Radicali denunciano Italia a Ue: “Concessioni e licenze a vita, concorrenza è bene comune”
Nei giorni in cui si celebra il 60esimo anniversario dei Trattati di Roma, i Radicali italiani denunciano le "continue violazioni delle direttive europee" da parte dell'Italia, in particolare la Bolkestein, quella sulla concorrenza, e si rivolgono alla Commissione europea.
"Il Parlamento italiano continua a votare provvedimenti che vanno contro la direttiva 2006/123, sebbene il diritto europeo sia preminente nei confronti di quello interno", ha spiegato il segretario di Radicali Italiani Riccardo Magi, che insieme al tesoriere Michele Capano e alla presidente Antonella Soldo ieri hanno depositato presso la sede della Commissione europea a Roma due denunce a carico dell'Italia per violazioni nel settore del commercio ambulante e delle concessioni balneari.
Nonostante la sentenza dellaa Corte di Giustizia dell'Ue, l'Italia ha disposto una nuova proroga per i titolari delle concessioni balneari con la legge di conversione del dl enti locali; mentre, attraverso il "milleproroghe", ha posticipato al 31 dicembre 2018 la scadenza delle concessioni per gli ambulanti. I Radicali denunciano il fatto che si tratti di norme in "palese contrasto con l’articolo 12 della direttiva Bolkestein", poiché, ad esempio, sulla questione dei balneari, è stata proprio la Corte di Giustizia europea con sentenza del 14 luglio del 2016 ad affermare "come il diritto dell’Unione si oppone a proroghe automatiche, in assenza di qualsiasi procedura di selezione dei potenziali candidati, delle concessioni per l’esercizio delle attività turistico ricreative nelle aree demaniali marittime e lacustri".
I dirigenti di Radicali italiani hanno depositato le denunce "proprio mentre è in corso un nuovo sciopero dei taxi", e a fronte "dell'offensiva del partito unico dell’anticoncorrenza che nel Parlamento italiano riunisce in modo trasversale tutte le forze politiche, a garanzia degli interessi delle corporazioni e a discapito di coloro – per la maggior parte giovani – che vorrebbero avviare un’attività imprenditoriale proprio in quei settori blindati da licenze a vita". Quella della concorrenza, hanno aggiunto, "è una delle principali questioni aperte nel Paese ed è ormai documentato come la sua mancanza determini pesanti pressioni sulla spesa pubblica senza garantire ai cittadini servizi e qualità della vita migliori. Adeguatamente regolamentata, infatti, la concorrenza è da considerarsi è un ‘bene comune'". Per questo, concludono i Radicali "crediamo che sia fondamentale rilanciare in Italia una proposta politica liberale, riformatrice ed europeista per un società aperta, dinamica e plurale, che apra il sistema economico all’innovazione e al merito, così da offrire servizi migliori agli utenti e opportunità all'iniziativa e alle idee di chi, in particolare tra i più giovani, non appartiene a caste corporative".