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Reddito di cittadinanza, le ultime notizie

Reddito di cittadinanza, i fondi scendono a 6,1 miliardi: “Ma i beneficiari rimangono 5 milioni”

I fondi per il reddito di cittadinanza, dopo la trattativa tra il governo e la Commissione europea, scendono da 9 a 6,1 miliardi. Una riduzione dovuta a nuovi calcoli, assicurano da Palazzo Chigi, spiegando che non cambieranno né la platea dei beneficiari né la partenza della misura, prevista per marzo.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il costo del reddito di cittadinanza scenderà a circa 6,1 miliardi di euro al quale si aggiunge un miliardo da investire per i centri per l’impiego. Fonti di Palazzo Chigi spiegano che però nulla cambia per la misura dopo la trattativa con la Commissione europea: sia nei tempi che nella platea. Quindi, spiegano dal governo, il risparmio è dovuto solo al fatto che il reddito partirà a fine marzo, mentre i 9 miliardi erano previsti per una misura che doveva coprire tutti i 12 mesi. Inoltre, sulla base dei dossier tecnici, si stima che a richiedere il reddito sarà il 90% degli aventi diritto. Quindi la misura dovrà essere finanziata solo per nove mesi.

Da qui il calcolo di Palazzo Chigi:  “Se dividiamo i 9 miliardi per 12 mesi e moltiplichiamo per il costo mensile per 9 mesi, si ottengono 6,75 miliardi all'anno. In base all'aggiustamento tecnico-statistico, il 90% di 6,75 miliardi fa 6,1 miliardi. Sommando a questa cifra 1 miliardo necessario per i centri per l'impiego otteniamo 7,1 miliardi, il costo definitivo del reddito di cittadinanza per il 2019”. Per questo motivo sarebbe “falso” sostenere che gli stanziamenti siano scesi, nonostante in effetti ci sia un’ingente riduzione, quanto meno in termini assoluti, delle risorse previste.

Per quanto riguarda il 2020 e il 2021 non sarà necessario un miliardo l’anno per i centri per l’impiego, secondo il governo, “ma soltanto 300 milioni per pagare gli stipendi ai nuovi assunti”. I restanti 700 milioni verrebbero dirottati sul reddito. Non c’è quindi “nessuna variazione”, assicurano ancora da Palazzo Chigi. In particolare, le modifiche sono dovute a due ragioni:

La prima è una valutazione tecnico-statistica. Storicamente, le misure di sostegno sociale non sono richieste da tutti coloro che fanno parte della platea degli aventi diritto: sulla base dell'esperienza recente, la percentuale di chi fa richiesta non è stata superiore all'80%. Ad esempio, le domande per il Rei sono state presentate da circa il 50% di chi ne aveva diritto. Rispetto alla stima iniziale dei costi presentata a settembre, che si basava sull'ipotesi che tutti gli aventi diritto al reddito ne facciano richiesta, le nostre nuove relazioni tecniche sono comunque molto prudenti perché si basano sull'ipotesi che sia il 90% di chi ha diritto a fare richiesta. Si tratta ovviamente di una previsione, perché il diritto resta per tutti coloro che rispettano i parametri stabiliti, ma consente di stimare con più precisione lo stanziamento veramente necessario. Il secondo motivo per cui le nostre stime di costi cambiano è che nel 2019 non serviranno più 9 miliardi, perché la misura partirà a fine marzo e dovrà essere finanziata solo per nove mesi. Quindi, se dividiamo i 9 miliardi per 12 mesi e moltiplichiamo per il costo mensile per 9 mesi, si ottengono 6,75 miliardi all'anno. In base all'aggiustamento tecnico-statistico, il 90% di 6,75 miliardi fa 6,1 miliardi. Sommando a questa cifra 1 miliardo necessario per i centri per l'impiego otteniamo 7,1 miliardi, il costo definitivo del reddito di cittadinanza per il 2019.

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