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Quartapelle a Fanpage: “Pd in piazza per denunciare brutalità di Putin, dialogo di pace può aprirlo solo Biden”

In un’intervista a Fanpage.it Lia Quartapelle, deputata e responsabile Esteri del Pd, spiega perché sarà domani al sit-in per la pace in Ucraina, davanti all’ambasciata russa: “È urgente esserci, è importante reagire subito agli attacchi contro i civili, perché va denunciata la brutalità di Putin”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Per la pace in Ucraina sono state annunciate due iniziative del campo del centrosinistra. Una si terrà intorno alla metà di novembre, promossa dalla società civile, per chiedere che il nostro Paese si faccia promotore di una conferenza internazionale di Pace, e che dovrebbe svolgersi a Roma, probabilmente il 12 o il 19 novembre. A questa piazza hanno già detto che parteciperanno Acli e Arci, ma anche il Movimento Cinque Stelle di Giuseppe Conte, che vi prenderà parte senza bandiere.

Un'altra iniziativa è invece in programma domani, giovedì 13, subito dopo la prima riunione del nuovo Parlamento: un sit-in alle 18:30 davanti all'ambasciata russa a Roma a cui prenderà parte il Pd, con il segretario del Pd Enrico Letta, ma anche Più Europa e Radicali, per chiedere innanzi tutto il ritiro dell'esercito russo dall’Ucraina e il ripristino della sovranità ucraina nei territori riconosciuti dalla comunità internazionale prima del 2014. Tra gli organizzatori – che hanno lanciato l'appello "Non c'è vera pace senza verità. Non c'è verità senza libertà" – ci sono Base Italia di Marco Bentivogli, LiberiOltre, il Comitato Giovani per l'Ucraina: lo scopo dell'evento è prima di tutto chiarire senza ambiguità che in questa guerra c'è un aggressore, Putin, e un aggredito, gli ucraini. Conte ha già fatto sapere che non sarà in piazza domani a manifestare a sostegno di Kiev, perché quella in programma è un'iniziativa del Pd, sottolineando invece l'importanza di una mobilitazione nazionale "aperta a tutti" e "senza cappelli". 

Due piazze, che per qualcuno sono incompatibili fra loro, per altri invece possono coesistere. Alla mobilitazione di novembre ci saranno anche alcuni esponenti dem, ma non ci sarà Carlo Calenda, che ha invece annunciato l'organizzazione di una terza manifestazione a Milano, perché "il presidente M5S Conte porterà in piazza le persone che sono a favore della resa degli ucraini e quindi non della pace". Con la responsabile Esteri della segreteria Pd, la deputata Lia Quartapelle, abbiamo cercato di capire le ragioni di queste differenti posizioni e le motivazioni.

Perché parteciperà domani pomeriggio al sit-in davanti all’ambasciata russa?

La rispondo con una dichiarazione molto bella fatta da Oleksandra Matviichuk, direttrice del Centro per le libertà civili di Kyiv, pochi minuti dopo aver ricevuto il Premio Nobel per la pace: le manifestazioni servono perché ‘la mobilitazione di massa delle persone comuni in diversi Paesi del mondo e la loro voce congiunta possono cambiare la storia più velocemente dell'intervento dell'Onu'. Sarò in piazza giovedì per questa ragione.

È stata annunciata un'altra manifestazione a novembre, a cui parteciperanno anche Acli e Arci, che sarà apolitica e senza bandiere di partito. Qual è il problema principale di quella piazza?

Io credo che sia giusto e importante reagire subito agli attacchi contro 18 città dell'Ucraina, contro civili che andavano a lavorare e contro un parco giochi. Per questo è importante essere presenti domani pomeriggio davanti all'ambasciata russa. Ieri su Avvenire ho lanciato un'idea, di cui immagino si discuterà nei prossimi giorni con gli organizzatori della piazza di novembre, e cioè quella di far aprire quella manifestazione dalle voci dei cittadini ucraini in Italia, perché sono loro le prime vittime della guerra. Propongo che quella manifestazione sia organizzata insieme alla comunità ucraina, insieme alle associazioni che ci sono in Italia. Le organizzazioni che si stanno occupando della mobilitazione di novembre sono quelle che in questi mesi hanno lavorato per l'aiuto umanitario con tante associazioni della società civile ucraina. Quindi, a maggior ragione, avrebbe senso questo tipo di impostazione. Saranno liberi naturalmente di decidere, ma secondo me è un punto da discutere.

Lei pensa che andrà a manifestare per la pace anche a novembre?

