Quanto prende un dipendente statale rispetto a un privato, il confronto tra i salari premia la Pa
Un dirigente o un impiegato nella pubblica amministrazione riceve, in media, uno stipendio in linea con quelli che si trovano nel settore privato, e negli scorsi mesi i salari sono cresciuti di più per gli statali. L'Aran, l'autorità governativa che si occupa di contrattare con i sindacati della Pa, ha pubblicato il suo rapporto semestrale sulle retribuzioni dei dipendenti pubblici, anche con lo scopo di contrastare l'idea che nel pubblico gli stipendi siano bassi. Anche applicando "la dovuta cautela nella comparazione", si legge, "non sembrano emergere particolari disallineamenti" tra il salario medio pubblico e quello privato. O, come ha riassunto la questione il presidente di Aran, Antonio Naddeo: "Addio luoghi comuni di un lavoro pubblico poco attrattivo".
Quanto prende un dipendente pubblico e quanto un privato
I dati del rapporto erano già stati anticipati la settimana scorsa, e oggi con la pubblicazione ufficiale l'autorità ha potuto confermare che, a quanto risulta, dal punto di vista del salario un posto di lavoro nel pubblico non è meno attraente di uno nel privato. Nel 2021, infatti, in media un impiegato della pubblica amministrazione ha avuto una retribuzione di 31.766 euro lordi.
Si parla, in media, di 1.800/2mila euro al mese netti. Questo dato tiene conto di tre settori (ministeri, agenzie fiscali e funzioni locali) che vedono impiegate circa 560mila persone (cioè il 23% dei dipendenti pubblici con un contratto). Sono incluse anche le persone con un contratto a termine, mentre non vengono conteggiati i dirigenti. Nelle stesse categorie, la media nazionale del privato è stata di 30.836 euro lordi: il picco è stato per gli impiegati di banca (34.288 euro), il punto più basso per chi lavora nel turismo (27.515 euro).
Per quanto riguarda gli aumenti, come detto, questi sono stati decisamente più forti per gli statali nell'ultimo periodo. In media risulta che i non dirigenti, nel settore privato, abbiamo visto incrementi di stipendio dell'1% a dicembre 2022, dell'1,2% a gennaio, poi 1,3% a febbraio e 1,1% a marzo. Per contro, i dipendenti pubblici hanno registrato – sempre in media – un +2,8% a dicembre 2022, per poi salire ancora del 4,7% a gennaio e del 4,9% a febbraio e marzo.
Aran: "Oggi per un giovane la Pa è un posto di lavoro competitivo"
Gli stipendi statali, quindi, risultano essere paragonabili, se non persino migliori, rispetto al privato. Aran riconosce, però, che un impiego nel pubblico può essere poco attraente – specialmente per una platea giovane e qualificata – se si parla di figure professionali con specifiche competenze, e soprattutto nei settori più innovativi come le professioni digitali.
Naddeo ha comunque ribadito che "un giovane che entra nella Pa riceve una retribuzione d'ingresso sicuramente competitiva rispetto al privato", aggiungendo che "nella Pa esiste una stabilità del posto di lavoro che non ha uguali" e che "i diritti del lavoratore sono pienamente tutelati dai contratti collettivi nazionali, mentre nel privato non sempre avviene allo stesso modo".
La contestazione del sindacato: "Tutti hanno perso potere d'acquisto"
Resta il fatto che, nel lungo periodo (dal 2013 al 2023) tutti gli stipendi, sia quelli privati (+13,4%) che quelli statali (+10,1%) sono cresciuti meno di quanto sia aumentata l'inflazione (+14,9%), perdendo di fatto potere d'acquisto. Gli aumenti del settore pubblico peraltro, nei prossimi anni potrebbero rallentare, considerando che il governo Meloni non ha stanziato fondi per il rinnovo dei contratti.
La replica è arrivata dal sindacato dei dipendenti pubblici, Flp. Il segretario generale Marco Carlomagno ha affermato che "i numeri non mostrano che i dipendenti pubblici siano ben remunerati, ma che in Italia esiste un problema di tenuta salariale per tutto il mondo del lavoro, sia pubblico che privato". In più, la media è calcolata tra amministrazioni che hanno "livelli salariali molto diversificati tra loro" e non evidenzia che "l'età media del personale si attesta tra i 55 e i 60 anni", quindi il dato tende a riflettere lo stipendio che si prende dopo molti anni di impiego.