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Quello spot di Esselunga è sbagliato, non tocca ai bambini aggiustare le cose

Lo spot di Esselunga non è il divorzio dal punto di vista dei piccoli. È una rappresentazione sbagliata, che fa sentire sbagliati i bambini che si trovano a vivere la separazione dei loro genitori.
A cura di Cecilia Greco
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Da piccola avevo due sogni: fare la giornalista (come fortunatamente sto facendo) e vivere nella famiglia del Mulino Bianco, almeno nella versione anni 90 con cui mi è toccato fare i conti. Una mamma, un papà e dei figli nati dagli stessi genitori tutti insieme felici nella stessa casa. Questo non è successo. Sono una di quelle persone, credo, a cui è indirizzata la nuova pubblicità di Esselunga. Eppure, guardandola, mi sono sentita molto a disagio.

Sono sicura che chi ha ideato questa pubblicità volesse in qualche modo mandare un messaggio positivo e rappresentare la realtà delle famiglie con genitori che non sono più una coppia. Basta Mulino Bianco, parliamo a tutte le famiglie! Ok, qui più o meno con l’intenzione ci siamo. Partiamo dalla mia prima ammissione, io anche avrei voluto una famiglia unita.

Sarà perché quando ero piccola e mi trovavo a spiegare il mio nucleo familiare mi imbattevo (e succede ancora) in facce che possiamo definire… Incredule. Faccio un test anche qui: ho un fratello da parte di mia mamma, uno da parte di mio papà che non è suo fratello, ma mio fratello, ma loro comunque si sentono fratelli, e una sorella che in realtà è solo di mio fratello grande. Lo so, siamo tanti, potrei avervi sorpresi.

Sarà perché l’unica immagine di una famiglia felice è stata per molto tempo una sola e tutto il resto, la mia realtà, in qualche modo rappresentava qualcosa di sbagliato, da aggiustare. Magari a volte solo un compromesso, ma sempre qualcosa di abbastanza lontano dal concetto di felicità.

Ecco perché quando ho visto la pubblicità dell’Esselunga, dove una bambina con genitori separati, anzi, una visibilmente triste bambina con i genitori separati non in buoni rapporti, va a fare la spesa con la mamma, mi sono sentita a disagio. Non tanto perché, ovviamente, la trama è quella di una bambina triste con dei genitori separati arrabbiati tra loro, sia mai che una bambina con i genitori separati che guarda la tv possa guardare una situazione simile alla sua rappresentata come felice, o almeno normale. O che due genitori separati possano essere in buoni rapporti e avere magari altre vite, altri compagni.

Evidentemente sono concetti ancora troppo all’avanguardia per una pubblicità per famiglie.

C’è un passaggio, nella prima parte del video: la bambina prende una pesca, che poi regalerà al papà che la passa a prendere, dicendo “questa te la manda la mamma”. Il papà guardando in alto verso il palazzo della sua ex compagna – con musica strappalacrime in accompagnamento – dirà quindi che chiamerà la mamma “per ringraziarla”. Eccoci qui, siamo vicini alla ricomposizione del quadretto famigliare. C’è solo un problema: la bambina triste viene investita di un ruolo che non dovrebbe essere suo, quello di "aggiustare la famiglia”.

Anche io quando ero bambina ho provato a sistemare le cose, tentando di ideare qualcosa per avvicinarmi a un quadretto famigliare, molto lontano dal mio. Solo dopo tanti anni, quando sono diventata adulta, mi sono resa conto che quella ricerca è una delle cose che più mi ha resa infelice di tutta la mia infanzia e che si può essere felici, molto, senza un quadretto famigliare preimpostato.

Badate bene: questo è un meccanismo che scatta in molti bambini che vivono una separazione non serena, me (ai tempi) compresa. “Cosa posso fare per farli tornare insieme?”. Magari niente, direi, puoi fare la bambina, mi risponderei oggi. Questo passaggio costruisce una narrazione romantica e romanzata sul senso di responsabilità che spesso scatta quando i genitori sono separati e non sono in buoni rapporti. Che è esattamente la cosa che, come vi ho raccontato condividendo con voi la mia esperienza, mi ha reso più frustrata e triste quando ero piccola. I bambini non sono un mezzo, sono bambini.

Se questo non bastasse, nella pubblicità, mentre la bimba torna a casa in macchina, con la pesca che donerà al papà, fingendo che sia stata la mamma, con la missione di farli parlare di nuovo, guardando fuori dal finestrino si imbatterà nella “famiglia OK”. Chiameremo “famiglia OK” la famiglia composta da mamma + papà + bambina, ovviamente felice, che sta provando un monopattino.

Di “famiglie OK” ce ne sono tantissime nella vita reale. E non c’è niente di più bello (per me, questo pezzo rappresenta chiaramente un punto di vista personale) di avere la fortuna di avere una famiglia unita dal principio, senza gli scossoni e il dolore e gli aggiustamenti che inevitabilmente una separazione porta, per i bimbi e per i genitori. Questo vuol dire che tutto il resto è triste e da aggiustare? Non credo. Qual è la morale? Cosa dovrebbe pensare un bambino che vive davvero questa normalità trovando la rappresentazione di una situazione che sta vivendo, descritta in questo modo?

Questo non è il divorzio dal punto di vista dei piccoli. Può essere una parte del tutto nei casi più complessi, ma non è solo questo. Perché scegliere questa rappresentazione, tra i tanti esempi di famiglie separate, ma comunque felici?.

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La mia passione è portare l'informazione in forme nuove, sulle nuove piattaforme e alle nuove generazioni. Ho lavorato al Visual LAB del Gruppo GEDI, sperimentando linguaggi innovativi per Repubblica, dai longform ai format su YouTube, Instagram e TikTok. Ho fatto parte di due startup editoriali: Open, dove ero coordinatrice dell'area cronaca, e Torcha, come Head of content. Ora sono caporedattrice area video di Fanpage.it.
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