Secondo me è urgente esserci domani, e spero che ci saranno tante altre persone, perché va denunciata la brutalità di Putin. Sulla piazza di novembre c'è un dialogo aperto.

Il rischio che voi avvertite è che si mettano sullo stesso piano aggredito e aggressore?

Non c'è ancora una piattaforma, è un po' presto per parlare di rischi.

Conte ha detto che non sarà con voi a manifestare, perché si tratta di una manifestazione del Pd. 

La situazione è molto complessa, io invito tutti gli esponenti politici a non rendere tutto bidimensionale, a non ridurre tutto alla polemica politica italiana, a una battuta di giornata per le agenzie. Perché se si vogliono affrontare davvero i problemi non aiuta questo modo di fare, così si sviliscono le questioni.

Secondo lei ha ragione Calenda a dire che la manifestazione per la pace a cui aderirà il M5s è per la resa dell’Ucraina?

Questo va chiesto a Calenda. La situazione è talmente drammatica che non serve commentare le dichiarazioni di Calenda o di Conte. Bisogna concentrarsi su quello che sta succedendo e sul tipo di reazione ci vuole da parte dell'Italia. Le mobilitazioni servono, e devono chiedere delle cose precise, ovvero il ritiro incondizionato delle truppe russe dall'Ucraina, l'immediato cessate il fuoco, la giustizia internazionale per chi ha compiuto crimini di guerra e per chi è stato vittima di crimini di guerra e la ricostruzione dell'Ucraina.

L’Italia deve promuovere una conferenza internazionale di pace?

Penso francamente che l'unico in grado di aprire un dialogo vero di pace con Mosca si chiama Joe Biden, perché è il Presidente degli Stati Uniti e la Russia vuole essere riconosciuta come potenza mondiale, non solo come potenza regionale. Credo che questo sia il colloquio che può davvero cambiare le sorti della guerra. Non ho le informazioni necessarie per valutare se questa sia un'iniziativa da fare in questo momento.

C'è chi dice che in questa fase continuare a inviare armi è sbagliato, perché pensare che la guerra possa finire solo quando una delle due forze verrà sconfitta significa che si arriverà ad un conflitto nucleare. Quando occorrerà fermarsi e perseguire esclusivamente la strada dei negoziati?

Intanto non è vero che fino ad ora non ci sono stati negoziati, anche il governo Draghi ha perseguito con successo la via diplomatica. Quando si parla di negoziati ci si dimentica di due risultati che sono stati raggiunti in questi mesi. Il primo è quello ottenuto sul grano: un'idea italiana, poi portata avanti dalla Turchia, ha fatto sì che si sbloccasse una parte potenzialmente esplosiva delle conseguenze della guerra, e cioè la carestia in gran parte del Mediterraneo e del Medio Oriente. Poi c'è stato un negoziato specifico su Zaporizhzhia, la centrale nucleare, e piccoli negoziati su scambi di prigionieri. Certo che si deve assolutamente continuare su questo tipo di iniziative. Secondo me però l'assistenza all'autodifesa ucraina deve procedere in parallelo con il cogliere qualsiasi occasione di dialogo, come è stato fatto del resto in questi mesi. Le due cose non sono in contraddizione. Anzi, senza l'assistenza all'autodifesa ucraina non sarebbe possibile il dialogo.

Perché?

Perché staremmo parlando di una situazione diversa, in cui vedremmo una Russia insediata ai confini con la Polonia.

Sarà inevitabile quindi continuare a inviare armi all'Ucraina nei prossimi mesi?

Non sto dicendo questo, ma ci sono degli impegni a cui l'Italia deve assolvere, cioè aiutare un Paese a difendere la propria sovranità territoriale. Oltre a questo però bisogna avere ben chiare le linee rosse: non ci deve essere un diretto coinvolgimento nel conflitto dei Paesi della Nato, tant'è che gli aiuti li diamo in forma bilaterale, e si devono tenere aperte tutte le occasioni di dialogo.

Secondo lei l’escalation di Putin di questi giorni ha cambiato il volto della guerra? Siamo tornati indietro alle prime settimane dell’invasione russa?

Credo che quello che stanno vivendo in queste ore gli abitanti delle città che sono state bombardate sono sensazioni molto simili a quelle che hanno vissuto nei primi giorni dell'invasione russa. Ma penso anche che dai primi giorni dell'invasione russa a oggi siano cambiate tante cose, e mi riferisco soprattutto alla capacità difensiva dell'esercito ucraino, sensibilmente migliorata.

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