costi meno di 20 miliardi di euro, con una prima stima che è di poco superiore ai 17 miliardi. Per reperire le risorse necessarie, si immagina ora di ricorrere a una serie di misure, alcune strutturali, e non di ridefinire le aliquote fiscali, come ipotizzato in un primo momento.

Dunque le risorse arriveranno da: tagli alla spesa della Pubblica Amministrazione, con la centralizzazione della spesa (che in parte già c’è) che porterà un risparmio di 2,5 miliardi; aumento della tassazione di banche e assicurazioni per 2 miliardi; aumento dei costi per le trivellazioni, 1,5 miliardi; aumento tassazione gioco d’azzardo per 1 miliardo; riduzione indennità parlamentari, 60 milioni; soppressione degli enti inutili, tra cui il CNEL, con un risparmio di 500 milioni; taglio auto blu ospedaliere per 300 milioni e auto blu della PA per 100 milioni di euro; taglio alle spese della P.A. per affitti di immobili per 250 milioni di euro; decurtazione del 50% dei vitalizi relativi alle cariche pubbliche elettive per un risparmio di 150 milioni di euro, revisione contributi di solidarietà per pensioni d’oro pari a 150 milioni di euro; cambio del sistema delle detrazioni per i redditi più alti, per 5 miliardi di euro; revoca delle detrazioni dei redditi superiori a 90.000 euro per 300 milioni; eliminazione del fondo per il sostegno alla povertà, 1,5 miliardi; revisione delle concessioni autostradali per 140 milioni di euro; taglio ai finanziamenti all’editoria per 23 milioni di euro, del finanziamento ai partiti per 20 milioni di euro, dei contributi alle intercettazioni per 29 milioni di euro; aumento del gettito fiscale dovuto per circa 5 miliardi di euro con alcune misure di revisione di detrazione e taglio dividendi.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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