Recovery Fund, a rischio 150 miliardi: il piano di aiuti Ue potrebbe scendere a 600 miliardi
Il Consiglio europeo che si terrà il 17 e 18 luglio è chiamato a discutere del Recovery Fund, il piano – denominato Next Generation Eu – che permetterà agli stati membri di usufruire di risorse da investire per la ripartenza dopo l’emergenza Coronavirus. Ma il rischio, trapelato in queste ore e riportato da Repubblica, è che i fondi vengano tagliati, passando dall’attuale ipotesi di 750 miliardi a 600, con un investimento di 150 miliardi in meno. Ad oggi la parte sicura è quella dei 560 miliardi di euro riguardanti il vero e proprio Recovery: 310 miliardi di aiuti a fondo perduto e 250 di prestiti.
Recovery Fund, a rischio 150 miliardi
A rischio ci sarebbero i 190 miliardi a fondo perduto derivanti da altri programmi. Fondi su cui l’Italia punta con convinzione. Sembra che di questi 190 miliardi possano essere salvati con certezza solamente i 13 di Horizon (per la ricerca) e i 7 destinati alla sanità. Per un totale di 580 di valore per il Next Generation Eu. La cifra potrebbe salire fino a 600 miliardi, ma sembra difficile riuscire ad arrivare a 650. La partita è anche sul controllo delle spese e sulle condizionalità per dare le risorse. L’Italia è su una posizione più rigida, anche rispetto a Spagna e Portogallo. Ma alcuni Paesi vorrebbero più controlli.
Il commissario Hahn: opportunità per Italia
In vista del Consiglio europeo, il commissario Ue al bilancio, l’austriaco Johannes Hahn, in un’intervista a La Stampa parla del Recovery Fund, sostenendo che “rappresenta una preziosa opportunità per l’Italia, perché potrà fare le riforme necessarie per essere più preparata e indipendente in caso di una nuova crisi”. Per Hahn è “importante aiutare l’Italia”, anche attraverso un compromesso in Europa che dia però un “forte segnale, anche per i mercati: bisogna dimostrare che l’Ue sa decidere e non solo discutere”. L’importanza di questo piano viene riconosciuto anche dall’Austria, spiega il commissario: “Tutti hanno capito che è necessario un compromesso e che per farlo ognuno deve muoversi verso il centro”.