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“Qui o si fa l’Italia o si muore”: Meloni cita Garibaldi all’evento Fdi, dopo 100 giorni al governo

Giorgia Meloni prende in prestito la celebre frase attribuita a Giuseppe Garibaldi per rilanciare la sua azione di governo: “Qui o si fa l’Italia o si muore”.
A cura di Annalisa Cangemi
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"Qui o si fa l'Italia o si muore". La presidente del Consiglio Giorgia Meloni cita la frase che secondi i libri di storia Giuseppe Garibaldi avrebbe pronunciato in risposta al generale Nino Bixio, propenso a una ritirata in un momento critico della battaglia di Calatafimi, avvenuta il 15 maggio 1860 durante la spedizione dei Mille. Il ragionamento di Garibaldi fu vincente, perché in effetti poco dopo le truppe borboniche si ritirarono. Ieri la premier ha preso in prestito quelle parole per chiarire la sua visione, e lo ha fatto intervenendo in collegamento nel corso del convegno di Fratelli d'Italia a Milano in vista delle elezioni regionali, mandando anche un messaggio ai suoi alleati in maggioranza, Salvini e Berlusconi.

"Non voglio utilizzare esempi più grandi di me però confesso che in questi giorni mi viene spesso in mente la frase che fu attribuita a Giuseppe Garibaldi ‘qui o si fa l'Italia o si muore'. Chiaramente nel nostro caso intendo politicamente, ma io la vedo esattamente così". 

Meloni fa una valutazione dei suoi primi cento giorni di governo, e ne approfitta anche per rilanciare il suo progetto politico, che a suo dire si completerà nell'arco di 5 anni. Non fa esplicito riferimento alle tensioni con gli alleati per la questione della cancellazione degli sconti delle accise, lancia un piccolo avvertimento velato: "Spero e sono certa che avremo questi cinque anni a disposizione davanti a noi, malgrado la opposizione e non solo". Nulla di più. Per il resto il bilancio è positivo: "Quando siamo arrivati al governo c'era chi pensava che i mercati sarebbero saltati, che saremmo stati isolati. Invece le cose non sono andate così: lo spread è a 182 punti, la Borsa è andata più che bene".

Le critiche a Meloni per la citazione di Garibaldi

Ma l'accostamento tra l'esecutivo Meloni e l'Eroe dei Due Mondi, personaggio cruciale del Risorgimento, ha fatto storcere il naso a tutti gli oppositori politici.

"Capisco che ora che sono al Governo a destra hanno bisogno di trovare qualche altro personaggio per il loro Pantheon che non sia imbarazzante dato che sappiamo bene chi hanno avuto finora come punti di riferimento. Tuttavia dopo la scivolata dantesca, ci vuole davvero molto coraggio da parte della presidente del consiglio Meloni ad evocare Garibaldi. Non è forse il suo Governo che intende spaccare l'Italia, alla faccia di Garibaldi, con la vergogna del progetto di Calderoli?", commenta Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana e deputato di Alleanza Verdi-Sinistra.

"Quindi, sintetizzando, ieri Giorgia Meloni si è paragonata a Garibaldi, Sangiuliano ha trasformato Dante in Starace e la Cgil ha suonato l'inno dell'Unione Sovietica senza accorgersene. Tutto molto bene", sintentizza ironicamente Carlo Calenda su Twitter, riferendosi anche le parole del ministro della Cultura Sangiuliano, che considera Dante il fondatore del pensiero di destra italiano, e all'imbarazzo generato alla proclamazione del nuovo segretario della Cgil di Bologna, Michele Bulgarelli, dove per errore è risuonato l'inno dell’Urss.

E sempre sul social network il leader di Azione lamenta che "ieri abbiamo dato vita al processo di costruzione di un partito unitario dei liberali, popolari e riformisti nel corso di un evento stracolmo di persone" ma "oggi sui giornali, anche quelli definiti borghesi, trovate un trafiletto, quando va bene. Paginate di Meloni e congresso Pd". "Eppure la costruzione di un centro riformista – osserva ancora Calenda – è una novità di un qualche rilievo. Ma le citazioni di Garibaldi e Dante di Meloni e Sangiuliano e le polemiche sulle primarie sono per la stampa di maggior interesse. Amen". 

"Giorgia Meloni disfa l'Italia unita da Garibaldi. Altro che fare l'Italia, insieme a Calderoli e Salvini con l'autonomia differenziata spaccano l'Italia in tanti staterelli. Garibaldi li prenderebbe a fucilate", scrive invece il segretario di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo.

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