Reddito di cittadinanza, partono le chiamate dei centri per l’impiego: chi verrà convocato
Dopo tre mesi di attesa i nuclei familiari che stanno ricevendo il reddito di cittadinanza verranno convocati dai centri per l’impiego. Si tratta dell’avvio della seconda fase della misura introdotta con la legge di Bilancio e con il successivo decretone: si passa dall’erogazione della misura alla ricerca del lavoro per i beneficiari del sussidio. Le prime telefonate dei centri per l’impiego partiranno già oggi, fa sapere Il Messaggero. E arriveranno ai componenti delle famiglie che hanno avuto accesso al reddito di cittadinanza ad aprile. Quindi, a partire da oggi ai beneficiari del reddito verrà comunicata la data di convocazione nelle sedi dei centri per l’impiego.
Conclusa la prima fase del reddito di cittadinanza, con il concorso per gli aspiranti navigator, parte quindi questa seconda fase della misura. La prima parte, dunque, aveva riguardato le richieste per accedere alla misura e le erogazioni degli importi dovuti: si è conclusa non senza proteste, soprattutto per gli importi bassi ricevuti da alcune famiglie beneficiarie. I nuclei familiari che verranno convocati sono 120mila, parliamo del 24% del totale della platea iniziale. Dopo la convocazione i beneficiari andranno nei centri per l’impiego e avvieranno la procedura che porta, poi, alla sottoscrizione del patto per il lavoro. Una procedura che doveva iniziare entro 30 giorni dal riconoscimento del beneficio, ma che arriverà in ritardo. I beneficiari, almeno per il momento, non avranno a che fare con i navigator: quelli del concorso non arriveranno prima di agosto, dovendo sostenere un corso di formazione di due settimane (previsto per luglio).
Chi verrà convocato
Ad aprile hanno ricevuto il reddito di cittadinanza 480mila famiglie. Di queste, solo 120mila verranno convocate in questi giorni. Il 76% della platea iniziale, stima Il Messaggero, è invece destinatario di misure di inclusione sociale o di pensione di cittadinanza e per questo motivo non devono iniziare il percorso di inserimento nel mondo del lavoro. C’è però un altro aspetto da valutare: circa un terzo dei beneficiari ha ricevuto una somma inferiore ai 300 euro mensili, quindi non sono da escludere possibili defezioni. Che arriverebbero, probabilmente, solo ora perché nei primi tre mesi i beneficiari hanno ricevuto il sussidio senza dover fare nulla in cambio. Inoltre non sono ancora stati predisposti i moduli per rinunciare al reddito per quelle famiglie che ritengono troppo basso l’importo e per questo potrebbero decidere di disimpegnarsi.
Tra le famiglie che verranno convocate ce ne sono 15mila che hanno diritto al massimo a un assegno mensile di 100 euro. Altre 10mila ricevono tra i 100 e i 200 euro mensili, mentre 5mila prendono tra i 200 e i 300 euro al mese. Quindi parliamo, in totale, di 30mila famiglie che percepiscono meno di 300 euro al mese. E sono proprio questi i nuclei indiziati per possibili rinunce. Quindi potrebbero anche decidere di non presentarsi alle convocazioni in attesa di ricevere informazioni sulle modalità di rinuncia.
Le penali per chi non si presenta alle convocazioni
I beneficiari che verranno convocati dai centri per l’impiego non possono disertare gli appuntamenti. Chi non si dovesse presentare andrà incontro a severe sanzioni, rischiando persino di perdere completamente il beneficio. Chi non si presenta nel giorno della prima convocazione si vedrà sospendere l’erogazione del sussidio per un mese. Chi dovesse dare buca anche al secondo appuntamento non riceverà il reddito per due mensilità. Alla terza occasione andata deserta viene invece revocato completamente il beneficio. Inoltre, si andrà incontro a decurtazioni anche nel caso in cui dopo la convocazione e l’avvio del percorso di inserimento lavorativo uno dei componenti del nucleo familiare non partecipi alle iniziative di orientamento o ai progetti indicati dal centro per l’impiego.
I problemi per le convocazioni: rinviate nel Lazio
Nel giorno in cui dovevano partire le convocazioni, però, ci sono dei problemi tecnici che impediscono – almeno in alcune regioni – di avviare la procedura. Secondo quanto riferisce l'assessore al lavoro della Regione Lazio, Claudio Di Berardino, la seconda fase del reddito di cittadinanza non è potuta partire oggi: "Avremmo dovuto cominciare oggi a chiamare i beneficiari del reddito di cittadinanza con una procedura operativa che consentiva di contattare tutti coloro che devono fare il patto per il lavoro, ma la strumentazione non è arrivata dall'Anpal". L'Anpal è "in palese ritardo", secondo quanto comunica Di Berardino. Tanto che finora ha fornito solamente un elenco cartaceo con 6mila nomi che è utilizzabile solamente nel caso in cui i destinatari si presentino spontaneamente.