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Quanto saliranno le bollette di luce e gas nel 2025 e come fare per tutelarsi

Nel 2025 le bollette aumenteranno “tra il 10% e il 15% del prezzo annuo sostenuto da una famiglia”, dice a Fanpage.it Stefano Besseghini. Il presidente di Arera spiega cosa comporterà lo stop al gas russo dall’Ucraina e come potranno proteggersi i cittadini dai prossimi rincari.
Intervista a Stefano Besseghini
Presidente dell'Autorità di Regolazione per energia reti e ambiente (Arera).
A cura di Giulia Casula
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Gli aumenti nelle bollette di luce e gas del 2025 ci saranno. Avranno una "dimensione importante, ma non esagerata", dice intervistato da Fanpage.it, il presidente dell'Autorità di Regolazione per energia reti e ambiente (Arera), Stefano Besseghini. I rincari si aggireranno attorno "tra il 10% e il 15% del prezzo totale annuo che una famiglia si ritrova a sostenere", chiarisce.

Sopratutto dopo la notizia dell'interruzione del transito del gas russo verso l'Europa attraverso l'Ucraina, le paure per un rischio stangata sui prezzi dell'energia sono cresciute. Ma i cittadini, a partire da chi possiede i requisiti per accedere al servizio di vulnerabilità, potranno proteggersi dai prossimi rincari.

Partirei da una notizia, che negli scorsi giorni ha alimentato timori per le possibili ricadute sui costi dell'energia. Cosa rappresenta lo stop al gas russo dall'Ucraina e cosa comporterà per l'Italia?

L'interruzione del transito dall'Ucraina del gas russo è un tema che era stato annunciato da tempo. I mercati in questa fase, soprattutto nell'ultimo quadrimestre del 2024 avevano probabilmente "scontato" questo tipo di interruzione, che ha avuto a inizio anno un riverbero sicuramente nelle quotazioni. Dal punto di vista delle quantità approvvigionate, in particolare per l'Italia, non ha dato grandi esiti perché abbiamo una certa elasticità nella fornitura e la possibilità di coprire queste quantità mancate. C'è di preoccupazione per alcuni Stati centrali dell'Europa che avevano come un unico canale di approvvigionamento il tratto ucraino, però anche lì c'è una attenzione a ribilanciare il sistema attraverso forniture che vengano dal Nord. È una situazione naturalmente delicata, ma non è un fulmine a ciel sereno di cui nessuno aveva conoscenza e che credo si possa gestire con una certa razionalità.

In generale si respira un clima di preoccupazione sia per quanto riguarda le riserve sia per le ricadute sulle bollette. Ci aiuta a far chiarezza? 

Allora è un tema che va sistematizzato. Ad esempio, la variazione che noi abbiamo visto per la fornitura per i clienti vulnerabili, che sono quelli di cui definiamo ancora i prezzi, cioè il +18% che c'è stato alla fine dell'anno è una combinazione di due effetti: la risalita del prezzo del gas nell'ultimo quadrimestre del 2024 e poi una variazione che guarda in avanti rispetto a quello che ci si attende in un mercato che stava raggiungendo un po' al suo massimo e che adesso dovremmo vedere assestarsi. Se si guardano i prezzi infatti, in questi giorni si stanno un po' assestando. Sono sempre a livelli relativamente alti, però non è un trend in continua crescita, come era prima. In generale, noi abbiamo due prospettive con cui guardiamo la spesa complessiva dei consumatori: uno è il cosiddetto anno scorrevole (in cui guardiamo tutto quello che è successo nei nove mesi precedenti e i tre mesi di cui definiamo una nuova tariffa). Ad esempio un anno scorrevole di questo trimestre sarebbe quello che comincia a marzo del 2024 e finisce a marzo 2025: tre trimestri li conosciamo perché i prezzi sono già definiti mentre sui tre mesi viene fatta la previsione.

Quindi cos'è cambiato rispetto all'anno precedente?

Se si confronta l'anno scorrevole 2023 e 2024, ci si accorge che in fondo la spesa, sia gas che elettrico, è tutto sommato abbastanza simile. Non c'è stata una variazione importante perché all'inizio dell'anno i prezzi erano bassi, poi sono cresciuti, ma mediamente sono rimasti simili. Un altro tema però è provare a proiettare quello che succede oggi e guardare tramite delle previsioni a tutto il 2025. Lì si vede effettivamente una certa crescita che possiamo stimare in un 10-15% del prezzo totale annuo che una famiglia si ritrova a sostenere. Qualcuno ha detto il 20%, qualcuno ha esagerato un po' di più, ma questo purtroppo è il difetto delle previsioni, che scontano le assunzioni con cui vengono fatte. Quindi è vero che ora come ora un certo aumento delle bollette si vedrà nel 2025 e avrà una dimensione importante, ma non esagerata.

Questi rincari devono spaventare le famiglie? Negli scorsi giorni si è parlato di aumenti con stime che oscillano dai 200 ai 300 euro in più all’anno.

