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Manovra 2024

Quanto si guadagna in busta paga con il taglio del cuneo fiscale e la riduzione delle aliquote Irpef

Il taglio del cuneo fiscale prorogato nel 2024, che dovrebbe essere incluso nella manovra, dovrebbe andare di pari passo con la riduzione delle aliquote Irped, da quattro a tre. L’obiettivo è aumentare le buste paga di 100 euro al mese.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il viceministro Maurizio Leo ha parlato della possibilità che nella prossima manovra, oltre alla conferma del taglio del cuneo fiscale, entri anche una riduzione delle aliquote Irpef, da quatto a tre. L'idea sarebbe quella di accorpare i primi due scaglioni Irpef, ed estendere l'aliquota più bassa, quella al 23% (al momento prevista per i redditi fino a 15mila euro), ai redditi fino a 28mila euro.

Un intervento del genere sarebbe opportuno perché l'attuale sistema a 4 aliquote rischia di vanificare i benefici del taglio del cuneo fiscale per i redditi fino a 35mila euro – al 7% per i redditi fino a 25mila euro e al 6% per quelli fino a 35mila -, che il governo vorrebbe confermare con la legge di bilancio per tutto l'anno prossimo. Lo ha spiegato il viceministro Leo: "Se do più soldi col cuneo, poi vengono mangiati dalla prima aliquota fiscale al 23%", e quindi "devo aumentare anche la soglia del primo scaglione del reddito – che ora arriva fino a 15mila euro di reddito – altrimenti quello che ti do in parte me lo riprendo". In pratica una perte dello sconto se ne andrebbe in tasse.

Al momento infatti il taglio del cuneo per i dipendenti può far gonfiare la busta paga mensile fino a 100 euro, ma si tratta di fatto di una decontribuzione. Tradotto: sono minori contributi previdenziali che i lavoratori devono versare all'Inps, fiscalizzati e quindi coperti dallo Stato per non impattare sull'entità delle pensioni future, spiega la Repubblica. Minori contributi significa però più imponibile Irpef.

Bisognerà comunque attendere la nota di aggiornamento al Def, che dovrebbe essere approvata il prossimo 27 settembre, per capire quali misure potranno davvero rientrare nel perimetro della manovra: la somma delle due misure, conferma del taglio del cuneo fiscale e riduzione delle aliquote Irpef, costerebbe 14 miliardi. E il governo continua a ripetere a tamburo battente che le risorse sono poche, e la coperta è corta. Proprio ieri il titolare del Mef Giorgetti ha infatti ricordato che l'aumento dei tassi disposto dalla Bce si è ‘mangiato' 14-15 miliardi che potevano essere destinati alla manovra: "Il rialzo dei tassi ci costa 15 miliardi in più. Siccome il bilancio è fatto da più e da meno alla fine i conti dovranno quadrare. Saranno compensati da qualcos'altro"  E lo stesso viceministro Leo si è affrettato ad ammettere che è "abbastanza complesso trovare le risorse". 

Quanto costa il taglio del cuneo fiscale nel 2023

Il taglio del cuneo fiscale per i redditi fino a 35mila euro – al 7% per i redditi da lavori dipendente fino a 25mila euro e al 6% per quelli fino a 35mila – stabilito a luglio, fino al 31 dicembre 2023, costa sull'intero anno 15 miliardi lordi, che diventano 11 miliardi netti, se si toglie l'Irpef. Di quesi 4 miliardi di tasse incassate dall'erario, scrive Valentina Conte su la Repubblica, il governo potrebbe restituirne circa 2,8 miliardi, se si allargasse il primo scaglione Irpef con aliquota al 23%, cancellando quindi il secondo scaglione con aliquota al 25%. Il beneficio, proprio per la natura progressiva dell'imposta, però non andrebbe solo a vantaggio dei redditi bassi, ma di tutti i contribuenti italiani, compresi i più ricchi, autonomi e pensionati. E questo però il governo non lo dice chiaramente.

Secondo i dati diffusi dalla Fondazione nazionale commercialisti nelle scorse settimane, l'ipotesi di portare al 23% tutti i redditi fino a 28mila euro, mantenendo poi al 35% quelli fino a 50mila e al 43% quelli oltre 50mila, garantirebbe 100 euro di risparmio per la fascia più bassa e 260 euro per tutti gli altri redditi oltre 28mila euro.

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