Loujin aveva 4 anni, è morta di sete cercando di raggiungere un porto sicuro in Europa, mentre dall'altro capo della richiesta d'aiuto hanno finto di non sentire, o di essere troppo impegnati. Non hanno neanche risposto alle telefonate. Un po' come quando ti chiama l'ennesimo operatore telefonico per la proposta di un nuovo contratto. L'Europa ha trattato Loujiin e la sua sete come una scocciatura, non le hanno risposto fino a che non ha smesso di infastidire, quando cioè è morta – letteralmente – di sete sopra il barcone in cui con la mamma e la sorella di 1 anno cercava una vita che avesse un senso nell'essere vissuta.
Hanno chiesto aiuto nelle zone Sar che hanno attraversato, sono chiamate così le zone "search and rescue", nella cui area di competenza ogni Paese è tenuto a prestare soccorso, ma li hanno ignorati.
Prima hanno chiesto aiuto nella zona maltese, poi in quella greca. Hanno poi chiesto aiuto ai tanti mercantili di passaggio. Vi immaginate? Le guardie costiere che ignorano la necessità di un salvataggio in mare e i mercantili che tirano dritto, come se fosse normale vedere una barca alla deriva in mare. Come se anche gli appelli rilanciati dal centralino dei migranti Alarm Phone non esistessero, invece c'erano, sono tutti registrati, come il silenzio di risposta a ogni chiamata.
E quando hanno risposto, giorni dopo, era troppo tardi. La morte aveva fatto prima, non aveva aspettato i comodi e i silenzi dei soccorritori, la morte non è inerme come lo è l'Europa.
Il Manifesto di Ventotene” è un documento che nasce nel 1941 con l'idea europeista di una rivoluzione democratica d'Europa. Ed è considerato uno dei testi fondanti dell'Unione Europea.
E' meraviglioso, ma è carta straccia. Non vale niente, se lo sono completamente dimenticato.
L'Europa oggi è impaurita, inadatta, complice, silente di fronte alle storture del mondo, anche di quelle al suo interno. Riconoscerlo è sale sulla ferita, ma forse anche un modo per cambiare direzione, non ci credo ma non vedo un'altra strada.
Facciamo un passo indietro: Loujin aveva 4 anni ed è morta di sete cercando di raggiungere un porto sicuro in Europa.
I bambini non dovrebbero morire mai, si sa.
La morte di un bambino non è naturale, e i genitori dovrebbero fare altro che seppellire i propri figli. Dovrebbe esserci sempre qualcos'altro da fare, qualcosa di diverso come andare con loro a un parco, fare i compiti, mangiare un gelato alla nocciola o crema e fragola.
Con i bambini dovremmo discutere perché le bevande gassate sono troppo dolci e contengono zuccheri inutili, magari una bibita ogni tanto però senza abusarne, anche il tè freddo senza esagerare. In alternativa alle bibite così amate dai bambini e dai ragazzi dovremmo proporre l'acqua, meglio se naturale. Lo dicono anche le nonne (e qualche nonno): "Come disseta l'acqua non c'è niente".
E come hanno ragione certi detti popolari, niente al mondo.
Il problema è quando l'acqua non c'è e gli adulti europei intorno ignorano la tua sete, e se ne fregano della tua fame, e tu li chiami al telefono e segnali la tua presenza ma nessuno risponde. Fino a che guardi la tua mamma, metti la testa sulle sue gambe, dici "ho sete" un'altra volta ancora e poi ti addormenti.
Loujin è morta così, cercando di raggiungere l'Europa, senza che l'Europa sentisse la sua sete. Ignorando la bambina come un fastidio, in fondo piccolo, era soltanto una bambina di 4 anni con più sete che liquidi nel corpo, una puntura di zanzare per la "grande Europa".
Loujin aveva una sorella di 1 anno, viaggiava con lei e la madre. La sorellina è viva, ma è ricoverata perché l'acqua di mare bevuta per calmare la sete era troppa. L'acqua di mare non si beve, è peggiore delle bibite gassate.
Soltanto certi cani, come il mio, non lo capiscono e gli piace nuotare e bere, e poi la sera hanno la cacarella. Perché sono cani e perché al mare passano qualche ora, invece Loujin ha passato 10 giorni senza acqua né cibo, e non era un cane, per questo è morta.
Loujin era su una barca che era un barcone, partito dal Libano, quella che viene chiamata "una delle nuove rotte", si aprono sempre nuove rotte quando le vecchie diventano impraticabili. E le nuove rotte – di solito – sono sempre più pericolose delle vecchie rotte.
Chi scappa da condizioni di vita non sostenibili cerca sempre nuove strade, non smette di provarci, non è nella natura umana lasciarsi andare. Ci sarà sempre lo sguardo di un bambino che chiama futuro, e una mamma o un babbo che proveranno in qualche modo a rispondere alla sua domanda. A costo di morire tutti di sete.
Esiste un detto molto pratico, dalle mie parti: "A fame pane, a sete acqua, a sonno panca". Sono le risposte minime ai bisogni primari, a cui potremmo aggiungere: "A richiesta d'aiuto, si dà una mano". Dovremmo dirlo all'Europa che se l'è scordato, e all'Italia che rivendica i porti chiusi – o i blocchi navali – gridarlo più forte ancora.