Reddito di cittadinanza, ipotesi revisione: incentivare l’inserimento nel mondo del lavoro
Il reddito di cittadinanza potrebbe non essere più lo stesso. La misura potrebbe subire degli aggiustamenti, prevedendo per esempio più poteri ai Comuni che devono effettuare verifiche sui furbetti, e controlli più stringenti per scovare i cittadini che non accettano i lavori pur percependo il sussidio. E una piattaforma digitale unica gestita a livello centrale per controllare l'attività svolta da navigator e centri per l'impiego, per monitorarne il lavoro e intervenire subito in caso di intoppi. Ma in cantiere ci sarebbero anche più sgravi per le imprese che assumono i percettori dell'assegno.
L'ipotesi di una modifica è stata ventilata dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in vista della Nota di aggiornamento al Def (che dovrebbe approdare in Cdm domani 30 settembre). "Il progetto di inserimento nel mondo del lavoro collegato al reddito di cittadinanza ci vede ancora indietro – aveva detto nei giorni scorsi intervenendo al Festival dell'Economia di Trento – Ho già avuto due incontri con i ministri competenti: dobbiamo completare quest'altro polo e dobbiamo riorganizzare anche una sorta di network per offrire un processo di formazione e riqualificazione ai lavoratori".
Il premier Conte pensa quindi a un sistema telematico, che servirà a mettere in comunicazione i sistemi regionali dei centri per l'impiego con un unico ‘cervello' nazionale, permettendo di incrociare in modo più efficace i percettori con le offerte di lavoro, verificando così chi rifiuta le offerte perdendo il diritto all'assegno. La legge prevede infatti che perda il sussidio chi rifiuta una delle tre offerte di lavoro congrue ricevute. Al momento questo meccanismo rimarrà, ma non è detto che l'emergenza Covid possa portare a ritocchi. A fare pressing sul governo per le modifiche della misura è anche il Pd, che chiede per esempio di affiancare ai centri per l'impiego pubblici le agenzie del lavoro.
Perché il punto è proprio l'inserimento nel mondo del lavoro, vero punto debole della misura. Come ricorda il Sole 24 Ore sulla base degli ultimi dati rilevati dal sistema di monitoraggio del ministero del lavoro (aggiornamento al 7 luglio 2020), "gli individui beneficiari del reddito di cittadinanza, indirizzati ai centri per l'impiego, che hanno un rapporto di lavoro attivato successivamente all'accoglimento della domanda di beneficio sono 196mila pari al 22% degli individui soggetti alla sottoscrizione del patto per il lavoro ed al 18,7% del totale degli individui inviati a centri per l'impiego. Dei 196mila beneficiari che hanno un rapporto di lavoro, sempre allo scorso 7 luglio, 100mila sono risultati ancora attivi".
Sulla revisione della misura bandiera del M5s la viceministra Laura Castelli afferma: "Tutte le grandi riforme hanno bisogno di un tagliando. Dal reddito non si torna indietro, ma è una riforma che va completata". E sulla possibilità di chiedere un voto in Aula sulle modifiche al reddito di cittadinanza, Castelli dice: "Ci sono emendamenti di modifica presentati anche dal M5S, il confronto sarà serio e a tutti i livelli. Faremo tesoro di quanto emerge, a cominciare dalle proposte che arriveranno da sindaci e imprenditori".
La sospensione del reddito di cittadinanza
Intanto però il reddito di cittadinanza si interromperà per un mese, a partire da mercoledì 30 settembre, per circa 450.000 nuclei famigliari (su 1,3 milioni di beneficiari) che avevano iniziato a percepirlo fin dall'avvio, ad aprile 2019. Questi dovranno presentare nuova domanda a ottobre, in attesa di una riconferma a novembre. Lo stop non riguarderà comunque le pensioni di cittadinanza. Nelle nuove domande per ottenere l'assegno bisognerà nuovamente dimostrare di avere i requisiti reddituali e patrimoniali: un Isee sotto i 9.360 euro, possesso di auto e moto nei limiti. Una volta ottenuto il rinnovo si perde il diritto all'assegno se si rifiutano fino a due offerte di lavoro se troppo lontane da casa, come era invece consentito nei primi 18 mesi.