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Reddito di cittadinanza, le ultime notizie

Reddito di cittadinanza era discriminatorio verso stranieri, Italia ora rischia ricorsi per 3 miliardi

Il requisito dei dieci anni di residenza in Italia per il Reddito di cittadinanza era discriminatorio, ha stabilito la Corte Ue. Ora potrebbero partire i ricorsi di chi si è vista negata la misura. Per l’Inps, pagare il Rdc a tutti i cittadini stranieri in Italia sarebbe costato 3 miliardi di euro (in quattro anni). La cifra scende a 850 milioni contando solo le famiglie che hanno fatto domanda senza successo. Ma la questione legale non è ancora chiusa del tutto.
A cura di Luca Pons
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L'Italia potrebbe essere costretta a pagare centinaia di milioni di euro – potenzialmente fino a 3,1 miliardi – alle famiglie che si sono viste negare il reddito di cittadinanza a causa di un requisito discriminatorio. Una sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea ha stabilito che inserire tra i requisiti anche la residenza in Italia di almeno dieci anni (di cui gli ultimi due continuativi) per i cittadini stranieri era illegittimo, e ha causato una "discriminazione indiretta" ai danni di chi non ha potuto ottenere la misura. Potrebbero, quindi, aprirsi le porte a una serie di ricorsi.

Tuttavia, la questione è complicata sul piano legale, e non è detto che si sia già definita del tutto. Il motivo è che la sentenza della Corte Ue è partita da una richiesta del Tribunale di Napoli, che ha chiesto di chiarire se il requisito in questione fosse legittimo oppure no. Nel farlo, i giudici di Napoli hanno definito il reddito di cittadinanza come una "prestazione di assistenza sociale".

Di fronte a questo, la Corte europea (che ha chiarito che non è sua responsabilità verificare queste definizioni), ha risposto: no, il requisito dei dieci anni di residenza in Italia non è legittimo per una prestazione di assistenza sociale. In linea con le contestazioni già avanzate dall'Unione europea. Infatti, le direttive comunitarie indicano che è un "soggiornante di lungo periodo" chiunque venga da Stati extracomunitari e risieda in un Paese Ue ininterrottamente per cinque anni. E questa soglia potrebbe abbassarsi per i cittadini di Stati europei che risiedono in Italia.

Da qui, dunque, i possibili ricorsi. Il problema, però, è che legalmente non è affatto detto che il Rdc sia davvero una "prestazione di assistenza sociale". E, quindi, non è detto che la sentenza della Corte Ue si applichi. Infatti, nel gennaio 2022 la Corte costituzionale ha stabilito con una sentenza che il Reddito, anche se ha "tratti propri di una misura di contrasto alla povertà", non si "risolve in un mero sussidio economico", perché ha anche "obiettivi di politica attiva del lavoro e di integrazione sociale".

Dunque, non è ancora certo che il requisito dei dieci anni sia da considerare illegittimo dal punto di vista legale. La stessa Corte costituzionale deve ancora esprimersi con una sentenza proprio su questo punto, e aspettava il giudizio della Corte europea. Resta da vedere quindi quali valutazioni faranno i giudici.

In base a questo verdetto, molti cittadini potrebbero ritrovarsi con la possibilità di fare ricorso. In preparazione per la sentenza della Consulta, l'Inps aveva preparato già nei mesi scorsi un documento interno che riportava quanto sarebbe costato all'Italia non inserire il requisito dei dieci anni di residenza.

Se il Reddito di cittadinanza fosse stato aperto a tutti i cittadini stranieri, la spesa sarebbe stata di 3,09 miliardi di euro in quattro anni circa. Se invece si considerano solo le famiglie straniere che hanno richiesto il Rdc, ma hanno visto la loro domanda respinta per mancanza del requisito di residenza – 106mila in tutto – si arriverebbe a 850 milioni di euro. Circa 600 ricorsi sul tema sono già attivi. Se la Consulta desse loro ragione, potrebbero partirne molti altri.

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