Mi fa male il cuore.
Stamani ero a Roma per seguire la nuova protesta del collettivo Ultima Generazione, la più importante novità a livello di consapevolezza collettiva rispetto al disastro climatico che stiamo vivendo.
Come è accaduto anche nelle ultime uscite pubbliche, le ragazze e i ragazzi sono stati coperti di insulti, e in alcuni casi afferrati con forza dagli automobilisti e gettati a lato della strada.
Poi, in mezzo a tantissimi "pezzi di mer*a" urlati è arrivato lui, un uomo più giovane di me, in scooter, con un figlio in età da scuola primaria che lo abbracciava da dietro per non cadere.
L'uomo si è fatto spazio con il suo mezzo a due ruote e molti cavalli, curvando stretto un po' a destra e un po' a sinistra, mentre gridava "putt**a" a una ragazza di Ultima Generazione. L'aveva presa di mira: lei era giovane, era femmina e si era permessa di ritardare la sua corsa di dieci minuti. In realtà nemmeno, perché quando lui è arrivato in scooter i poliziotti avevano già portato gli attivisti.
Lei, donna giovane, si era però permessa con il suo gesto di disobbedienza civile di ricordare a tutti l'autodistruzione climatica in atto a opera dell'Uomo; e dunque, nella testa dello scooterista con il bambino esterrefatto dietro di lui, lei era "putt**a" perché pochi minuti prima aveva usato il suo corpo per sedersi dove lui voleva passare, lui che doveva portare il bambino a scuola, perciò tutti dovevano saperlo quanto lei fosse "putt**a", ed evidentemente per questo glielo ha gridato: "Stronza, puttana".
Non basteranno cento giorni di insegnamento per riprendere quello che il bambino ha subito oggi: una lezione violenta e indimenticabile da parte del padre.
Mi fa male il cuore, un'altra volta.
Ho letto tante di quelle giustificazioni, a commento del racconto di questo episodio di cui sono stato testimone, che è come se il grido dello scooterista rimbombasse ancora, valicasse città, travalicasse la catastrofe climatica. Ogni commento che lo giustifica porta l'asola un po' più in là, e stringe la corda più forte sul corpo della ragazza.
Il corpo della donna usato come insulto, ancora una volta, senza poi così tanti passi in avanti da "Wilma passami la clava" in poi. Non il cartone animato, quello era oro, parlo proprio dell'età primitiva: prima delle leggi, prima di qualsiasi Costituzione. Quella dove il tempo della riflessione e del ragionamento non avevano spazio contro la prepotenza della forza. Come oggi.
"Putt**a" gridato a una ragazza che sarebbe potuta essere sua figlia, e comunque era la figlia di altre persone, e lei stessa persona; lei che insieme ad altri ragazzi e ragazze aveva attuato un blocco momentaneo del traffico per richiamare l'attenzione sulla catastrofe climatica in atto. Invece di ringraziarla, di unirsi al grido di disperazione collettiva, l'urlo indegno: "Putt**a".
Lei, come da regola autoimposta in questo tipo di manifestazioni, non ha reagito. Neanche la scusa della provocazione, lui ora può vantare.
Il gruppo di giovani che si ribella alla distruzione del pianeta si chiama "Ultima Generazione", il motivo è drammatico: se non abbandoneremo i combustibili fossili per passare alle energie rinnovabili, se non attueremo una scelta ambientale radicale, finirà il mondo per come lo conosciamo oggi. Non lo dicono (soltanto) loro, è l'intera comunità scientifica concorde.
Quella ragazza stava lottando anche per il futuro del figlio dello scooterista, ma lui non se ne è accorto, aveva fretta.