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Quanto salgono le rate dei mutui con i nuovi tassi d’interesse decisi dalla Bce

Da quasi un anno la Banca centrale europea ha ripreso ad alzare i tassi d’interesse. L’ultimo rialzo è arrivato la scorsa settimana. A pagarne le conseguenze è soprattutto chi ha un mutuo a tasso variabile. La Federazione autonoma bancari italiani ha stimato quanto cresceranno i costi.
A cura di Luca Pons
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Il 4 maggio, la Banca centrale europea ha annunciato un nuovo rialzo dei tassi d'interesse, questa volta di 25 punti base. Si tratta del settimo aumento in dieci mesi, secondo la la nuova linea della Bce che tenta di abbassare il tasso di inflazione in Europa. Tuttavia, l'effetto della crescita dei tassi di interesse è che anche le rate dei mutui, per chi ha un tasso variabile o per chi deve chiedere un nuovo prestito, salgono.

Secondo la Fabi (Federazione autonoma bancari italiani), in Italia ci sono 6,8 milioni di famiglie che hanno chiesto una qualche forma di finanziamento, e quindi hanno un debito. In pratica, una su quattro. Di queste, sempre secondo le stime di Fabi, sono circa 3 milioni quelle che hanno acceso un mutuo per comprare casa.

Già dallo scorso anno, come detto, la Bce ha iniziato ad alzare i tassi d'interesse. Questo si traduce in tassi più alti per le banche e, di conseguenza, anche per chi chiede un prestito alle banche. Così aumenta il ‘costo del denaro', in media le famiglie chiedono meno prestiti, e l'inflazione rallenta. Per chi ha già un mutuo acceso, o per chi ne ha comunque bisogno, però, la crescita dei costi si fa sentire. Fabi ha calcolato che per comprare un'auto ad 25mila euro a rate, ad esempio, chiedere un mutuo da dieci anni nel 2022 sarebbe costato oltre 8.200 euro in più rispetto al 2021 – in media, infatti, il tasso d'interesse sarebbe stato fissato al 12,7%, decisamente più alto dell'anno precedente.

Per quel che riguarda i nuovi mutui, la Fabi ha stimato che le rate di un prestito a tasso fisso potrebbero arrivare a raddoppiare. Per un mutuo a tasso variabile, invece, gli aumenti sarebbero del 50/60%. Messo in numeri, questo significa che per esempio un mutuo da 200mila euro su 25 anni, a tasso fisso – che potrebbe essere anche sopra al 5% – la rata mensile arriverebbe a essere di 1218 euro, mentre per un prestito da 100mila euro alle stesse condizioni sarebbe di circa 597 euro.

I mutui già attivi, invece, fanno una distinzione: ovviamente quelli a tasso fisso non hanno visto cambiamenti, mentre per quelli a tasso variabile le rate sono cresciute fino al 65%. La mole di denaro preso in prestito che grava sulle famiglie italiane è significativa: secondo dati aggiornati a febbraio 2023, è di 426 miliardi di euro, pari a 50 miliardi di euro in più rispetto a fine 2017. Finora le banche hanno erogato – contando sia crediti al consumo che prestiti personali – 253 miliardi di euro di prestiti: un dato in rallentamento rispetto agli ultimi mesi.

Per il segretario generale di Fabi, Lando Maria Sileoni, "i rischi sono due: un rallentamento molto forte del mercato immobiliare e dell’edilizia e una riduzione molto evidente degli investimenti delle imprese, che frenerà l’occupazione". Al contrario Alessio Santarelli, direttore generale della divisone booking di Gruppo Mutuionline, ha ricordato che "siamo comunque ben lontani dai picchi degli anni tra il 2012 e il 2014".

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