È uno dei motivi del contendere tra maggioranza e opposizione, ma anche all’interno dello stesso Partito Democratico: l’abolizione della Tasi e dell’Imu sulla prima casa, anche per le abitazioni di lusso e indipendentemente dal reddito del proprietario. Una scelta, annunciata da Renzi e sottoposta al vaglio delle istituzioni europee, prima ancora della discussione in Parlamento, che comporta una spesa per le casse dello Stato di circa 3,5 miliardi di euro. E che, come detto, ha suscitato enormi polemiche, anche considerando le “precedenti posizioni”.
Come ha infatti notato il senatore (della minoranza) PD Miguel Gotor, è uno dei tre punti sui quali il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha “sconfessato sé stesso”, avallando provvedimenti che aveva sempre avversato (gli altri due sono lo spostamento a 3mila euro del limite per il contante e l’apertura di un nuovo bando per altre 22mila concessioni sul gioco d’azzardo). Gotor ricorda infatti che nel 2013 Renzi nel suo libro “Oltre la rottamazione” scriveva: “Ma il problema centrale nella battaglia di Berlusconi non è la tassa sulla casa, che esiste in tutto il mondo e che, a maggior ragione, deve esistere nel Paese in cui l'81% dei cittadini ha un'abitazione di proprietà. Non è questo. Il vero punto di svolta è il ragionamento culturale che lo sostanzia. Proponendo l’abolizione dell’Imu, Berlusconi gioca la carta della pancia”.
Ma chi ci guadagna da questa giravolta del Presidente del Consiglio? Qualche conto ha provato a farlo la Cgia di Mestre, analizzando la tipologia delle circa 17 milioni di abitazioni interessate dal taglio dell’imposta e collegandole al reddito disponibile dei proprietari. La scelta è stata quella di dividere i beneficiari in 5 macrogruppi, in base al reddito, analizzando quale sarà il risparmio medio e quale la percentuale di risparmio in base al reddito disponibile.
La situazione per tipologia di appartamento evidenzia dati “di diverso tipo”: per una abitazione di tipo economico (A3) il risparmio medio sarà di circa 120 euro, per una abitazione di tipo civile (A2) il risparmio medio sarà di 227 euro, per una abitazione di tipo signorile (A1) di 1831 euro, per una villa (A8) di 1834, mentre per castelli e palazzi (A8) il risparmio medio sarà di 2279 euro.
Come interpretare questi dati? La linea della Cgia è chiara, come conferma il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo: “Se la comparazione viene effettuata prendendo in esame il risparmio fiscale in termini assoluti non c’è alcun dubbio: ad avvantaggiarsene maggiormente saranno i proprietari di ville, castelli e abitazioni di lusso. Se il confronto è eseguito prendendo come parametro di riferimento l’incidenza del risparmio sul reddito disponibile del proprietario interessato dall’abolizione delle imposte sulla prima casa. Ebbene, grazie a questo raffronto la situazione, rispetto alla precedente, si capovolge: sono le famiglie meno abbienti che beneficeranno dei risparmi più importanti”.