Reddito di cittadinanza, la maggior parte delle domande dal Sud: pochissimi i giovani
Il decretone su reddito di cittadinanza e quota 100 in tema di pensioni è approdato nell’Aula della Camera. In mattinata è partita la discussione generale con il dibattito che proseguire per ore. Domani, martedì 19 marzo, potrebbe arrivare la blindatura del governo con la questione di fiducia: si attende la decisione al termine della discussione generale. Con la volontà di chiudere nel minor tempo possibile la partita alla Camera e tornare al Senato per il via libera definitivo che dovrà arrivare entro il 29 marzo. A Montecitorio il testo ha già subito qualche importante modifica durante l’esame in commissioni Lavoro e Affari sociali. Non solo il provvedimento ha recepito l’intesa con le Regioni sui navigator (saranno solo 3mila), ma anche le nuove norme sui disabili e la stretta sui finti genitori single.
Chi sono i richiedenti del reddito di cittadinanza
La possibilità di presentare domanda per il reddito di cittadinanza è partita il 6 marzo: per capire chi ha fatto richiesta il Sole 24 Ore ha svolto un’analisi sulla base delle domande pervenute fino al 15 marzo ai Caf Acli, Cisl e Uil. Il campione analizzato è di 63.814 domande, su un totale di 293mila, tra cui 140mila attraverso i Caf. Il primo dato che emerge è la predominanza del Sud e delle Isole, con il 55,2% delle richieste. Dal Nord, invece, è arrivato il 23,3% delle domande, dal Centro il 21,4%. Per quanto riguarda le regioni, come confermano anche i dati del ministero del Lavoro, la prima regione è la Campania con più di 20mila richieste.
Pochi i giovani a presentare richiesta finora: sono solo il 6,7% del totale. Netta la prevalenza dei richiedenti tra i 30 e i 67 anni (82,5%). Secondo questi dati, dunque, non è bastata la norma che prevede che gli over 26 – per chiedere il sussidio – vengano considerati nucleo familiare a sé, nel caso in cui non convivono con i genitori ma sono fiscalmente a loro carico. A spiegare come mai ci siano così poche domande da parte dei giovani è Paolo Conti, direttore dei Caf Acli: “Gli under 30 risulteranno più spesso inseriti nel nucleo familiare dei genitori, e quelli che fanno nucleo a sé hanno già probabilmente una fonte di reddito e quindi non presentano la domanda”. Per quanto riguarda gli over 67, parliamo del 10,7% del totale: sono persone che non seguiranno un percorso di inserimento lavorativo.
Sono 9mila le domande presentate da stranieri, il 15% del totale. Tra questi ci sono anche i cittadini comunitari: in testa, per numero di domande, ci sono i cittadini romeni (585), seguiti da quelli marocchini (514) e albanesi (327). C’è un ulteriore elemento per quanto riguarda i cittadini stranieri: quelli extra-Ue dovranno integrare la documentazione presentata con la certificazione – scritta in lingua italiana – proveniente dai paesi d’origine. In generale, chi ha presentato domanda dal 6 marzo fino al giorno in cui verrà approvato il decretone, avrà la possibilità di integrare la documentazione. Giovanni Ventura, presidente Caf Cisl, spiega: “Dovremo richiamare questi richiedenti agli sportelli per integrare la domanda e vedere nel dettaglio come sarà regolamentato questo aspetto, che potrebbe presentare criticità”.