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Quanto guadagnano gli italiani: lo stipendio medio cresce, ma non quanto l’inflazione

I dati dell’Inps registrano un aumento dei salari medi, pur con grosse differenze tra uomini e donne. Nonostante il segno positivo, però, la crescita degli stipendi non tiene il passo dell’inflazione.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Gli stipendi crescono, ma siamo sempre più poveri. Com'è possibile? La risposta è abbastanza semplice: se è vero che la retribuzione lorda media, in Italia, è in crescita anche quest'anno, è altrettanto vero che l'inflazione cresce più velocemente. Il risultato è quel famoso grafico Ocse in cui si dice che i salari reali sono in calo. Perché il punto non è la crescita assoluta, ma il fatto che se gli stipendi non seguono almeno l'andamento del costo della vita, ci si ritrova inevitabilmente tutti più poveri. E in Italia succede molto spesso. I dati di oggi, diffusi dall'Inps, sono abbastanza eloquenti: nel 2022 la retribuzione media in Italia è stata di 24.252 euro ed è cresciuta del 4% sul 2021. È indubbiamente una buona notizia.

Il problema è che la crescita dei salari viene erosa dall'aumento dei prezzi – l'inflazione – che nello stesso periodo ha registrato un più 8,1%. In sostanza, significa che mediamente i salari reali sono calati anziché aumentare. Al netto del fatto che 24mila euro l'anno siano circa 1.400 euro netti al mese, forse 1.500 considerando il taglio del cuneo contributivo – temporaneo – messo in campo dal governo Meloni.

La situazione si aggrava se andiamo a guardare la differenza di genere: per gli uomini il reddito medio nel 2022 è stato di 27.254 euro con 43,9 settimane lavorate in media a fronte dei 20.378 euro medi delle donne con 42,1 settimane lavorate. In pratica gli uomini percepiscono in media il 33,74% in più delle donne. Se la si guarda dal punto di vista delle donne, le lavoratrici prendono il 25,23% in meno della retribuzione media maschile.

In generale, però, i lavoratori dipendenti e indipendenti sono aumentati, toccando quota 26,3 milioni. Sono stati 524mila in più del 2021, una crescita del 2%. Aumentano anche le settimane lavorate e il dato è positivo anche rispetto all'era pre-Covid.

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