Questo è difficile da dire perché poi dipende dal consumo di energia e dalle condizioni economiche delle famiglie. Ecco perché è importante cercare, soprattutto per coloro che si trovano in situazioni di disagio economico, utilizzare strumenti tipo il bonus, quando ci sono le condizioni per richiederlo oppure verificare se ci sono le condizioni di vulnerabilità per entrare all'interno del servizio vulnerabile e magari sfruttare tariffe più convenienti rispetto a quelle che ci sono sul mercato (parlo dell'elettricità ma vale anche per il gas).

A tal proposito, come potranno tutelarsi in concreto i cittadini dai prossimi aumenti?

Intanto sicuramente tenendo d'occhio il mercato libero che ha possibilità di fissare un prezzo. In momenti come questi, in cui c'è un problema di variabilità dei prezzi legati a situazioni difficilmente prevedibili, stabilizzare il prezzo e quindi garantirsi per un certo tempo di pagare un prezzo ragionevole è un modo efficiente. Un'altra cosa, ripeto, è che chi è vulnerabile – cioè le persone con più di 75 anni, chi si trova in condizioni economiche disagiate, come i percettori di bonus energetico, e i soggetti con disabilità – possono guardare al servizio di vulnerabilità. Abbiamo ancora tantissimi clienti vulnerabili che sono sul mercato libero. Visto che il mercato libero in questa fase costa di più e i clienti vulnerabili hanno sempre la possibilità di andare avanti e indietro tra i due, passare a questo servizio può essere un'alternativa.

Il ministro Pichetto ha assicurato che sia per gli approvvigionamenti che per gli stoccaggi in  Italia “siamo messi bene”. Allora perché i prezzi saliranno?

Non è banale, ma nel settore dell'energia si guarda in maniera disgiunta ai due problemi. Avere la fornitura di energia è un tema e poi bisogna sfruttare le condizioni economiche a cui questa fornitura di energia è disponibile. Se ci fosse un problema di disponibilità dell'energia, i prezzi sarebbero elevatissimi. Questa è la funzione del mercato sostanzialmente. Allora avere avere la certezza che i canali di approvvigionamento esistono e sono in grado di fornire energia è una prima condizione necessaria, non sufficiente per avere prezzi bassi, ma certamente necessaria. Pichetto Fratin dice bene quando dice che noi non abbiamo significativi problemi di approvvigionamento perché abbiamo canali abbastanza diversificati (il gas azero, quello algerino, quello libico ma anche quello che viene dal Nord). Un altro tema è quello degli stoccaggi, che non sono di per sé una garanzia di fornitura, ma sono una condizione necessaria. Se io ho gli stoccaggi pieni, sono tranquillo quando si manifestano quelle situazioni di picco, soprattutto in inverno quando la domanda di riscaldamento civile è molto alta, per cui anche se io tirassi tutte le fonti disponibili via tubo o via rigassificatore, potrei non riuscire ad avere la quantità di gas necessari per soddisfare la domanda. Gli stoccaggi forniscono quel gas addizionale che è necessario per coprire la domanda e sono anche una garanzia sul prezzo perché non devo andare a cercare fonti più costose altrove.

Per quanto riguarda il piano illustrato dall'esecutivo, Picchetto ha parlato di un accordo con la Germania a cui l'Italia starebbe puntando, oltre che a un nuovo tetto al prezzo del gas ed eventualmente il suo disaccoppiamento da quello dell'energia elettrica. Lei come valuta questa strategia?

Allora fare degli accordi per aggregare la domanda, cioè fare in modo che chi ha bisogno di un bene si aggreghi per favorirne l'acquisto coordinato, è una strategia che di solito paga, perché aumenta il potere contrattuale della controparte rispetto ai fornitori. Se riuscissimo ad avere, come blocco continentale, una sorta di politica comune anche solo di una quota di fabbisogno necessario, sarebbe un elemento di vantaggio per fissare i prezzi competitivi. Poi naturalmente, è necessario che all'interno dell'Europa esistano sistemi di trasporto e di interconnessione che permettano di far fluire questo gas. Il tema del tetto al prezzo del gas è uscito nel momento della crisi e vale la pena considerarlo, tenendo presente che mettersi d'accordo su quali sono i limiti di prezzo che i sistemi di nazionali sono disposti a sostenere può essere più complicato. Il terzo tema, quello del disaccoppiamento tra gas ed elettrico, ha alla base l'idea di fare in modo che la fornitura energia elettrica che viene dalle rinnovabili possa in qualche maniera essere "contrattualizzata" a termine con meccanismi di copertura del prezzo che permettono di non far concorrere quell'energia al prezzo marginale di borsa. In questa maniera viene avvantaggiato chi sottoscrive quel tipo di contratto con delle forniture che hanno delle dinamiche di prezzo definite nell'arco temporale lungo e più basse di quelle che si formano sul mercato del giorno prima. Questo è il meccanismo più efficiente e più immediatamente percorribile con cui disaccoppiare i due prezzi, ma sconta il fatto che molto spesso necessita di una controparte che garantisca le fluttuazioni di quantità o di prezzo. Per capirci, io faccio un contratto di lungo periodo, ma dall'altra parte ho bisogno di un acquirente che è disposto ad impegnarsi a un certo prezzo per un numero di anni lungo.

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