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Recovery plan, salta il salario minimo nell’ultima versione inviata al Parlamento

Nella versione finale del testo del Recovery plan che il premier Draghi illustrerà in Parlamento non c’è più il salario minimo, misura che invece figurava tra le politiche di supporto indicate a settembre nelle linee guida per la stesura del Piano italiano di ripresa e resilienza. Confermata invece la riforma degli ammortizzatori sociali.
A cura di Annalisa Cangemi
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Oggi pomeriggio Mario Draghi presenterà a Montecitorio il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che entro entro venerdì 30 aprile dovrà essere trasmesso a Bruxelles, dopo il passaggio alle Camere. Alle 16 il premier illustrerà in Aula i progetti di riforma e le richieste di finanziamento elaborate dal Consiglio dei ministri sabato notte. Poi domani alle 15 toccherà al Senato.

Il Recovery plan italiano si inserisce nell'ambito del programma Next Generation EU, il pacchetto da 750 miliardi di euro concordato dall’Unione europea per il contrasto dell'emergenza sanitaria ed economica. Il piano prevede investimenti pari a 222,1 miliardi di euro: 191,5 miliardi di euro vengono finanziati attraverso il Recovery and resilience Facility (RRF), lo strumento chiave del Ngeu. Altri 30,6 miliardi sono parte di un Fondo complementare, finanziato attraverso lo scostamento di bilancio approvato lo scorso 15 aprile.

Ma nella bozza del piano non c'è più traccia del salario minimo, una misura che invece era stata indicata nelle linee guida per la stesura del Piano italiano di ripresa e resilienza per accedere alle risorse previste dal Recovery Fund. Tra le le politiche e riforme di supporto al piano elencate c'era infatti "l'introduzione del salario minimo legale" che avrebbe garantito "ai lavoratori nei settori a basso tasso di sindacalizzazione un livello di reddito collegato ad uno standard minimo dignitoso, evitando al contempo dumping contrattuale e rafforzando la contrattazione nei settori in cui è più debole".

Eppure questa misura era stata sollecitata proprio dalla Commissione Ue: "Tutti devono accedere ai salari minimi, anche attraverso la contrattazione collettiva. I salari minimi funzionano, è giunto il momento che il lavoro ripaghi", aveva detto a settembre la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen nel suo intervento sullo Stato dell'Unione. "Il dumping salariale danneggia i lavoratori e gli imprenditori onesti, mette a repentaglio la concorrenza sul mercato del lavoro – aveva aggiunto – per questo faremo una proposta per un salario minimo in tutti gli Stati dell'Unione. Tutti devono avere accesso ai salari minimi o attraverso la contrattazione collettiva o con salari mini statutari, è arrivato il momento che il lavoro venga pagato nel modo equo".

Il M5s aveva anche rivendicato l'introduzione del salario minimo come un suo risultato: "Nel programma di Ursula von der Leyen ci sono anche scelte dei 5 Stelle, non è un caso che ieri abbia parlato di salario minimo europeo", aveva detto Di Maio.

Mentre l'allora ministra del Lavoro Nuniza Catalfo commentava così: "Il salario minimo è da sempre un obiettivo mio e di tutto il Movimento 5 Stelle. Una risposta essenziale per contrastare il cosiddetto dumping salariale, riequilibrare il sistema di concorrenza interna fra le imprese e ridare dignità e futuro ai "working poor" (i lavoratori poveri) e alle loro famiglie. Una risposta che la crisi innescata dalla pandemia ha reso ancora più urgente e necessaria e sulla quale, come Italia, dobbiamo investire con determinazione nel nostro progetto di rilancio".

È stata confermata invece nella bozza inviata al Parlamento la riforma degli ammortizzatori sociali: la cassa integrazione sarà estesa a tutti e sarà modulata sulla base delle dimensioni dell’impresa e tenendo conto delle caratteristiche del settore in cui operano. Previsto anche un sistema di tutele per i lavoratori autonomi.

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