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Rapporto Cgil: la crisi non passa mai e scende la fiducia verso il futuro e il prossimo

Un pessimismo crescente rispetto al 2015 riduce le prospettive di ripresa economica e indebolisce la solidarietà. Forbice sociale sempre più larga nel Mezzogiorno.
A cura di Redazione
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È la sfiducia quella che emerge dal Rapporto sulla qualità dello sviluppo realizzato da Tecnè e dalla Fondazione Di Vittorio, l'Istituto nazionale della Cgil per la ricerca storica. Uno stato d'animo che descrive non solo i sentimenti degli italiani, ma che ha dirette conseguenze sulla ripresa economica e sulla solidarietà verso il prossimo. Secondo il rapporto, gli italiani sono meno propensi a credere che nei prossimi 12 mesi migliorerà la condizione del paese (31% contro il 44% del 2015) e quella individuale (11% contro il 13%). Se poi si riflette sul lavoro, il 24% pensa che entro l'anno aumenterà l'occupazione (era il 31% nel 2015).

La sfiducia deriva, secondo il rapporto, dal protrarsi di una crisi economica che ha di fatto accresciuto la forbice sociale. L'indice generale della qualità dello sviluppo è sceso, dal 2015, da 100 a 99 punti soprattutto al Nord e al Centro, ma nel Sud Italia – dove il calo è stato minore in ragione forse di uno standard già basso – la distribuzione dei redditi appare maggiormente polarizzata. Considerata la stessa variabile dell'indice generale della qualità dello sviluppo restano in testa le regioni del Nord-est (Trentino Alto Adige a 136, Friuli Venezia Giulia a 113 e Veneto a 112). Le regioni che hanno fatto registrare una crescita maggiore sono Liguria e Marche. In fondo alla "classifica" Campania, Sicilia e Calabria.

Le conseguenze del generale clima di sfiducia si traducono in un indebolimento della solidarietà. Il 12%, secondo il rapporto, è propenso ad avere fiducia di un prossimo sconosciuto; se poi l'altro è rappresentato da "immigrati o persone dall'aspetto trascurato e trasandato" la fiducia scende all'8%. Se invece il prossimo è il vicino di casa la fiducia si attesta sul 70% (69% nel 2015). In salita anche la fiducia verso i rappresentanti delle Forze dell'ordine (dall'81% all'82%). Ciononostante, prosegue il rapporto, "la fiducia incondizionata, rispetto alla condizione e al ruolo, resta bassissima". Altra conseguenza del calo della fiducia verso il futuro è un potenziale rallentamento alla crescita economica, poiché, in assenza di prospettive avvertite come probabili, i soggetti non investono in consumi e progetti di vita.

A commento del rapporto, il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha sottolineato "la necessità di cambiare rotta rispetto alle politiche economiche e sociali", perché "dare risposte partendo dai più deboli non solo è giusto ma è il meccanismo necessario per dare sicurezza a tutti, per dare fiducia evitando dumping e diseguaglianze".

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