Quirinale, Berlusconi: “Con Draghi al Colle inevitabili elezioni anticipate”. Letta: “Parole gravi”
Oggi Silvio Berlusconi è atteso a Villa Grande, la sua residenza romana, in vista di un nuovo vertice del centrodestra, per discutere nuovamente del voto per il prossimo Presidente della Repubblica. L'ex premier Silvio Berlusconi ieri ha fatto una dichiarazione importante, che era stata anticipata nei giorni scorsi da alcuni retroscena: se Draghi andasse al Quirinale verrebbe meno il sostegno di Forza Italia al governo, con il rischio di portare il Paese a elezioni anticipate. Un modo per avvisare eventuali franchi tiratori, intenzionati a ostacolare la sua corsa al Colle. "Draghi a molti non piace e tanti non lo voterebbero comunque perché la sua elezione significherebbe elezioni anticipate, voto subito", ha detto ieri il Cavaliere, parlando con parlamentari e dirigenti di centrodestra.
Alle parole di Berlusconi replica duramente il segretario del Pd Enrico Letta, secondo cui il leader azzurro "è un capo partito" e perciò "è divisivo come lo sono i capi di un partito. Il capo dello Stato deve essere una figura istituzionale", spiega in un'intervista a "La Repubblica".
Per Letta le dichiarazioni di Berlusconi "sono molto gravi": "Aggiungo che la tempistica è profondamente sbagliata, perché Draghi mette l'accento su due parole: fiducia e unità. Ci aspettano settimane complicate, i mille e nove grandi elettori chiamati alla scelta per il Quirinale dovranno assumersi immense responsabilità. Questo non è il momento del muro contro muro. Chi lo fa si assume una grandissima responsabilità nei confronti degli italiani". Ecco perché, insiste Letta, "se le parole sono vere, sono profondamente sbagliate. Io sono convinto che le smentirà. Noi lavoriamo per trovare una intesa per una presidente o un presidente di larghe intese che non sia divisivo".
Di certo, dice ancora il leader dem Pd, "c'è bisogno di maggioranze larghe" e "credo che nessuno possa pretendere di avere il proprio presidente della Repubblica, perché questo Parlamento è senza maggioranza, è la somma di tante debolezze, di minoranze, e quindi la Presidente o il Presidente deve uscire da uno sforzo condiviso da parte di tutti. Anche a me piacerebbe fosse di sinistra, democratico e riformista. Spero ancora sia possibile. Però il mio partito rappresenta il 12% del Parlamento, non è la maggioranza. E questo vale per tutti". Il nuovo capo dello Stato, secondo Letta, dovrà perciò "essere condiviso e in continuità con quanto ha fatto Mattarella fino adesso". A proposito di Mattarella, che tanti nel M5s vorrebbero ancora al Quirinale per un secondo mandato, dice: "Lo conosco da tanti anni. Ho imparato molto da lui. Il giorno in cui dovesse lasciare il Quirinale sarei sicuramente triste".
Antonio Tajani, il numero due di Forza Italia, non smentisce la posizione di Berlusconi, e rincara la dose, ribadendo che con con il Cav al Quirinale "la maggioranza può rimanere tranquillamente questa, anzi questo è l'unico modo per far andare avanti il governo", dice in un'intervista a La Stampa. Comunque, spiega Tajani, "sarà una scelta del centrodestra e lui scioglierà la riserva nel momento opportuno" anche perché Salvini e Meloni "sono sempre stati leali, hanno ribadito di sostenerlo".
Tajani ribadisce che, se il prossimo Presidente della Repubblica fosse Mario Draghi, Forza Italia uscirebbe dal governo: "È inevitabile. La maggioranza imploderebbe da sola".
"Noi partecipiamo a questo governo perché c'è Draghi, sennò avremmo sostenuto Conte". Secondo "I veti non hanno senso, sono inaccettabili. Specie se rivolti a leader di partiti con i quali si sta insieme in maggioranza. Se Berlusconi non va bene per il Quirinale, allora dicessero che non va bene nemmeno per stare nello stesso governo. Sarebbe gravissimo dal punto di vista istituzionale non partecipare al voto per eleggere il Capo dello Stato".