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Quello che il governo non dice sulla direttiva Ue che prevede il pagamento di una cauzione per i migranti

Fonti della Commissione europea hanno spiegato a Fanpage.it il senso della direttiva Ue del 2013 che prevede il pagamento da parte dei migranti di una somma in denaro per evitare la detenzione nei centri: “Lo stato membro è libero di scegliere nel ventaglio di opzioni offerte della normativa, ma non c’è alcun obbligo di imporre il deposito di una cauzione in denaro”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Fin dalle prime battute, da quando il governo ha provato a spiegare il senso della norma che lascia ai migranti richiedenti asilo la possibilità di pagare una cauzione, pari a 4.938 euro, per evitare il periodo di permanenza all'interno di strutture dedicate, ha provato a schermarsi dietro lo scudo dell'Europa: "Nel recepimento di una direttiva europea avvieremo da domani a Pozzallo, in provincia di Ragusa, la prima struttura di trattenimento di richiedenti asilo provenienti da Paesi sicuri, come la Tunisia, per fare in modo che si possano realizzare velocemente, entro un mese, procedure di accertamento per l'esistenza dei presupposti di status di rifugiato", ha detto il ministro dell'Interno Piantedosi domenica scorsa, a proposito della nuova norma, inserita nei decreti attuativi del decreto Cutro, firmati dai ministri Piantedosi, Nordio e Giorgetti.

Per il vicepremier Matteo Salvini è l'Europa a permettere "di chiedere delle cauzioni di migliaia di euro". E lo stesso ha detto il capogruppo di Fratelli d'Italia al Senato Lucio Malan, secondo cui in base a una direttiva europea del 2013, "C’è l’obbligo per gli Stati membri di disporre, come alternativa al trattenimento ‘la costituzione di una garanzia finanziaria'".

Il titolare del Viminale ha anche aggiunto che la struttura di Pozzallo per richiedenti asilo è "una scommessa che il governo ha fatto per attuare una direttiva europea", la direttiva 33 del 2013 appunto. Ma cosa dice esattamente quella direttiva, che il governo dice di aver semplicemente recepito e applicato?

Le opzioni alla detenzione che il governo non ha considerato

Partiamo con il dire che la questione della cauzione, la possibilità data ai migranti di versare una "garanzia finanziaria" di poco meno di 5mila euro, non è affatto obbligatoria, ma è solo una delle opzioni: il pagamento di una somma in denaro è prevista dalle norme europee – su questo il governo ha ragione – ma fa parte di un ventaglio di possibilità, è solo il ‘last case scenario', il caso limite. Prima di arrivare a richiedere ai migranti il deposito di un'adeguata garanzia finanziaria, ci sarebbero insomma altre possibilità, previste dal quadro normativo europeo:

  • Obbligo di presentarsi regolarmente alle autorità competenti, anche ogni 24 ore, fino a una volta alla settimana, a seconda del livello di rischio di fuga
  • Obbligo di consegnare il passaporto, il titolo di viaggio o il documento d'identità all'autorità competente
  • Obbligo di risiedere in un luogo designato dalle autorità, come ad esempio una residenza privata, un rifugio o un centro dedicato
  • Obbligo di segnalare alle autorità competenti l'indirizzo di residenza, comprese eventuali variazioni di tale indirizzo
  • Uso di tecnologie innovative

Ma il governo ha bypassato completamente queste 5 opzioni, e ha scelto di concentrarsi solo sul deposito di una garanzia finanziaria come alternativa unica al trattenimento.

Nel testo della direttiva 33 del 26 giugno 2013, all'articolo 8 si legge:

Ove necessario e sulla base di una valutazione caso per caso, gli Stati membri possono trattenere il richiedente, salvo se non siano applicabili efficacemente misure alternative meno coercitive.

Nero su bianco, nella direttiva presa a modello dall'esecutivo Meloni, si specifica che esistono comunque delle alternative alla detenzione, che in ogni caso va valutata caso per caso, come ha ricordato anche Anitta Hipper, portavoce della Commissione Ue. Sempre all'articolo 8 della direttiva si legge ancora:

Gli Stati membri provvedono affinché il diritto nazionale contempli le disposizioni alternative al trattenimento, come l’obbligo di presentarsi periodicamente alle autorità, la costituzione di una garanzia finanziaria o l’obbligo di dimorare in un luogo assegnato.

Ma nei provvedimenti del governo Meloni non si parla né dell'obbligo di presentarsi periodicamente alle autorità, né dell'obbligo di dimorare in un luogo assegnato. Ma soprattutto nella direttiva Ue non si fissa alcun massimale, per cui la cifra di 4.938 euro è stata stabilita in modo del tutto arbitrario. Fonti della Commissione europea hanno confermato a Fanpage.it l'interpretazione della direttiva: "Lo stato membro è libero di scegliere nel ventaglio di opzioni offerte della normativa, ma non c'è alcun obbligo di imporre il deposito di una cauzione in denaro, non c'è nessun paletto. Nel giudicare, caso per caso, quale sia la soluzione migliore per il richiedente asilo, i governi devono rispettare comunque un criterio di proporzionalità" nell'applicazione delle norme. "Ogni Stato, in base ai contesti, può evitare il mezzo coercitivo della detenzione, e prediligere le altre opzioni contemplate", spiegano fonti della Commissione europea, "Per esempio l'obbligo di consegnare i documenti o l'obbligo di risiedere in un posto designato dalle autorità".

In questo momento vanno avanti le interlocuzioni tra la Commissione Ue e il governo italiano: quello che l'esecutivo Ue vuole accertare è se l'eventuale introduzione della garanzia economica per i richiedenti asilo nel quadro normativo italiano, sia effettivamente proporzionata e sia subordinata a preventivi assessment individuali di verifica.

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