Quirinale, la nota integrale di Berlusconi: “Passo indietro per responsabilità, ma avevo i numeri”
Silvio Berlusconi non è più in corsa per il Quirinale. Il leader di Forza Italia ha ufficializzato il suo passo indietro in una nota letta dalla senatrice Ronzulli al vertice del centrodestra, al quale l'ex presidente del Consiglio non ha partecipato. Poi Berlusconi ha reso pubblico il testo, inviandolo alla stampa e pubblicandolo sui suoi canali social: "Sono davvero grato, dal profondo del cuore, alle molte migliaia di italiane e italiani che, in questi giorni, mi hanno manifestato affetto, sostegno e incoraggiamento da quando il mio nome è stato indicato per la Presidenza della Repubblica – ha scritto il leader di Forza Italia – Sono grato in particolare alle forze politiche del centrodestra che hanno voluto formulare la mia candidatura, ai tanti parlamentari di tutti gli schieramenti che hanno espresso il loro appoggio e il loro consenso, agli importanti esponenti politici stranieri, in particolare ai vertici del Partito Popolare Europeo, che si sono pronunciati a favore di questa proposta".
Berlusconi ha rivelato: "Dopo innumerevoli incontri con parlamentari e delegati regionali, anche e soprattutto appartenenti a schieramenti diversi della coalizione di centrodestra, ho verificato l’esistenza di numeri sufficienti per l’elezione". E ha sottolineato: "È un’indicazione che mi ha onorato e commosso, la Presidenza della Repubblica è la più Alta carica delle nostre istituzioni, rappresenta l’Unità della Nazione, del Paese che amo e al servizio del quale mi sono posto da trent’anni, con tutte le mie energie, le mie capacità, le mie competenze". Poi, "nello stesso spirito, ponendo sempre l’interesse collettivo al di sopra di qualsiasi considerazione personale, ho riflettuto molto, con i miei familiari ed i dirigenti del mio movimento politico, sulla proposta ricevuta".
Dopo diversi giorni di riflessione, secondo quanto spiegato da Berlusconi, è arrivata la sua risposta: "L’Italia oggi ha bisogno di unità, al di là della distinzione maggioranza-opposizione, intorno allo sforzo per combattere la gravissima emergenza sanitaria, per far uscire il paese dalla crisi – ha sottolineato – La Nazione riparte nei momenti difficili se tutti sappiamo trovare, come avvenne nel dopoguerra, un senso comune di appartenenza nella nostra democrazia, superando le lacerazioni e al di là delle legittime ed anzi necessarie distinzioni".
Per questi motivi "sono stato il primo a volere un governo di Unità Nazionale che raccogliesse le migliori energie del Paese, e che, con il concorso costruttivo anche dell’opposizione, è servito ad avviare un percorso virtuoso che oggi più che mai, alla luce della situazione sanitaria ed economica, deve andare avanti – ha continuato – Per questo considero necessario che il governo Draghi completi la sua opera fino alla fine della legislatura per dare attuazione al Pnrr, proseguendo il processo riformatore indispensabile che riguarda il fisco, la giustizia, la burocrazia".
Poi arriva il passo indietro: "In questo stesso spirito, ho deciso di compiere un altro passo sulla strada della responsabilità nazionale, chiedendo a quanti lo hanno proposto di rinunciare ad indicare il mio nome per la Presidenza della Repubblica – ha spiegato Berlusconi – Continuerò a servire il mio Paese in altro modo, come ho fatto in questi anni, da leader politico e da Parlamentare europeo, evitando che sul mio nome si consumino polemiche o lacerazioni che non trovano giustificazioni che oggi la Nazione non può permettersi".
Il leader di Forza Italia, infine, ha lanciato un messaggio agli alleati di coalizione, ma soprattutto agli altri partiti: "Da oggi lavoreremo quindi con i leader del centrodestra, che rappresenta la maggioranza nel Paese ed a cui spetta l’onere della proposta, per concordare un nome in grado di raccogliere un consenso vasto in Parlamento". Per Berlusconi "occorre individuare una figura capace di rappresentare con la necessaria autorevolezza la Nazione nel mondo e di essere garante delle scelte fondamentali del nostro Paese nello scenario internazionale, l’opzione europea e quella atlantica, sempre complementari e mai contrapponibili, essenziali per garantire la pace e la sicurezza e rispondere alle sfide globali". E ha concluso: "Spero che il Parlamento e i rappresentanti delle Regioni sappiano compiere questa scelta nel tempo più breve possibile e con un’ampia convergenza".
