Da quando nel pomeriggio di lunedì 17 gennaio, Matteo Salvini ha di fatto ammesso l'esistenza di un piano B per la corsa alla presidenza della Repubblica, azzoppando in modo forse definitivo la candidatura di Silvio Berlusconi, nei palazzi del potere rimbalza una sola domanda: quale nome ha in mente il leader della Lega? Nelle ultime ore si sono rincorse le ipotesi più varie: Casini, Tremonti, Moratti, Frattini… Ma a quanto risulta a Fanpage.it, la vera carta coperta di Salvini sarebbe un'altra: Maria Alberti Casellati. E la notizia è che la presidente del Senato potrebbe avere i numeri per farcela.
Andiamo con ordine. Ai cronisti Salvini ha detto che la cosiddetta operazione scoiattolo – quella con cui Berlusconi sta cercando di raccogliere nel sottobosco parlamentare i voti necessari a farsi eleggere – deve concludersi prima che inizino le votazioni, lunedì 24 gennaio. A quel punto, si dovranno fare i conti e se, come appare probabile, i numeri non ci saranno, Salvini è pronto a fare la sua mossa. "La settimana prossima, quando si comincia a votare, la Lega farà una proposta che penso potrà essere convincente per tanti se non per tutti", ha concluso il segretario del Carroccio.
Il percorso tracciato da Salvini quindi sembra dover rispondere a due condizioni: un nome capace di allargare il campo rispetto al centrodestra e che possa essere testato già dalle prime votazioni, quelle a maggioranza dei due terzi. Secondo qualificate fonti del Senato, consultate da Fanpage.it, l'identikit corrisponderebbe a quello di Casellati. E le stesse fonti, aggiungono che oltre al centrodestra, sul suo nome potrebbe convergere tutto o parte del centrosinistra. Anche perché, l'elezione dell'esponente di Forza Italia al Colle libererebbe la poltrona della presidenza del Senato, che andrebbe a un esponente del Pd. Si fanno i nomi di Luigi Zanda e Roberta Pinotti.
A favore di Casellati giocherebbero alcuni fattori. Il primo è che è già stata eletta una volta con un'intesa trasversale. Nel 2018, infatti, ottenne la guida di palazzo Madama grazie ai voti del Movimento 5 Stelle, insieme al centrodestra. Il suo profilo poi soddisferebbe l'auspicio del presidente M5S Giuseppe Conte, che aveva chiesto l'elezione di una donna al Quirinale. Terzo punto, la scelta di un profilo istituzionale – come quello della seconda carica dello Stato – possibilmente eletto con maggioranza ampia, garantirebbe il proseguo dell'attività di governo e la fine della legislatura.
D'altra parte, a quanto risulta a Fanpage.it, la stessa Casellati si sarebbe mossa in prima persona in queste ore per verificare i numeri, con colloqui lungo tutto l'arco istituzionale. Gli ostacoli, però, rimangono tanti. Il primo è rappresentato da Silvio Berlusconi, che ufficialmente rimane ancora in campo e in ogni caso, a giudizio di chi lo conosce bene, mal digerirebbe la promozione al Colle di quella che considera una delle sue creature. I 5 Stelle di palazzo Madama poi fanno sapere che molto difficilmente accetterebbero la candidatura della presidente del Senato, con cui spesso si sono scontrati in aula. E anche dal Pd, la ricostruzione per cui i dem potrebbero convergere sul nome di Casellati viene respinta.
Circola però un'altra interpretazione, per cui Salvini vorrebbe proporre la candidatura di Casellati, solo per alzare il prezzo nella trattativa con Mario Draghi. Non è un mistero che al segretario della Lega non piaccia l'idea che possa essere Draghi il prossimo presidente della Repubblica. In quest'ottica, la manovra Casellati sarebbe soprattutto un'operazione di disturbo, per alzare la posta con il premier e ottenere garanzie sui futuri assetti di governo, sia che Draghi rimanga a Chigi sia che si trasferisca al Quirinale.
Dopo il voto per il Colle, Salvini vorrebbe tornare al ministero dell'Interno e un posto nell'esecutivo per il suo fedelissimo Lorenzo Fontana. Se questa lettura fosse corretta, tuttavia, si potrebbe creare un paradosso, spiega la nostra fonte. Per una serie di fortuite circostanze, Salvini proporrebbe Casellati, il centrodestra sarebbe a quel punto obbligato a votarla. E se Pd e M5S accettassero di convergere sul nome, la presidente del Senato potrebbe essere eletta a larga maggioranza, a dispetto delle reali intenzioni del leader leghista.