Quota 100 pensioni e reddito di cittadinanza: cosa sono le clausole di salvaguardia
Le due misure chiave del governo Lega-M5S, che sono anche quelle più costose della manovra di Bilancio, riforma delle pensioni con quota 100 e reddito di cittadinanza, sono adesso legge. Fonti di Palazzo Chigi hanno chiarito che la platea prevista per il reddito di cittadinanza non cambia: tutti i nuclei familiari che rientrano nei requisiti stabiliti, e cioè 1,8 milioni, circa 5 milioni di individui, possono fare domanda e ricevere il il sussidio. La relazione tecnica ha riportato un numero più basso, ma si trattava solo di un "un aggiustamento statistico", considerando che, per ipotesi, l'85% dei nuclei familiari che hanno diritto al reddito di cittadinanza ne farà effettivamente richiesta. Il decreto è stato varato ieri sera dal Consiglio dei ministri. Per il reddito di cittadinanza sono stati stanziati oltre 6 miliardi per il 2019 (più un miliardo da investire nei centri per l'impiego); mentre per quota 100, che consentirà di andare in pensione con 62 anni di età e 38 di contributi versati, sono stati messi sul tavolo 4 miliardi per quest'anno.
Nel ‘decretone' sono state inserite, a sorpresa almeno per quando riguarda la riforma delle pensioni, le clausole di salvaguardia, che serviranno a garantire l'equilibrio dei conti per l'attuazione di queste due misure, una sorta di ‘paracadute' messo a punto dalla Ragioneria Generale dello Stato. Nella bozza del testo si legge: "Nel caso in cui emerga il verificarsi di scostamenti [di spesa], anche in via prospettica, rispetto alle previsioni" è prevista "una riduzione degli stanziamenti iscritti nello stato di previsione del Ministero competente". Tradotto: in caso di sforamento dei 4 miliardi stanziati ad esempio per la riforma delle pensioni con quota 100, le spese aggiuntive in un primo momento attinte dal bilancio del ministero del Lavoro. Ma se ciò non bastasse è previsto lo stop alla misura per "assicurare il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione", quello "che assicura l'equilibrio tra le entrate e le spese del bilancio". E lo stesso blocco scatterebbe anche nel caso di uno sforamento delle spese per il reddito di cittadinanza. Come ha spiegato il quotidiano ‘la Repubblica' nel 2019 il Tesoro controllerà il numero di domande che arriveranno all'Inps. Poi dall'anno successivo il monitoraggio sarà trimestrale. In case venisse segnalato uno scostamento dalle stime iniziali verrebbe subito applicato subito il taglio, prima attingendo dai fondi al reddito di cittadinanza, poi effettuando altri tagli al bilancio dello Stato. Anche per quanto riguarda il reddito di cittadinanza verrà effettuato un monitoraggio costante e, in caso di esaurimento dei fondi dovuto a un numero elevato di domande, ci sarebbe la sospensione immediata dell'erogazione del sussidio, ed entro un mese la "rimodulazione dell’ammontare del beneficio".
"Se i numeri su reddito di cittadinanza e quota 100 non saranno rispettati scatteranno tagli: si chiamano clausole di salvaguardia e sono illegittime. Vediamo il testo che arriverà in Parlamento, ma non consentiremo di firmare altre cambiali sulla pelle degli italiani", ha detto Twitter Francesco Boccia, deputato Pd e candidato alla segreteria del Partito democratico.
"Il cosiddetto reddito di cittadinanza e quota 100 sono misure utili, sebbene parziali, temporanee, puntellate da pericolose clausole di salvaguardia", ha attaccato Stefano Fassina deputato LeU secondo cui i due interventi sono "effimeri" in quanto non accompagnati da adeguarti investimenti pubblici per rilanciare la domanda. "Per il reddito di cittadinanza, la scelta di confermare e irrobustire, per numero e importo del benefit, l'impianto del Rei è positiva e consente di affrontare con strumenti diversi le molteplici cause della povertà. Il problema è il legame con il lavoro, in quanto domanda di lavoro inevasa da parte delle imprese non c'è, in particolare nel Mezzogiorno". Per quanto riguarda quota 100, ha sottolineato Fassina, "oltre alla durata limitata soltanto al triennio 2019-2021 – conclude Fassina – vengono ‘dimenticati' gli esodati ancora rimasti senza salvaguardia. Sono circa 8.000. Dobbiamo salvaguardare anche loro attraverso un emendamento nel passaggio del Decreto in Parlamento".