video suggerito
video suggerito
Opinioni

Quirinale, la partita è aperta. E se Bersani facesse un passo indietro…

Salgono le quotazioni di Giuliano Amato, ma sarà decisivo l’ultimo incontro fra Berlusconi e Bersani. Sarà il primo vero passo verso le larghe intese? Oppure, come sperano in molti, la fine delle trattative e l’avvio di una nuova fase?
4 CONDIVISIONI
Amato-Colle

Quella tra Silvio Berlusconi e Pier Luigi Bersani assomiglia sempre di più ad una lunga ed estenuante partita a scacchi, in cui però solo uno dei due giocatori controlla tutti i suoi pezzi sul campo. Non vi è dubbio, infatti, che a pesare, come negli anni d'oro dei monocolori Dc, saranno più le divisioni interne ai partiti che le considerazioni di ordine politico – istituzionale. Però, se da una parte il Pd è ormai sull'orlo dell'esplosione, dall'altra il fortino del Cavaliere appare in grado di resistere alle turbolenze. Del resto, la linea del Cavaliere è semplice ed efficace ed è già riuscita a mettere con le spalle al muro il segretario del Pd. Berlusconi è disposto a lasciare che al Colle salga un uomo dei democratici, abbandonando ogni velleità di indicare una figura di centrodestra (Letta, Schifani) e ogni residua aspirazione personale (anche se dovrebbe essere il candidato di bandiera per la prima votazione); l'unica condizione posta è quella di una candidatura "non divisiva", bensì un nome in grado di facilitare quelle "larghe intese" di cui il Paese al bisogno. L'alternativa "secca" a questo scenario è il voto anticipato ed una campagna elettorale decisamente aggressiva, centrata sul "colpo di mano della sinistra".

Di fronte ad una simile decisione (convergenza su nome gradito al Pdl e lavoro per le grandi intese), nel Pd è scoppiato il caos totale. Bersani, infatti, sa il rischio che corre accettando l'abbraccio del giaguaro e non ha ancora rinunciato all'aspirazione di poter guidare un "governo del cambiamento" dopo l'elezione del nuovo Capo dello Stato. A tal fine, però, ha bisogno di allargare la sua base del consenso parlamentare e, tenendo fermo il no al governissimo, tornare a ragionare con il Movimento 5 Stelle. E farlo con un nome "gradito al Pdl" sembra impresa impossibile.

D'altro canto, Matteo Renzi ha rotto gli indugi e ha operato quello scatto in avanti che molti nel partito (e tra l'opinione pubblica) gli chiedevano da tempo. Niente corteggiamenti umilianti ai 5 Stelle, no ad un Presidente "per i prossimi sette mesi", no ad un nome di apparato; ma soprattutto riproposizione del bivio "fatale": o intesa con il Pdl oppure al voto, senza ulteriori esperimenti creativi. Ma c'è di più. Perché il Sindaco di Firenze ha compiuto il passo ulteriore, affossando nei fatti le candidature di Anna Finocchiaro e Franco Marini e aprendo una ulteriore falla all'interno del partito.

Tutto ciò senza nemmeno considerare un'altra corrente di opinione all'interno dei democratici. Trasversale, ma non per questo meno influente (soprattutto nel caso in cui si andasse alla conta). Sono quelli che, pur aborrendo le grandi intese, ritengono il percorso politico di Bersani concluso. E sono dell'opinione che serva un nome di forte discontinuità al Colle, magari anche gradito al Movimento 5 Stelle.

Un rebus complesso, dunque. Che diventa intricatissimo se si prova ad abbinare ad ogni opzione il "nome corrispondente" e la possibilità di elezione durante i primi decisivi tre scrutini. E se nel primo, i partiti proveranno a contarsi su un candidato di bandiera, dal secondo in poi bisognerà valutare i margini di un accordo che potrebbe avere conseguenze profonde sull'equilibrio politico anche a brevissimo termine.

4 CONDIVISIONI
Immagine
A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views