Recovery Fund, la bozza del piano del governo per rilanciare il Paese dopo il Covid-19
Si apre una settimana di fuoco per il governo, che si trova a discutere sulla cabina di regia che dovrà gestire il Piano nazionale di resilienza e rilancio (Pnrr, cioè i 209 miliardi di euro del Recovery Fund) mentre in Parlamento si avvicina il voto sulla riforma del Meccanismo europeo di stabilità. Due temi delicatissimi per gli equilibri della maggioranza. Oggi la discussione si concentrerà sull'approvazione della bozza del Piano di rilancio dell'economia dopo la crisi innescata dalla pandemia di coronavirus. Bozza di cui Fanpage.it ha potuto visionare una copia e che si pone l'obiettivo di allocare le risorse europee. Il testo è ancora sul tavolo del Consiglio dei ministri, per cui potrebbe ancora essere oggetto di modifiche. Vediamo però intanto quali sono i punti principali del piano del governo per la ripresa economica italiana.
I problemi strutturali dell'economia italiana
"L'Italia è stata colpita per prima e duramente. La strategia di contenimento della diffusione del virus, adottata dal Governo italiano e seguita da quasi tutti gli altri Paesi, ha imposto sacrifici personali, sociali ed economici per tutelare la salute pubblica e per evitare i danni ancora peggiori che una diffusione incontrollata potrebbe provocare. Oggi l’Europa si trova a dover fronteggiare una seconda ondata epidemica, che non potrà non avere riflessi negativi anche sull’economia", si legge nella premessa firmata da Giuseppe Conte. Quindi si illustra la "strategia di rilancio per la resilienza e la crescita sostenibile e inclusiva". Ma solo dopo aver evidenziato le difficoltà strutturali che hanno frenato la crescita negli ultimi anni e che hanno ampliano disparità di reddito, genere e territoriali già di per sé significative. Specialmente dopo la crisi del 2008, le deboli prospettive occupazionali hanno causato una fuga di cervelli consistente, facendo perdere al Paese giovani laureati e lavoratori qualificati. La crisi del debito ha fatto crollare gli investimenti pubblici e le calamità naturali degli ultimi anni, indotte anche dal cambiamento climatico, hanno rimarcato la debolezza del sistema di infrastrutture.
Gli obiettivi del Piano di rilancio
L'epidemia di coronavirus, prosegue le bozza, ha quindi pesato a livello economico in un contesto già di per sé precario. Anche se l'impatto sul mercato del lavoro è stato attutito dagli ammortizzatori sociali messi in campo dal governo, sono stati comunque persi numerosi posti di lavoro. Un fattore che ha colpito maggiormente giovani e autonomi. Si parla quindi di potenziare il servizio pubblico per l'impiego, riconoscendo però allo stesso tempo come la "debole capacità amministrativa del settore pubblico italiano ha rappresentato un ostacolo al miglioramento dei servizi offerti e agli investimenti pubblici negli ultimi anni".
Il Piano di rilancio, allora, dovrà partire proprio da un'agenda di riforme della Pubblica amministrazione, che deve avere al suo centro la digitalizzazione di processi e servizi. Partendo sempre dalle difficoltà riscontrate, il Pnrr si pone anche l'obiettivo di affrontare le disparità di genere, territoriali e generazionali nel mercato del lavoro: si punta a portare il tasso di occupazione italiano (specialmente per quanto riguarda quello giovanile e quello femminile nel Mezzogiorno) ai livelli della media Ue entro la fine del decennio. Tutte queste trasformazioni, afferma la bozza, dovranno essere realizzate ponendo l'accento sulla transizione verde e digitale, che "saranno gli ingredienti-chiave della strategia di Governo".
La riforma fiscale
Si parla quindi della riforma fiscale, che secondo il Piano del governo dovrà essere strutturata in una revisione dell'Irpef. "Si ritiene ne che l’esigenza sia ora di concentrare le risorse disponibili per ridurre prioritariamente la pressione fiscale sui redditi medi", si legge. E ancora: "Finora siamo infatti intervenuti sui lavoratori con reddito fino a 40mila euro, ora dobbiamo intervenire a favore dei lavoratori (sia dipendenti sia autonomi) con un reddito medio, ovvero orientativamente incluso tra 40 e 60 mila euro, perché si tratta della fascia che oggi sconta livelli di prelievo eccessivi rispetto ai redditi ottenuti".
Nel documento poi si aggiunge: "Le aree di intervento scelte offrono un'opportunità storica per rafforzare la crescita e la resilienza del Paese, garantendo inoltre una maggiore coerenza tra il PNRR e gli obiettivi politici generali della Commissione europea in materia di coesione sociale, digitalizzazione e transizione verde". In questo modo si favoriranno anche gli investimenti delle istituzioni finanziarie dell'Ue, come ad esempio la Bei, innescando così un "più forte effetto moltiplicatore e una strategia comune veramente europea".
Le risorse stanziate
Infine, per quanto riguarda le risorse necessarie a finanziare queste misure, "l’insieme dei fondi europei compresi nel Quadro Finanziario Pluriennale e nel Next Generation EU mettono a disposizione dell’Italia un volume di circa 309 miliardi di euro nel periodo 2021-2029". Per quanto riguarda specificatamente le risorse volte a finanziare il Pnrr, tra il 2021 e il 2026 il nostro Paese riceverà 65,4 miliardi di euro di sovvenzioni e 127,6 miliardi di euro di prestiti, "ovvero 193 miliardi complessivamente, che il Governo intende utilizzare appieno".
Il 70% delle prime sovvenzioni verrà impegnato già entro la fine del 2022 (e quindi speso per l'inizio del 2023). Il restante 30%, invece, verrà utilizzato tra il 2023 e il 2025. In un primo momento, quindi, si farà più uso delle sovvenzioni, mentre tra il 2024 e il 2026 si conta che la quota maggiore di risorse utilizzate per finanziare i progetti illustrati nel Pnrr verrà dai prestiti europei.