Quota 103, Ape sociale e pensioni minime: cosa vuole fare il governo con la manovra
Quota 103 e Ape sociale. La ricetta del governo Meloni sulle pensioni, per quest'anno, è sostanzialmente la stessa di quello passato. Più un altro ritocco verso l'altro per le minime, per provare ad avvicinare l'obiettivo di legislatura di portarle a mille euro per tutti. D'altronde il problema è il solito ed è arcinoto: di soldi non ce ne sono. I pochi che il governo è riuscito a trovare, peraltro con il deficit, verranno investiti sul rinnovo del taglio del cuneo contributivo e sulla riforma dell'Irpef. Perciò per la previdenza resta poco e nulla, soprattutto per una riforma complessiva – promessa dal centrodestra in campagna elettorale – per superare la legge Fornero.
Per quanto riguarda gli scivoli pensionistici, la scelta è praticamente già fatta: verranno rinnovati l'Ape sociale, forse con l'estensione ad altre categorie, e Quota 103, che permette di andare in pensione con 41 anni di contributi versati e 62 anni di età.
Forza Italia, intanto, spinge per aumentare ancora le pensioni minime, dopo i 600 euro raggiunti lo scorso anno. L'obiettivo è portarle a 650 per gli under 75 e a 670 per gli over 75, secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore. Dal 2024 scatterà anche l'indicizzazione all'inflazione, stimata al 5,4%. Grazie alla rivalutazione straordinaria, senza ulteriori interventi, si arriverà a un importo minimo di 615 euro. Per l'aumento servono risorse che il Mef dovrà capire dove trovare.
Resta sullo sfondo la questione Opzione Donna. La misura, fortemente rivista lo scorso anno, potrebbe essere confermata con il limite delle categorie – disabilità, aziende in crisi o lavoro di cura – eliminando la discriminante dei figli. Per tutte le donne comprese in queste categorie, infatti, potrebbe scattare lo scivolo a 58 anni, e non più a 60 come previsto in precedenza.