Reddito di cittadinanza, ministra Calderone frena su stop dopo un solo rifiuto: “È una delle ipotesi”
La ministra del Lavoro Marina Calderone frena sulla proposta avanzata ieri dal sottosegretario leghista Claudio Durigon per modificare il Reddito di cittadinanza. "Sono le posizioni della Lega. Il mio compito è quello di fare sintesi e quindi poi di portare un ragionamento", ha detto questa mattina la ministra a margine della presentazione del Rapporto Inapp alla Camera. In pratica la Lega chiede uno stop al sussidio dopo la prima offerta di lavoro congrua rifiutata e una durata predefinita e limitata della misura. "È una delle posizioni" sul tavolo, ha specificato Calderone.
Ieri il sottosegretario Durigon ha spiegato la ricetta della Lega per cambiare il Reddito di cittadinanza. Nel dettaglio il membro del Carroccio ipotizza non una cancellazione improvvisa dell'assegno per i percettori che sono in grado di lavorare, ma l'importo scalerà gradualmente e l'aiuto sarà rinnovabile per periodi sempre più brevi.
La proposta della Lega, secondo Durigon, "è più morbida di altre che circolano nella coalizione, ma si muove nello stesso solco" e il punto di partenza è che "il sussidio non può essere a vita. Va fissato un termine oltre il quale non si può andare, un po' come con la Naspi", l'indennità di disoccupazione. Il percorso immaginato da Durigon, "prevede, dopo i primi 18 mesi di Reddito, che si possa andare avanti al massimo per altri due anni e mezzo, ma con un décalage".
In sostanza dopo i primi 18 mesi, se la persona non ha trovato un lavoro, viene sospesa dal sussidio e inserita per sei mesi in un percorso di politiche attive del lavoro. Se dopo 6 mesi la persona è ancora senza lavoro, potrebbe ottenere di nuovo il Reddito, "ma con un importo tagliato del 25% e una durata ridotta a 12 mesi", durante i quali continuerebbe a fare formazione. Se anche dopo questo periodo il beneficiario non è entrato nel mercato del lavoro, verrà sospeso per altri sei mesi, passati i quali potrà chiedere per l'ultima volta il Rdc, questa volta "solo per sei mesi e per un importo decurtato di un altro 25%. Prenderà cioè la metà di quanto prendeva all'inizio".
La riforma pensata dal Carroccio, come si diceva, prevede inoltre che il beneficiario perde il diritto al Reddito di cittadinanza anche rifiutando una sola offerta congrua di lavoro (oggi sono due).
Da questa stretta verrebbe colpito "un percettore su tre del Rdc", dice Durigon. Infine la questione controlli: "Pensiamo – ha aggiunto il sottosegretario – che il sistema non debba più essere gestito centralmente dall'Inps ma sul territorio dai Comuni, che conoscono meglio le reali situazioni di povertà".