Rapporto Svimez, nel 2023 crescita dimezzata nel Mezzogiorno: dopo il Covid si riapre il divario Nord-Sud
Subito dopo la pandemia di Covid, grazie alle misure espansive straordinarie messe in campo per far ripartire l'economica, la crescita a Nord e a Sud si era pressoché allineata. Ma nel 2023 il Paese torna a spaccarsi: se il Pil crescerà dello 0,8% nelle Regioni settentrionali, in quelle del Mezzogiorno si fermerò a metà, allo 0,4%. Lo certifica il nuovo rapporto Svimez, presentato oggi a Roma, che scatta una fotografia alla situazione economica nel Meridione, sottolineando come lavoro povero ed emigrazione continuino a pesare nel divario Nord-Sud.
Nel 2023 il dato nazionale sulla crescita è fermo a +0,7%. L'anno successivo la crescita media del Pil dovrebbe restare invariata allo 0,7%, ma il divario tra Centro-Nord e Sud si dovrebbe in parte colmare, facendo registrare un +0,7% nelle Regioni settentrionali e un +0,6% in quelle meridionali. Nel 2025 le cose dovrebbero migliorare ulteriormente, con una crescita nazionale stimata al +1,2% (+1,3% nel Centro-Nord e +0,9% a Sud).
La riapertura del divario secondo Svimez è dovuta al crollo dei consumi delle famiglie meridionali, causato dalla contrazione del reddito disponibile. Nel biennio 2024-2025, comunque, il Paese potrà contare sull'effetto del Pnrr. Secondo le stime del rapporto è proprio grazie agli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza che nel Mezzogiorno si evita la recessione: senza il Pnrr, infatti, il Pil nelle Regioni meridionali nel 2024 e 2025 sarebbe stato rispettivamente di -0,6% e -0,7%.
A pesare sul crollo del potere d'acquisto delle famiglie nel 2022 è stata in particolare l'inflazione ad altissimi livelli, che ha colpito maggiormente le fasce più deboli della popolazione. Cioè le famiglie a basso reddito, che sono concentrate nelle Regioni del Mezzogiorno. Il rapporto Svimez evidenzia anche una crescita della povertà assoluta nel nostro Paese, che ha raggiunto livelli inediti: nel 2022 solo al Sud c'erano 2,5 milioni di persone che vivono in famiglie in povertà assoluta.
La povertà è aumentata nonostante proprio nelle Regioni meridionali nonostante in queste la ripresa dell'occupazione sia stata più accentuata. La precarietà, dopo un rimbalzo nell'immediato post-Covid, è tornata ad aumentare: nel Mezzogiorno il 22,9% dei lavoratori (circa quattro su dieci) non ha un contratto a tempo indeterminato, ma a termine.
Il rapporto Svimez sottolinea anche come rafforzare l‘occupazione femminile nel Mezzogiorno sia fondamentale. Il Sud Italia è uno dei territori dove il livello di occupazione femminile è tra i più bassi d'Europa. Tra le cause c'è anche una sistemica carenza di servizi e assistenza alla famiglia, che penalizza le donne. L'obiettivo deve allora essere quello di accrescere l'occupazione femminile potenziando il sostegno e la conciliazione tra famiglia e lavoro, anche per contrastare il declino demografico che il nostro Paese sta vivendo.