Reddito di cittadinanza: nel decreto norma “anti furbetti” e per la disciplina dei trasferimenti
Come vi stiamo raccontando, il governo è al lavoro per impostare il decreto sul reddito di cittadinanza, per il cui finanziamento ci sono 7,1 miliardi di euro messi a bilancio con la legge di bilancio 2019. La versione definitiva del decreto dovrebbe arrivare dopo il Consiglio dei ministri di giovedì prossimo, nella considerazione che un ulteriore rinvio potrebbe determinare lo slittamento della data di entrata a regime, che fonti della maggioranza confermano essere ancora il primo aprile. Il lavoro della squadra che fa riferimento al ministero del Lavoro e a quello dell'Economia, dunque, dovrebbe concretizzarsi nelle prossime ore, dopo che saranno sciolti gli ultimi nodi riguardanti la platea dei beneficiari e le specifiche sulle diverse offerte di lavoro.
AdnKronos ha ottenuto alcune anticipazioni delle ultime modifiche al decreto, che il governo intende applicare per evitare la proliferazione dei cosiddetti “furbetti del reddito” e dunque disincentivare eventuali comportamenti fraudolenti. Spiega l’agenzia di stampa: “Si parte dall'offerta di lavoro. La prima, viene specificato, arriverà infatti in un raggio di 100 Km e nel caso in cui dovesse essere rifiutata, la seconda offerta prevederà un raggio di 250 km. In caso di un nuovo rifiuto, la terza offerta può arrivare da ogni angolo d'Italia. Esclusa l'ipotesi circolata nelle ultime ore di revocare il reddito già dopo il rifiuto della prima offerta”.
Resta ancora da capire come l’esecutivo si muoverà per “velocizzare” le procedure di offerta / valutazione della congruità del lavoro / decisione del beneficiario, considerando anche che la congiuntura economica non appare delle più favorevoli. Si ragiona anche sulla possibilità di garantire fino a 12 mensilità aggiuntive a quei beneficiari che accettino proposte di lavoro a distanza di oltre 250 chilometri dalla propria residenza.
La norma anti furbetti nel decreto sul reddito di cittadinanza
Una delle norme per evitare truffe o comportamenti fraudolenti sarebbe stata pensata per impedire che l’assegno del reddito di cittadinanza vada a quei nuclei familiari al cui interno ci siano persone che si sono dimesse dal lavoro negli ultimi 12 mesi. La stretta sulle dimissioni ovviamente terrà conto di quelle “per giusta causa”, ovvero delle dimissioni date a causa di mancati adempimenti del datore di lavoro (stipendi non pagati, eccetera).