Quest’anno sbarchi aumentati del 103% rispetto al 2022: ostacolare le Ong non ha prodotto risultati
In un'intervista a Piazza Pulita dello scorso gennaio, il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, giustificandosi per la prassi ormai consolidata di assegnare porti lontani dai luoghi di salvataggio alle Ong, diceva: "Spero non ci sia piu l’esigenza di assegnare porti lontani ma vogliamo fare in modo che si decongestioni il più possibile l’approdo nei porti di Calabria e Sicilia". Ma l'obiettivo non è stato centrato, come ha messo in evidenza Openpolis: tra il primo gennaio e il 20 agosto di quest'anno infatti l’84,47% degli sbarchi è avvenuto proprio in Sicilia. Il dato più alto dal 2016.
Sul sito del Viminale, a differenza di quanto avveniva fino al 2018, nel cruscotto statistico giornaliero relativo ai dati dell'immigrazione, non vengono più resi noti i dati sui porti di sbarco dei migranti. La percentuale dell'84,47% è stata dunque ricavata da Openpolis elaborando i dati Unhcr, che sul suo portale ha pubblicato alcune informazioni aggregate a livello regionale.
Assegnare alle navi porti lontani non è servito a nulla
Il governo all'inizio dell'anno – anche se proprio nei mesi invernali le partenze calano rispetto all'estate, per via del maltempo – ha cercato di rendere difficile il lavoro delle Ong, costrette a percorrere centinaia di miglia nautiche in più, allo scopo appunto di alleggerire i porti siciliani e calabresi: il risultato è stato che la maggior parte delle persone soccorse da navi umanitarie, per la precisione l'83,87%, nel gennaio 2023 sono state fatte sbarcare in porti del Centro o del Nord Italia. Un dato che poi è sceso drasticamente nei mesi successivi, arrivando al 14,6% ad aprile e al 27,9% ad agosto.
Sembrerebbe insensato cercare di assegnare porti sbarco al Centro e a Nord nel periodo dell'anno in cui questi sono notoriamente di meno, cioè quando fa meno caldo. I casi di assegnazione di porto lontani alle navi da soccorso sono sempre più diminuiti, anche se non si sono interrotti del tutto: se infatti a gennaio è stato chiesto alle imbarcazioni di soccorso di percorrere in media 592 miglia nautiche per raggiungere il porto di sbarco, questo dato è sceso ad agosto a 253. Ma anche se il fenomeno si è ridotto, in alcuni casi anche nell'ultimo mese le ong hanno dovuto aggiungere ore di navigazione, con i naufraghi a bordo, per assecondare le indicazioni delle autorità: ad agosto alle imbarcazioni sono stati assegnati porti come Ancona (730 miglia nautiche da Lampedusa), Ortona (660) o La Spezia (540).
E un cambiamento di rotta sembra esserci stato anche nell'applicazione da parte del governo di un'altra norma, che fa parte del nuovo codice di condotta varato per ‘regolare' il lavoro delle navi da soccorso: stiamo parlando del fatto, evidenzia ancora Openpolis, che nelle scorse settimane la Guardia costiera ha chiesto ad alcune navi Ong di effettuare salvataggi multipli, cosa che invece dovrebbe essere vietata proprio dal decreto legge 1/2023. Ma come mai è accaduto? Il governo ha forse riconsiderato le sue stesse politiche sull'immigrazione, perché si è reso conto che non hanno avuto i risultati sperati?
Quante persone sono arrivate nel 2023 in Italia
I numeri non mentono, al punto che nella conferenza stampa organizzata al termine del primo Consiglio dei ministri del governo Meloni dopo la pausa estiva, sono state snocciolate le percentuali sugli sbarchi, che confermano un quadro ormai molto lontano dalle promesse e dalle aspettative della maggioranza: i dati sull'arrivo di migranti in Italia nei primi otto mesi di quest'anno (fino al 28 agosto) fotografano un aumento del 103% rispetto all'anno passato.
Gli ultimi dati del ministero parlano chiaro: nel 2021, dal 1 gennaio 2023 al 29 agosto 2023, erano arrivati in Italia 38.715 migranti; nello stesso periodo del 2022 ne erano arrivati 56.458; nel 2023 siamo già a 113.791 migranti.
Anche il dato sui minori non accompagnati giunti nelle nostre coste è abbastanza impressionante: in tutto il 2021 i minori stranieri non accompagnati sbarcati in Italia erano 10.053; l'anno dopo se ne sono registrati 14.044; quest'anno siamo a 10.727, e siamo ancora ad agosto.
Secondo il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, che ieri ha parlato di "cifre oggettivamente preoccupanti", "questo dipende da vari fattori che sono sotto gli occhi di tutti" fra cui "l'aumento delle crisi, soprattutto nei paesi di provenienza, come dal Sudan, che da sola ha provocato l'allontanamento di 800mila persone" dal Paese e "ci auguriamo che non accada qualcosa del genere in Niger".
Gli sbarchi sono da record: nella sola giornata del 26 agosto sono arrivati in tutto 3.042 migranti. Difficile ignorare cifre simili, e a nulla serve ricordare strabilianti accordi siglati con i Paesi africani per bloccare le partenze, come quello firmato con la Tunisia, perché il problema rimane. Il governo prova comunque a venderlo come un successo: "A maggio dalla Tunisia il dato degli arrivi era cresciuto del 1008 per cento rispetto al 2022, ad agosto siamo scesi a +386%", ha detto il segretario alla Presidenza del Consiglio Mantovano alla conferenza stampa a Palazzo Chigi.
Stesso discorso per la Libia, che a maggio faceva registrare un +176% degli arrivi, mentre oggi la percentuale è scesa al +113%. "A queste cifre, che possono essere fredde corrispondono tragedie delle singole persone. Sottolineano che il lavoro comincia a ottenere i primi risultati", ha detto Mantovano, che riguardo alla Tunisia ha sottolineato che per "50 persone che partano dalla sue coste altre 50 almeno vengono trattenute e noi intendiamo intensificare questa collaborazione".
Un ragionamento analogo è stato proposto dal ministro dell'Interno Piantedosi: "Rispetto alle circa 74mila persone arrivate dalla Tunisia" quest'anno il governo di Tunisi "ha bloccato a terra o recuperato in mare 42.126 migranti al 22 agosto 2023" che "rispetto ai 15mila dello scorso anno" significa un "+171% di lavoro che la Tunisia ha fatto", ha spiegato il titolare del Viminale, che vuole ora rinforzare i rimpatri per gli irregolari, considerandoli uno strumento necessario per contrastare nell'immediato gli effetti dell'ondata migratoria verso l'Europa, e incentivare sempre più i flussi regolari.
L'accordo con la Tunisia in realtà non ha funzionato
Matteo Villa, ricercatore dell'Ispi, ha però messo in luce il fallimento del memorandum, ricordando come nelle sei settimane precedenti la firma del nuovo patto tra Ue e Tunisia, gli sbarchi dal Paese Nord africano in Italia erano stati 17.596. Nelle sei settimane successive alla firma dell'accordo, gli sbarchi dalla Tunisia in Italia sono stati 29.676 (+69%).